I tempi di reazione nella difesa personale

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Tempi di reazione 
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Essere aggrediti è una faccenda seria. Si rischia la vita, molte volte essere armati non aiuta in quanto non si ha il tempo di reagire. 

Un assioma da tenere sempre a mente è che l’azione, dell’aggressore, batte sempre la reazione, dell’aggredito. 

In questi frangenti pericolosi si commettono molti errori consistenti in valutazioni errate della situazione, sopravvalutazione delle proprie forze, sottovalutazione di quelle dell’aggressore e della sua determinazione (chiamiamo così la cattiveria). 

Trattare con l’avversario, sempre se ne abbiamo tempo, si dimostra sempre una scelta errata. 

Tempi di reazione 
Non dimentichiamo altre opportunità date dagli smartphone che tra mille applicazioni consentono di utilizzare il telefono come un timer, in questo caso con un'applicazione offerta gratuitamente dalla Surefire

Nella difesa personale generalmente non è possibile utilizzare quello che è definito “indice d’azione” ossia un progressivo aumento della forza utilizzata per contrastare l’avversario. 

In questi casi infatti l’aggressione è talmente improvvisa e violenta che non esiste dialogo e non si può intavolare una discussione con l’avversario.

Chi aggredisce sa benissimo che più l’attacco è improvviso, violento e maggiore è la probabilità di successo.

Quanti svolgono lavori potenzialmente rischiosi per servizio, pensiamo alla Guardie Particolari Giurate o quanti si trovano semplicemente in luoghi e orari particolari, per esempio un normale rientro in casa, a tarda sera, dopo essere stati al cinema, devono prestare attenzione all’ambiente circostante e adottare una particolare condizione mentale. 

Tempi di reazione 
Il celebre pittore Newell Wyeth (1882- 1945), ha immortalato in questo significativo quadro l'essenza degli scontri a fuoco nel Wild West, rimasta immutata ai nostri giorni: caos e brevi distanze

Ultimamente ai vari stati di attenzione e capacità di combattimento, si associano i battiti cardiaci e le conseguenti modifiche fisico corporee provocate dagli ormoni dello stress. Per definire le diverse condizioni mentali si utilizzano dei colori.

Il bianco è il colore associato alla rilassatezza, il giallo all’attenzione, il rosso alla percezione di una minaccia.  

Al colore grigio è associato il combattimento e al nero la confusione mentale in cui si diviene irrazionali. 

Lo stato mentale che permette di reagire in tempi accettabili è definito con il “giallo” ossia una condizione mentale vigile, di attenzione all’ambiente circostante, senza che sia in atto nessuna minaccia. 

Questo stato mentale fa percepire il pericolo, permette di far comprendere il livello della minaccia e di conseguenza reagire in maniera appropriata. 

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Alla cadenza di tiro è sempre stata data una grande considerazione: il Colt Lightning con ripetizione a "pompa", è stato progettato per battere in rapidità il fucile a leva Winchester

Stimolo - Decisione - Azione. 

Queste fasi richiedono del tempo che, anche se misurabile in decimi di secondo, deve essere ridotto al minimo utilizzando qualsiasi risorsa tattica. 

I tempi di reazione possono essere minimizzati, effettuando un addestramento appropriato atto a sviluppare i cosiddetti riflessi condizionati. Rilassatezza, stanchezza, sottovalutazione del pericolo, non vanno d’accordo con la reazione. 

La condizione mentale “bianca” non permette nessun tipo di reazione, è la condizione mentale adatta a perdere lo scontro ma anche a rischiare semplicemente di essere investiti mentre si attraversa la strada distrattamente. 

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Cappotto, giacca, gilet. Troppi indumenti per ottenere tempi di risposta accettabili in caso di aggressione. In questo caso facilmente l'arma può impigliarsi nei vestiti

Non basterà aver fatto lunghi addestramenti se quando camminiamo in strada abbiamo l’orecchio incollato al cellulare o prestiamo servizio armato leggendo il giornale. 

Ancora, non siamo in grado di difenderci se non abbiamo fatto in precedenza un condizionamento mentale che induce a reagire a un attacco violento con altrettanta o maggiore violenza, anche nel caso, estremo, in cui occorra utilizzare la forza letale espressa da un’arma da fuoco. 

Se questo concetto non ci convince del tutto lasciamo tranquillamente l’arma a casa o cambiamo mestiere. 

Accettata questa cruda ma basilare logica filosofica, per evitare di dilatare i tempi di risposta, devono essere curati i seguenti punti: 

  • Abbigliamento: molti strati di indumenti, che impediscono di raggiungere velocemente l’arma, ritardano la risposta specialmente se si considera che i vestiti devono spesso essere scansati con una sola mano.
  • Buffetteria inadatta: fondine ascellari, cross draw o da caviglia sono utili solo in particolari condizioni e ritardano la risposta rispetto una classica fondina da fianco o una inside in modalità appendix carry.
  • Allenamento inadatto: si deve sempre tenere presente che uno scontro fisico che avviene utilizzando le mani, un qualsiasi oggetto contundente, da taglio o armi da fuoco non è paragonabile allo sport. Esistono tecniche adatte a far vincere le gare (eventi regolamentati) e tattiche che aiutano (ma non garantiscono) a far vincere uno scontro reale dove regna il caos, nulla è prevedibile e non c’è un arbitro che fermi l’azione.   
  • Arma inadatta: impugnature inadatte alla nostra mano, calibri esuberanti, canne estremamente lunghe, armi antiquate che richiedono ragionamenti o manipolazioni che rallentano la risposta devono essere evitate.
  • Porto dell’arma inadatto: pistole posizionate in zone del corpo che ne rendono difficile la presa o aumentano il rischio che l’arma possa impigliarsi nei vestiti, come ad esempio portare l’arma nell’incavo della schiena. Da evitare, a nostro parere, di utilizzare pistole senza il colpo presente nella camera di cartuccia. Arretrare il carrello, oltre a dilatare i tempi, alle brevi distanze nelle quali avvengono gli scontri a fuoco può consentire all’avversario di sottrarci l’arma. Non dimentichiamo che sotto stress si perde l’abilità motoria fine e anche un semplice arretramento del carrello può diventare difficile come rimettere il dentifricio nel tubetto. 
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Visti i tempi di reazione, perdere tempo ad arretrare il carrello può comportare la fine dello scontro, avendo un'arma, scarica, tra le mani

Lo studio dei tempi di reazione, riguardo situazioni difensive, è stato affrontato nel 1983 dal sergente Dennis Tueller della polizia di Salt Lake City, Utha. 

Tueller ha compiuto dei test stabilendo che un uomo che deve reagire all’attacco di un avversario armato di coltello, riesce a sopravvivere se sta a 21 piedi (6,4 metri) distante dall’aggressore. 

Questo calcolando che l’avversario riesce a scattare e correre alla velocità media di 16 km orari, impiegando per percorrere tale distanza solo 1,5 secondi. 

Spesso si sente dire che la velocità senza precisione è nulla ma a corta distanza, quando siamo a contatto con l’aggressore, questa affermazione perde significato. In questo caso la mira non serve. A queste distanze l’arma è tenuta spesso all’altezza del fianco o del costato e a contatto del corpo dell’avversario. 

Spesso, per poter mettere mano all’arma ed estrarla, occorre effettuare delle manovre diversive per distrarre, allontanare o colpire l’aggressore, recuperare il vantaggio e mettere in atto la nostra risposta nel minor tempo possibile.  

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Un revolver in calibro esuberante, canna 6", non è sicuramente una scelta ottimale se utilizziamo quest'arma in fondina per difesa personale

Per avvalorare queste tesi, abbiamo sottoposto dei provetti tiratori a un esercizio che ha riprodotto una possibile situazione reale difensiva. 

Abbiamo posto tre sagome a circa 1,5 metri, ad altezza uomo, distanziate una dall’altra circa 30 cm. 

Ogni tiratore aveva 9 colpi nel caricatore e tutti utilizzavano la medesima Glock modello 19, con il colpo in canna tenuta in una fondina esterna in Kydex.

Al via i partecipanti dovevano ingaggiare le sagome in sequenza tattica, un colpo a sagoma, fino allo svuotamento del caricatore. 

Per incoraggiare la velocità di esecuzione, il regolamento dell’esercizio prevedeva che tutte le sagome potevano essere attinte in un punto qualsiasi con i colpi e la sequenza prevista. Per la graduatoria era preso in considerazione solo il tempo. In prova, senza un allenamento particolare, si è raggiunto il tempo di 2,91”. In gara è stato ottenuto il minore, quindi migliore, tempo in 2,73”. 

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Se abbiamo delle mani piccole ripieghiamo su un'arma dalle dimensioni contenute

Probabilmente in una simile situazione reale, a quella distanza, non se ne esce vivi ma una pur minima possibilità è vanificata da comportamenti errati acquisiti durante gli allenamenti. 

Il minimo stress provocato dalla gara fa emergere degli errori dovuti ad allenamenti spesso rivolti più a pratiche sportive che difensive. 

Alcuni partecipanti, probabilmente condizionati da anni di gare, dopo la prova hanno dichiarato che, sebbene la ridotta distanza non richiedesse una mira accurata, non hanno fatto partire il colpo fino a quando il mirino non è stato perfettamente allineato con la tacca di mira e al centro del bersaglio. In questi casi i tempi si sono dilatati fino a 4, 5 secondi. Altri hanno sparato più colpi sulla prima sagoma, eseguendo il double tap, ritardando la risposta verso le altre due sagome che non rappresentavano una opportunità di ottenere punti in gara ma una minaccia mortale reattiva. 

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Il CED 7000 è un timer ampiamente programmabile, dalle dimensioni contenute, dotato di alimentatore e display illuminato. Utilizziamo questi dispositivi per verificare la nostra destrezza

Se consideriamo che l’aggressione è già in atto, chi si attarda, cercando di colpire il bottone della camicia dell’avversario, difficilmente vince lo scontro. 

Per raggiungere un buon livello, è opportuno allenarsi riproducendo situazioni difensive, utilizzando un timer e la buffetteria che impieghiamo normalmente. 

Evitiamo di utilizzare fondine e armi da gara per facilitarci il compito. 

Se portiamo l'arma occultata è doveroso imparare a eseguire l'estrazione imparando a scansare gli indumenti. Evitiamo in allenamento di utlizzare per comodità la fondina cosciale, che fa tanto tattico, se poi giriamo con una fondina inside o da fianco celata sotto gli indumenti. 

L’obiettivo è cercare di effettuare l’estrazione dell’arma e sparare il primo colpo, ad esempio utilizzando una fondina esterna, scendendo sotto il secondo, naturalmente colpendo il bersaglio e tenendo sempre a mente che il timer fa testo ma nella realtà le cose peggiorano perché non siamo in attesa dell’evento (il beep) e manca l’effetto dello stress. Dunque ha sempre più valore l’affermazione: come ti alleni così combatterai.