
Sono passati anni da quando è apparsa sul mercato la pistola Glock. Dopo un inizio pieno di critiche per l’utilizzo delle materie plastiche, o perché l’arma non aveva sicure e non si vedeva il cane e altre favole spacciate per vere da qualche “giornalista”, che asseriva che l’arma non era rilevata dai raggi X, finalmente le pistole Glock, proposte in vari calibri e formati, hanno avuto il loro meritato successo e oggi sono le armi corte più vendute nel mondo, tanto che diverse case costruttrici hanno tentato di imitarne le linee e l’organizzazione meccanica.

Molte delle caratteristiche contestate all’inizio nel tempo si sono rivelate vincenti. I polimeri hanno permesso di contenere i costi tanto che le Glock sono tra le armi più economiche disponibili sul mercato. L’assenza di particolari meccanismi, tra cui il cane, ha ridotto le parti di cui è composta l’arma – solo 34 pezzi – limitando eventuali rotture nel tempo. L’assenza di sicure ha aumentato la valenza tattica di quest’arma con la quale basta estrarre e sparare senza costringere l’operatore a fare ragionamenti complessi.

Praticamente le generazioni che si sono susseguite non hanno avuto modifiche importanti a parte le diverse zigrinature, l’aggiunta delle prese per le dita e a partire dalla 3^ generazione, l’aggiunta della slitta per la torcia tattica. I congegni di mira sono rimasti sostanzialmente invariati. La tacca di mira è stata applicata a fasi alterne del tipo regolabile o fissa.
La 4^ generazione è quella che ha avuto delle modifiche sostanziali rispetto ai modelli precedenti.

Entriamo nei dettagli. Esternamente quello che salta subito all’occhio sono le zigrinature a sezione quadrata che ora ricoprono anche i lati dell’impugnatura. La maggiore sporgenza delle cuspidi così concepite migliora il grip durante il tiro.
Le armi seguono le mode, ora molti modelli adottano i dorsalini intercambiabili. La Glock 4^ generazione non si sottrae a questa tendenza che apprezziamo in quanto consente di migliorare la gestibilità dell’arma adattandola alla mano del tiratore. Sono forniti due dorsalini o “back strap” misura “medium” e “ large”.

È fornito inoltre, sia l’attrezzo occorrente al montaggio degli stessi, sia il perno allungato, necessario a tenere in sede tali parti. Prima del montaggio definitivo, basterà applicare uno dei dorsalini, semplicemente poggiandolo dietro l’impugnatura, per scoprire con quale l’arma calza meglio nella propria mano. Adattare l’impugnatura alla propria mano, consentirà di raggiungere in maniera ottimale la leva di scatto; inoltre in base al dorsalino adottato, potrebbe variare leggermente l’angolazione rispetto al punto di mira e consentire di allineare con più rapidità i congegni di mira.

Per i tiratori mancini la Glock di ultima generazione permette di spostare il pulsante di sgancio del caricatore sul lato sinistro dell’arma. In verità un primo esperimento fu tentato nel 2008 quando uscirono sul mercato dei modelli dotati di pulsante sgancio bilaterale che non necessitavano dello smontaggio ma la modifica fu in seguito accantonata. Lo sgancio caricatore reversibile ha richiesto dei caricatori modificati che presentano un ulteriore tassello centrale e sul lato sinistro.

Le Glock 4^ generazione accettano i caricatori precedenti, a patto di non invertire il comando, mentre non è possibile utilizzare i nuovi caricatori sui modelli precedenti. Le dimensioni del pulsante di sgancio sono leggermente aumentate, rispetto ai modelli precedenti, ma rientrano pienamente nei parametri adatti a pistole da difesa, senza sconfinare nelle dimensioni di quelli sportivi maggiorati che aumentano il rischio, in seguito a pressioni involontarie, di far perdere il caricatore nel momento cruciale.

Le pistole Glock hanno alternato tacche di mira fisse e regolabili anche in eguali modelli e periodi di produzione. A riprova di questo è da notare che il modello testato, dotato di tacca di mira fissa, differiva da un modello simile, con pochi numeri di matricola differenti, dove era installata una tacca di mira regolabile. Abbiamo scelto il modello con tacca di mira fissa, ritenendola più adatta a un’arma da difesa. Smontata l’arma abbiamo notato che il mirino è fissato al carrello tramite una vite a testa esagonale che, a patto di avere l’attrezzo, ne faciliterà la sostituzione rispetto a quello inserito a pressione. L’esemplare testato ha in dotazione un mirino di dimensioni maggiori rispetto al vecchio tipo. Questa proprietà, rispetto ai vecchi mirini piramidali, eliminerà in parte i riflessi laterali e di conseguenza aumenterà la precisione in particolari condizioni di luce.

Lo smontaggio dell’arma rivela un nuovo sistema di recupero formato da due segmenti che tengono insieme due molle di diverso spessore.

Questo raffinato sistema a doppia molla che solitamente è disponibile solo come upgrade, provvede a diminuire la sensazione di rinculo specialmente quando è necessario tirare più colpi in successione. Questo beneficio è particolarmente gradito in un arma compatta come il modello 19. Le dimensioni del nuovo sistema di recupero hanno richiesto un foro maggiorato dell’alloggiamento della testa dell’asta guida molla.
Per il resto non è cambiato nulla a testimonianza della bontà del progetto.

La prova a fuoco è stata eseguita utilizzando varie marche di munizioni con diversi profili di palla. Abbiamo sparato oltre 2000 cartucce con zero inceppamenti. Il rinculo dell’arma, in virtù del sistema di recupero di nuova concezione è diminuito abbastanza ma non si pensi che ora l’arma rilevi come una .22 L. R. Con alcune cartucce da allenamento tipo le Subsonic della Fiocchi, l’arma è molto docile e i colpi possono essere replicati velocemente senza perdere precisione.

Dopo aver rifornito tutti i caricatori a disposizione, abbiamo sparato velocemente e senza interruzione, su una sagoma posta a 15 m, con tiro a due mani, circa 100 colpi ricaricati. L'arma ha concentrato tutti i colpi in un foro di circa 8 cm. Alla stessa distanza la Glock 19 4th generazione, tirando lentamente 5 cartucce, ha prodotto un unico foro slabbrato. Ma queste sono prestazioni che ben conoscono i possessori delle Glock, generazioni precedenti comprese.


Quello che avremmo voluto nelle Glock 4th generazione? Un congegno per disattivare lo scatto e consentire lo smontaggio, come quelli presenti nella Smith&Wesson serie M&P o nella recentissima Beretta Nano ancora non disponibile sul mercato italiano.
Nelle scuole di tiro avanzate è ormai del tutto sconsigliato il colpo a secco di prova.
È un’abitudine da non prendere.
La memoria muscolare può giocare brutti scherzi. Associare l’arretramento del carrello con uno scatto “a secco” potrebbe portare ad azionare il grilletto inavvertitamente, dopo che si è inserito il colpo in canna.
In un articolo precedente avevamo profetizzato l’applicazione dello sgancio caricatore reversibile su tutti i modelli Glock.
Chissà se questo avverrà anche per l’applicazione del congegno per riportare il percussore in posizione di riposo? Appuntamento alla 5th generazione.