Lombardia, quali deroghe per storno, peppola e fringuello?

Opuscoli, che passione. Dopo l’infelice trovata della campagna sul Fertility Day, un’altra iniziativa promozionale pubblica si ritorce contro i promotori, anche se con eco per fortuna ridotta e su un argomento più marginale. E, va sottolineato, stavolta non sul contenuto diretto della campagna. Ma comunque. La Regione Lombardia ha curato la realizzazione di un opuscolo per veicolare ai cacciatori le regole in vigore nella stagione venatoria alle porte; e, nonostante il generale apprezzamento per l’utilità dell’iniziativa, la decisione ha fatto riaccendere la luce sulle presunte mancanze dell’istituzione, che a detta degli interessati non sta combattendo con forza sufficiente sulla questione spinosa della caccia in deroga.

Caccia in deroga: il Consiglio si era espresso

I riflettori tornato a puntarsi sulle deroghe a fringuello, storno e peppola; e capofila della polemica è la Federcaccia di Brescia, che con una nota ufficiale riapre la questione affermando che “non si ha nessuna notizia della volontà da parte dell’assessorato di muoversi in questa direzione. Francamente le logiche alla base di questi comportamenti sono al di fuori della nostra comprensione”.

Non si capisce appieno la posizione della Fidc se non si guarda alla storia recente della questione. Cronache di fine primavera inizio-estate. La Regione presenta una proposta di deroga alla Direttiva Uccelli. L’Ispra fornisce parere negativo. I consiglieri di maggioranza Alessandro Sala (Lista Maroni Presidente) e Fabio Rolfi (Lega Nord) presentano una mozione che impegni la Giunta Maroni ad adottare una delibera autorizzativa della caccia a storno, fringuello e peppola e, in caso di ricorsi, a procedere fino alla Corte di Giustizia Europea. L’obiettivo dichiarato, come si ricava dalle cronache di qualche mese fa, era chiarire “una volta per tutte se si potrà cacciare queste specie o [se invece] non c’è nulla da fare”. Il Consiglio approva.

E però, almeno per adesso, i buoni propositi sono caduti nel vuoto.

E sturano le polemiche per una procedura che, per quanto complessa e non priva di rischi, sulla carta sembrava poter essere permessa. Cosicché si torna sempre a interpretare le decisioni con i criteri del realismo. Ci sta che sia una precisa scelta politica. Con tutte le conseguenze del caso.