Veneto, approvato il calendario venatorio: le date e le reazioni

Il Veneto, terra di caccia, tradizioni e polemiche.

I lunghi dibattiti sulla mobilità venatoria hanno stabilito una volta per tutte gli schieramenti in campo: da una parte la Lega, Berlato e i berlatiani, dall’altra il variegato mondo dell’associazionismo che non si rispecchia in quei colori.

E il dibattito torna a farsi rovente dopo l’approvazione del calendario venatorio regionale da parte della Giunta Zaia. Con le medesime formazioni.

Il calendario venatorio: le date della caccia in Veneto

Su proposta dell’assessore Giuseppe Pan, il governo regionale ha deliberato date, scadenze e procedure venatorie per la stagione 2016/2017. L’inizio ufficiale della stagione è fissato al 18 settembre con l’aggiunta di cinque giornate di preapertura (1°, 3, 4, 10 e 11 settembre) nelle quali è consentito il prelievo di merli, tortore, ghiandaie, gazze e cornacchie nere e grigie; la stagione venatoria si chiuderà il 30 gennaio 2017 salvo che per tortore e combattente (31 ottobre), lepre (30 novembre), merlo (15 dicembre), starna, fagiano, allodola, quaglia, coniglio selvatico (31 dicembre), ghiandaie, gazze, cornacchie nere e grigie (11 gennaio con nove giornate di posticipo dal 1° al 9 febbraio), beccaccia e tordo bottaccio (19 gennaio). Limiti alla caccia sono stati previsti anche per lepri bianche, pernici bianche, fagiano di monte e coturnice, cacciabili fino al 30 novembre solo in base a piani di prelievo numerici e censimenti specifici.


In una nota rilasciata al sito ufficiale della Regione, Pan dichiara che “per quanto riguarda la selvaggina stanziale, l’amministrazione regionale ripropone un calendario unico a livello regionale, senza quindi differenziazioni a livello di Provincie e di ambiti territoriali di caccia”. Sulla mancata preapertura al colombaccio, Pan spiega che così non è necessario “sospenderne il prelievo tra fine dicembre e i primi di gennaio per quasi due settimane”, scelta invece obbligata “se si fosse optato, al pari delle stagioni passate, per le due giornate di caccia in preapertura”.


Sul tesserino venatorio è ripristinata l’indicazione univoca della giornata di caccia nel formato giorno della settimana / numero del giorno / mese; si prevede il rilascio di un tesserino diverso per chi pratica anche la caccia agli ungulati.

La Federcaccia: un altro schiaffo

La Federcaccia sale nuovamente sulle barricate. Luciano Babbo, vicepresidente della Fidc di Venezia e uno dei più strenui oppositori della proposta originaria sulla mobilità venatoria, parla di “un altro schiaffo della Giunta alla maggioranza dei federcacciatori”, l’80% in 30 ATC con l’esclusione di Vicenza, feudo di Berlato.

Secondo il numero due della Federcaccia lagunare, il nuovo provvedimento “annulla le decisioni decennali delle assemblee dei soci degli ATC [che] tenevano in considerazione la consistenza faunistica e la stagionalità in agricoltura rispettando il periodo di raccolta dell'uva e della soia. Cacciando nei giorni fissi di mercoledì, sabato e domenica e autolimitando l'attività venatoria anche di lunedì e giovedì, venivano diversificati gli orari per la selvaggina stanziale”.

Babbo non ne fa una questione partitica (da sei anni la Giunta è a guida leghista, così come leghista era il precedente assessore alla caccia Daniele Stival) ma suggerisce che dietro i nuovi provvedimenti ci sia la crescente egemonia carismatica dell’uomo forte di Fratelli d’Italia e vede buio il futuro della pratica venatoria: “l'estremismo introdotto porterà la fine della caccia programmata negli ATC. Non tarderà a nascere un comitato che raccoglierà le firme per un referendum per abrogare l' art. 842 del Codice Civile, decretando la fine della caccia popolare: si potrà andare a caccia solo nelle riserve private destinate ai più facoltosi”.

La Federcaccia si dice inoltre preoccupata per un calendario che introduce norme uguali per tutti in una realtà variegata come quella veneta e adombra un futuro di scontri, nel quale la caccia è destinata a soccombere: “il risultato? Cacciatori contro cacciatori, cacciatori contro agricoltori e l'unificazione del mondo ambientalista”.

Ma la chiusura fa capire che la battaglia politica non è conclusa e che continuerà anche a colpi di carte bollate: Babbo rinnova la richiesta di dimissioni di Giuseppe Pan e annuncia che la Federcaccia è pronta a impugnare in tribunale la legge sul nomadismo venatorio, “incostituzionale e già bocciata in altre Regioni”.

L’Associazione Cacciatori Lombardi: il Veneto come l’Eldorado

Ma c’è anche chi guarda con invidia alla situazione del Veneto; di là dal confine regionale, in un territorio egualmente a guida leghista, l’Associazione Cacciatori Lombardi afferma che il lavoro di Sergio Berlato stia portando a casa “una serie di risultati impensabili fino a poco tempo fa […], migliorando la situazione e restituendo dignità ai cacciatori. Prima la legge sugli appostamenti, poi la mobilità venatoria, poi il nuovo calendario e il tesserino semplificato a lettura ottica e magari tra poco anche le deroghe”. L’ACL riconosce il gran risultato della maggioranza veneta nonostante l’opposizione della Federcaccia e protesta per il confronto con la situazione di là del Garda: “calendario venatorio ancora al palo, mobilità venatoria bocciata un anno fa dalla stessa maggioranza, tesserino venatorio a lettura ottica un vero disastro e sulle deroghe stendiamo un velo pietoso”. I Cacciatori Lombardi attaccano l’operato dell’assessore Giovanni Fava e rilanciano “perché il Veneto marcia spedito in avanti e la Lombardia fa come i gamberi? […] Forse perché [i veneti] hanno chi sostiene la caccia con i fatti e non con le parole”.

Sergio Berlato: e ora le deroghe

Già, le deroghe. Berlato non si ferma qui e ha già presentato una mozione che chiede l'impegno della Giunta a sollecitare la Conferenza Stato-Regioni “affinché provveda celermente alla ripartizione tra le Regioni interessate al prelievo in deroga del numero di capi prelevabili per ciascuna specie”. La Giunta Zaia ha regolarmente comunicato all’ISPRA l’intenzione di adottare un provvedimento di deroga identificando specie e metodi, ma Berlato si attende in risposta “il solito parere ciclostilato col quale afferma di non aver dati disponibili” con fini evidentemente “ostruzionistici”. Il presidente della Terza Commissione tenta dunque di forzare i tempi portando direttamente la questione dinanzi alla Conferenza Stato-Regioni e, una volta ottenuta la ripartizione dei capi prelevabili, impegnando la Regione a mettere in atto il regime di deroga “anche con l’utilizzo dell’ultimo parere messo a disposizione dall’ISPRA”.

La tavola rotonda dell’Arcicaccia, in attesa di Pan

Nel calderone delle reazioni mancano ancora le parole dell’Arcicaccia, un altro degli alfieri più agguerriti contro il primo provvedimento sulla mobilità venatoria. Ma venerdì 1° luglio (ore 20) è in programma a Tarzo (TV) una tavola rotonda intitolata al valore della caccia: sono previsti gli interventi del presidente nazionale Osvaldo Veneziano, del numero uno regionale Giuliano Ezzelini Storti, del suo vice Piergiorgio Fassini e di Antonino Morabito (Legambiente), Francesca Zottis (consigliere regionale PD), Claudio D’Ascanio (CIA), Manuel Benincà (Coldiretti), Pietro Pietrafesa (Una Onlus) e Roger De Menech (deputato PD). L’Arcicaccia ha invitato all’evento anche Giuseppe Pan. Chissà se l’assessore sarà presente. E chissà se l’occasione servirà, una volta di più, a chiarire la posizione degli (altri) attori coinvolti nella polemica politica. E magari a trovare una sintesi.