E ultimo venne il Consiglio di Stato. Un nuovo capitolo si aggiunge alla lunga controversia tra ambientalisti e associazioni venatorie che ha contrassegnato la vita del calendario venatorio dell’Abruzzo. E stavolta è l’ultimo, almeno per quest’anno. Il Consiglio di Stato, ultima istanza della giustizia amministrativa, ha parzialmente accolto i ricorsi di Federcaccia ed Enalcaccia contro il WWF sulle date di chiusura della caccia alla migratoria. E così si pone la parola definitiva su una storia che, dopo la promulgazione del calendario da parte della Regione, aveva visto il Tar anticipare al 31 dicembre la chiusura della caccia alla migratoria. La data rimane in vigore per la beccaccia, per la quale “le conclusioni del Tribunale amministrativo si sottraggono alle censure dedotte”. Ma si potranno cacciare cesena, tordo bottaccio e tordo sassello fino al 19 gennaio 2017.
Chiusura il 10 gennaio per cesena, tordo sassello e tordo bottaccio
Il Consiglio di Stato si è espresso con due sentenze simili su due ricorsi distinti, presentati da Federcaccia ed Enalcaccia. È vero che ci sono dei punti delicati da tenere sotto controllo: le considerazioni sui Key Concepts “in merito alla cacciabilità nel periodo di sovrapposizione teorica al periodo sensibile di migrazione prenuziale e di riproduzione, così come la peculiarità della Regione Abruzzo, in ragione della forte incidenza di aree naturali protette, non possono impedire l’applicazione del principio di precauzione”, ma comportano l’esigenza di una motivazione specifica a supporto delle limitazioni che vengano imposte. Pertanto le conclusioni del Tar si sottraggono alle censure dei ricorrenti in merito alla beccaccia, ma per cesena, tordo bottaccio e tordo sassello il parere Ispra indica il 10 gennaio come data di chiusura. E il calendario deve adeguarsi, “ferma restando la sospensione dell’efficacia del calendario venatorio per la cacciabilità di queste specie” dopo le date indicate.
La soddisfazione dell’avvocato Valente
«Auspichiamo di aver dato soddisfazione, anche se parziale, ai presidenti delle due associazioni venatorie che hanno deciso di proporre l’appello», dichiara l’avvocato Matteo Valente dello Studio AOR Avvocati di Roma che ha seguito il giudizio. Valente prosegue: «Pur se consapevoli sin dall’inizio che la battaglia legale intrapresa era complessa, tuttavia abbiamo verificato sin da subito che le tesi da noi sostenute hanno mostrato un particolare interesse da parte del Collegio, tanto da ottenere la possibilità di avere la decisione definitiva in tempo utile almeno per consentire lo svolgimento dell’attività venatoria nei giorni di gennaio. Anche se non è stata consentita la possibilità di cacciare la beccaccia nel mese di gennaio, ritengo che queste decisioni rappresentino l’inizio di un percorso che conduca a un maggiore e sempre più assiduo riconoscimento delle istanze del mondo venatorio».
Perché nei fatti è questo che è successo: le associazioni venatorie hanno difeso i cacciatori, i loro diritti e, perché no, la legalità.