Genova, i cinghiali in città e la strada verso l’abbattimento

L’invasione dei cinghiali nella città di Genova ha offerto il pretesto per una nuova battaglia tecnica e politica tra la rossissima amministrazione comunale guidata da Marco Doria, indipendente di sinistra, e la giunta regionale di Giovanni Toti, di chiara matrice berlusconiana, anche se la controversia adesso pare in dirittura d’arrivo: le due istituzioni si sono confrontate a colpi di atti e dichiarazioni per tentare di risolvere, o quantomeno gestire, una situazione imprevista e però esplosa in tutta la sua incontrollabilità. 

Da una parte il tentativo del Comune di sciogliere il nodo senza atti cruenti, dall’altra la volontà della Regione di circoscrivere il problema e limitare il numero dei suidi anche con una serie precisa di abbattimenti: la quadratura del cerchio sta (o quantomeno dovrebbe stare, ma i segnali sono incoraggianti) nell’autorizzazione della caccia selettiva ma al di fuori dei centri abitati. Anche perché non è più possibile indugiare: si registrano molteplici segnalazioni di cinghiali in branco, o scrofe coi piccoli, indisturbati nei tratti più impensabili del territorio metropolitano, dal lungomare di Sori ai viali interni dell’ospedale di San Martino, dai quartieri residenziali di Castelletto e Oregina fino alla zona di San Fruttuoso, nei pressi di Camogli.

Il Comune di Genova pronto a un passo indietro

Dopo gli ultimi eventi Italo Porcile, assessore comunale all’ambiente, ha aperto un canale diretto con l’omologo regionale Stefano Mai dichiarando a Repubblica di essere “pronto a modificare le ultime righe dell’ordinanza sulla cattura e il rilascio in un’area extra urbana e aprire ai metodi cruenti, se la Regione dice che non è in grado di affrontare il problema”. L’Ansa riporta la risposta di Mai, che rassicura sull’assenza di battute al cinghiale in città ma non esclude interventi drastici di prelievo nelle zone limitrofe, a partire dal Parco del Peralto, quartiere Righi; su primocanale.it compare una risposta più articolata dell’assessore, al quale piacerebbe “poter catturare tutti i cinghiali chiamandoli con il panino, ma non è possibile. Dove potranno essere catturati con le gabbie per poi esser rilasciati nei boschi lo si farà, dove si potranno allontanare con i cani proveremo anche questa strada ma ci sono alcuni contesti dove l'animale deve essere abbattuto”.

E nel frattempo si cerca di non perdere di vista anche il resto del territorio: nella seduta del 20 maggio la Giunta Toti ha approvato il regolamento per la caccia collettiva al cinghiale, i criteri per la realizzazione dei corsi per selecensitori e selecontrollori (in prima linea Atc, Comparti Alpini e associazioni venatorie), le nuove norme per la prevenzione e il risarcimento dei danni provocati all’agricoltura da ungulati e lupi, finalizzati a rendere omogenei i procedimenti di riconoscimento e monitoraggio su tutto il territorio, e la composizione dell’omonimo Fondo, costituito dal dirigente della competente struttura regionale e da quattro rappresentanti delle organizzazioni agricole. Certamente qualcosa si muove, anche a livello politico; ma, una volta di più, il tempo stringe.