Visita all’Armémuseum di Stoccolma: un museo militare ricco di suggestioni e sorprese

Il museo della guerra di Stoccolma occupa tre piani di quella che fino all’inizio del Novecento fu una caserma dell’esercito svedese. E in effetti appena varcato il cancello dell’edifico si incontra subito un inconsueto carro armato un carro armato S (103) di produzione svedese Stridsvagn in servizio dal 1966 al 2001; si attraversa quindi una grande piazza d’armi che conduce all’ingresso della palazzina, mantenuta in condizioni davvero eccellenti. Subito prima di entrare ci accoglie una doppia fila di cannoni navali di bronzo risalenti al Settecento che rappresentano un eloquente anticipazione di quello che possiamo vedere all’interno.

All’ingresso del cortile, un carro armato S (103) di produzione svedese Stridsvagn in servizio dal 1966 al 2001; è dotato di una inconsueta corazzatura supplementare a ringhiera.
Appena entrati nel museo troviamo una riproduzione di un laboratorio ottocentesco per la manutenzione dei cannoni.
Tra le armi corte esposte, una delle più interessanti è questa pistola GF-W68 progettata nel 1965 da Erik Wallberg per l’esercito svedese e mai adottata. Si tratta probabilmente del solo esemplare esistente.

Il museo si sviluppa su tre piani; il secondo è quello più interessante per l’appassionato di oplologia e offre al visitatore una grande collezione di armi da fuoco, uniformi ed equipaggiamento dell’esercito svedese (ma non solo) che parte dagli albori degli archibugi a miccia fino ad arrivare a oggi. I pezzi interessanti non sono pochi, ma tra tutti spicca una rarissima pistola Carl Gustav GF-W68 che fu progettata nel 1965 da Eric Wallberg della KATF (Kungliga Armétygförvaltningen) ovvero l’amministrazione degli arsenali reali svedesi. Questa pistola semiautomatica in calibro 9 Parabellum, dotata di un sistema di funzionamento a presa di gas fu sottoposta ai test per l’adozione da parte dell’esercito svedese, ma evidentemente non convinse a causa della sua complessità (carrello e otturatore erano due elementi separati). Eric Wallber è lo stesso ingegnere che alla fine degli anni Trenta aveva progettato una conversione in grado di trasformare le carabine a ripetizione Carl Gustav in armi semiautomatiche e che portò alla nascita della carabina Ljungman 1942. La rarità di questo esemplare è davvero straordinaria, e non ci risulta che ne esistano altre esposte in Europa. Se qualcuno dei nostri fedeli lettori ne sapesse qualcosa di più, può commentare questo articolo sulla nostra pagina Facebook.

Un esemplare di veicolo armato senza pilota SAGEM Sperver, entrato in servizio nell’esercito svede con il nome di Ugglan 01 (gufo).
Tra le altre armi corte davvero inconsuete, c’è anche questa grande pistola pepperbox in calibro 9,6mm del 1861.
Due armi della Seconda Guerra Mondiale: un mitragliatore Bren Mk II (sopra) e una Mg42 tedesca. Si noti la vistosa marcatura che ci rassicura sul fatto che siano disattivate.
Due delle armi sviluppate dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, una macchina per trasmissioni in codice Enigma e un lanciabombe Panzerfaust in forze alle truppe norvegesi.
Un veicolo cingolato svedese Bandvagn 206 costituito da un’unità motrice e da un rimorchio. Particolarmente adatto agli ambienti innevati, fu adottato dall’esercito di Stoccolma in 4 mila esemplari.

Molto fornita anche la collezione di armi ed equipaggiamenti dell’esercito tedesco nella Seconda guerra mondiale, con un bell’esemplare della macchina Enigma per trasmissioni in codice e un carro filoguidato Goliath.

Tra gli ambienti riprodotti all’interno del museo troviamo una intera fureria come quelle approntate dall’esercito svedese nella II G.M. temendo l’invasione tedesca. Questi magazzini di equipaggiamenti, diffusi capillarmente sul territorio, erano in grado di fornire tutto il necessario per trasformare in brevissimo tempo i cittadini in soldati. Pur mantenendosi neutrale durante la Seconda Guerra Mondiale (anche se di fatto offrì supporto alle truppe alleate e rifugio agli ebrei in fuga), la Svezia applicò alla lettera il motto "se vuoi la pace preparati alla guerra" e non sarebbe stata colta impreparata in caso di violazione delle neutralità.

Il secondo piano del museo è più spettacolare e per certi versi più inquietante, con una serie di diorami che colpiscono per la crudezza senza retorica, ma anche senza alcuna traccia di buonismo, che raccontano eventi bellici che hanno sconvolto la Svezia nei secoli più recenti, con particolare accento sulla guerra contro l’esercito napoleonico (1805-1910). In Italia non siamo abituati a un tipo di narrazione così diretta, studiata evidentemente per colpire al cuore il visitatore e farlo riflettere sugli orrori della guerra. Sfilano così davanti ai nostri occhi una serie di personaggi davvero disturbanti: scimpanzè che giustiziano un loro simile, un cavaliere che stremato tenta di accendere un focherello in una tormenta di neve, un’anziana donna che per sopravvivere contende a un cane randagio le spoglie di un cavallo morto chissà da quanto.

Un carro telecomandato tedesco Goliath. Grazie alle piccole dimensioni poteva essere diretto sotto i carri nemici o nelle fortificazioni, che faceva esplodere con una carica da 90 Kg di esplosivo.
Tra gli ambienti riprodotti all’interno del museo c’è una intera fureria come quelle approntate dall’esercito svedese nella II G.M. temendo l’invasione tedesca.
Una completissima cassetta di medicinali da campo dell’esercito Austro-ungarico risalente alla Prima guerra mondiale.
Uno dei vividi diorami collocati al secondo piano, che pongono al visitatore il tema dell’origine della guerra.

Una piccola sala del museo riproduce lo studio di Allan Wallemberg, un diplomatico che aiutò a decine di migliaia di ebrei a sfuggire dalla barbarie del nazismo.

La visita completa al museo richiede circa due o tre ore e una conoscenza almeno basilare della lingua inglese offre sicuramente dei vantaggi. Grazie alla App “A guided tour” che può esseere scaricata gratuitamente, è infatti possibile usufruire di una audioguida in inglese dell’Armémuseum e della maggior parte dei musei di Stoccolma.

Un altro gruppo in grandezza naturale riproduce una carica di cavalleria settecentesca.
Un gruppo di figurini che riproduce fedelmente un gruppo di picchieri svedesi, qui coadiuvati dai primi archibugieri, armati con fucili a miccia. 
Alcuni locali dell’edificio, che ospitava una caserma, sono stati lasciati inalterati per mostrare come era la vita dei militari negli anni Settanta del secolo scorso.
Nell’immancabile e ordinatissimo negozio di souvenir si possono comprare libri, giocattoli e altri ricordi come questi bossoli-portachiavi.
Uno dei diorami più inquietanti mostra una anziana donna che contende a un cane le spoglie di un cavallo e allude alle terribili ristrettezze provocate dalle guerre napoleoniche.

Una nota piacevole in chiusura: l’ingresso al museo è gratuito, cosa non scontata in un paese dove il prezzo della vita è molto alto rispetto al nostro. Per fare un esempio, il prezzo per l’ingresso del museo della nave Wasa (sarà soggetto di un prossimo articolo) è di 180 corone svedesi, circa 17 euro.

Il Museo dell'Esercito è aperto dal mercoledì alla domenica dalle 11.00 alle 17.00, il martedì dalle 11.00 alle 20.00. L’indirizzo è Armémuseum, Riddargatan 13 Stoccolma. Per saperne di più potete anche visitare il sito web del museo.

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