Liguria e Toscana tra caccia allo storno e polemiche politiche

La lotta politica non si è conclusa coi ballottaggi. Le identiche scelte venatorie di due giunte contrapposte hanno scatenato la risposta del terzo polo, quel Movimento 5 Stelle vincitore dell’ultima tornata amministrativa ma ancora all’opposizione in tutte le Regioni; stavolta il motivo della contesa è la caccia in deroga allo storno, autorizzata in Liguria (Giunta Toti, centrodestra) e in Toscana (Giunta Rossi, centrosinistra).

La Liguria: deroga allo storno dal 25 settembre al 15 dicembre

A intervenire per prima è stata la Liguria: lo storno mette a rischio la produzione agricola, in particolare quella olivicola, danneggiata per circa 105.000 euro nel corso dell’anno passato. Annunciando la caccia in deroga dal 25 settembre al 15 dicembre nei 187 Comuni liguri in cui si pratica l’olivicoltura, Stefano Mai, assessore all’agricoltura e alla caccia, ha ribadito che “i nostri produttori [di olive] non possono permettersi di subire perdite ingenti durante la fase di maturazione, che in Liguria avviene tra i primi di ottobre e la fine di gennaio”. Il provvedimento, che ha già ottenuto il parere favorevole da parte dell'Ispra, identifica in 11.000 unità il prelievo massimo dei capi prelevabili e in 2.000 il numero massimo di cacciatori utilizzabili; gli interessati dovranno fare richiesta di autorizzazione entro il 31 agosto e riceveranno poi una scheda apposita su cui annotare giornate e abbattimenti. Il carniere giornaliero e stagionale sarà stabilito in base al numero di richieste di autorizzazione; non sarà possibile usare richiami vivi né altri ausili della specie oggetto di prelievo, mentre sono consentiti richiami o ausili di altre specie.

La nota ufficiale rilasciata dalla Regione classifica i danni riscontrati nel 2015 a seconda delle Province: i danni maggiori si sono riscontrati a La Spezia (154 denunce in 11 Comuni), seguita da Genova (79 denunce in 18 Comuni), Savona (40 denunce in 7 Comuni) e Imperia (26 denunce in 15 Comuni).

La reazione del Movimento 5 Stelle: una delibera lunare

La risposta delle opposizioni è affidata al consigliere regionale Marco De Ferrari (M5S), che con un post su Facebook parla di “delibera lunare” in seguito a “presunte segnalazioni di danni di lievissima entità”.


De Ferrari contesta in pieno la norma affermando che “non bisogna essere né matematici né animalisti convinti per rendersi conto che qualcosa non torna, come hanno denunciato compatte LAC, ENPA e WWF” e dà una lettura tutta politica del provvedimento: la Lega, di cui Mai è esponente principale in Regione, cerca “di accontentare le richieste della lobby delle doppiette, storicamente un ricco bacino di voti” per il partito di Salvini.

Il consigliere pentastellato solleva poi un’eccezione di sicurezza, sostenendo che per circoscrivere il problema “sarebbe stato sufficiente [limitare gli abbattimenti] a non più di 100 metri dagli uliveti”; secondo De Ferrari il provvedimento “mette a nudo tutta l’ipocrisia di chi sfrutta per scopi propagandistici le presunte richieste del territorio” e richiama da vicino gli eventi dello scorso autunno, quando la Liguria perse al Tar il ricorso “per avere allargato a dismisura la caccia allo storno”.

Il caso della Toscana: una settimana in più di caccia in deroga

Ma evidentemente il provvedimento assume coloriture bipartisan.

Anche in Toscana, terra di olio e vino d’eccellenza, si è ritenuto necessario porre un freno allo storno, aprendo la caccia in deroga addirittura per sette giorni in più rispetto alla Liguria (18 settembre – 15 dicembre 2016). Stavolta sono però rispettate (consapevolmente?) le richieste di De Ferrari: si potrà cacciare esclusivamente nei vigneti o negli uliveti in presenza di frutto pendente e a una distanza massima di 100 metri dalle colture in frutto. Il prelievo da appostamento sarà consentito ai cacciatori residenti per un massimo di venti capi giornalieri e cento complessivi per cacciatore, con fucile a canna liscia a due colpi o a ripetizione semiautomatica con calibro non superiore al 12; sono vietati l’utilizzo di richiami della stessa specie e la vendita degli esemplari abbattuti.

La storia recente del Granducato è contrassegnata da ingenti danni da storno, quantificati in poco meno di 1.300.000 euro nell’arco 2004-2015. Nei dodici mesi conclusivi la Provincia più colpita è stata Siena (circa 27.000 euro di danni), seguita da Firenze (19.000 euro), Arezzo (14.000 euro) e Pistoia (13.000 euro), per un totale di 95.300 euro andati in fumo nel solo 2015. Si è deciso pertanto di concedere l’abbattimento in deroga di 23.000 esemplari di storno, la terza specie responsabile di danni alle coltivazioni dopo cinghiale e capriolo: si spera così che le 26.496 unità tecnico economiche con vigneti e i circa 15 milioni di ulivi distribuiti nella regione possano difendersi dall’attacco del dannoso pennuto.

Il ponte lungo (a Firenze si fa festa il 24 giugno, San Giovanni) ha fatto un po’ da tappo alle reazioni politiche e il provvedimento, freschissimo, sta ancora passando sotto silenzio: ma non c’è dubbio che nei primi giorni della prossima settimana le risposte non tarderanno ad arrivare.