Monte Battaglia e il Museo della Guerra di Castel del Rio

L’andamento della Campagna d’Italia

Che il Fronte italiano nell’ambito della strategia alleata all’indomani del 8 settembre sia stato considerato un teatro operativo secondario, se confrontato con quello quasi contemporaneo di Kursk sul Fronte orientale e con l’operazione Overlord, passata alla storia come lo sbarco in Normandia, è ormai noto a tutti. Non era risalendo le strade che portavano dalla Calabria a Roma e poi su nel Nord Italia che gli angloamericani avrebbero dato la spallata decisiva per far collassare la macchina bellica tedesca ma liberando Parigi. 

Museo della Guerra di Castel del Rio
Il plastico geo-politico dei settori della Linea Gotica

A dire il vero Winston Churchill non era d’accordo aspirando a giungere a Vienna attraverso il Nord-est italiano prima dei Russi che a differenza di Roosevelt lui vedeva già chiaramente come i prossimi avversari una volta liquidato Hitler. Ciò nonostante bisogna dare atto al Feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate germaniche in Italia, di aver condotto pur con forze terrestri limitate e con una Luftwaffe praticamente inesistente, una brillante ritirata strategica dalle piane assolate della Sicilia dell’estate del 1943 ai fangosi monti dell’Appennino dell’inverno 1944-45 e di aver evidenziato, al di là delle restrittive e limitanti direttive dei loro comandi supremi, le effettive carenze tattiche dei comandanti angloamericani in campo, se confrontati con i loro parigrado nelle file della Wehrmacht, molto più esperti.

Museo della Guerra di Castel del Rio
Mappa dello spiegamento alleato al 12 settembre del 1944 lungo la linea gotica

Dopo i diversi mesi di sbarramento che la Linea Gustav con il suo cardine principale nelle alture circostanti l’Abbazia di Montecassino aveva imposto agli Alleati, la Wehrmacht nel 1944 sfilatasi da una pericolosa sacca che lo sbarco di Anzio stava creando, ripiegò  in buon ordine per attestarsi sulla Linea Gotica o Grüne Linie (in tedesco), una serie di trinceramenti difensivi che andavano da Massa Carrara sul Mar Tirreno a Pesaro sull’Adriatico, seguendo la dorsale dell’Appennino. 

Lì riuscirono a inchiodare nuovamente le forze angloamericane fino alla fine di aprile del 1945. La capitolazione finale della Germania sarebbe stata firmata pochi giorni dopo. Eppure negli scontri cruenti sulle alture della dorsale appenninica nell’autunno del 1944, mai come in occasione della presa di Monte Battaglia le forze alleata furono così vicine ad anticipare la fine della guerra in Italia. 

Lo scontro sulla Gotica e Monte Battaglia

Monte Battaglia
Settembre 1944, Monte Battaglia. Portaferiti dell’88.ma Divisione americana (i Blue Devils) soccorrono i feriti durante i combattimenti


Il piano per lo sfondamento della Linea Gotica  prevedeva un attacco dell'8 ª Armata inglese sulla costa adriatica, dove i carri avrebbero potuto avanzare agevolmente in pianura, per poi puntare verso Rimini la cui conquista avrebbe aperto le porte a Ravenna e Bologna e la possibilità di circondare l'esercito tedesco asserragliato sugli Appennini. La 5ª Armata statunitense avrebbe a sua volta attaccato nel settore centrale della Gotica, puntando su Bologna. 

Monte Battaglia
Un medico militare dell’88.ma Divisione all'opera sul Monte Battaglia
Monte Battaglia
Soldati tedeschi catturati sul Monte Battaglia si avviano verso la prigionia, scortati da soldati britannici

Dopo massicci bombardamenti sulle postazioni della Wehrmacht in più punti della Grüne Linie e dopo alcune azioni diversive,  gli americani ai  primi di settembre del 1944 si muovono così all’assalto della zona centrale della Gotica, caratterizzata dai rilievi appenninici tosco-romagnoli. Il 18 settembre dopo diversi giorni di furiosi attacchi la 91ª  Divisione statunitense riesce ad avere finalmente la meglio sui parà tedeschi asserragliati sul Passo del Giogo e cala verso Firenzuola, abbandonata in tutta fretta dalle retroguardie germaniche.

Sembra fatta: di lì ad Imola lungo la valle del Santerno ci sono poche decine di  km. La Montanara imolese (ora SP 610) è infatti la strada più breve per gli Alleati per giungere nella Valle Padana, non solo, è la cerniera tra la X Armata e la XIV Armata tedesche, tra l’altro poco difesa.

Monte Battaglia
La rocca sforzesca sul Monte Battaglia, come si presenta nel 1944, subito dopo il passaggio del fronte

Il compito di risalire la via è affidato ad  una delle migliori divisioni di fanteria statunitensi, la 88ª Blue Devils (Diavoli blu), composta da tre reggimenti, il 349°, 350° e 351°. Nel frattempo  al quartier generale tedesco  regna il panico. Il 23 settembre  Kesselring chiede ad Hitler di poter applicare il piano Herbstnebel (Nebbia autunnale) che prevede l'abbandono dell'Italia centrale per approntare un'estrema difesa oltre il Po.

Monte Battaglia
Le rovine della Rocca sforzesca con dei caduti statunitensi in primo piano

Da Berlino arriva il divieto assoluto di arretrare le linee difensive. Il Feldmaresciallo è costretto così a far confluire tra il Senio ed il Santerno cinque Divisioni Granatieri della Wehrmacht, rastrellate qua e là dalle altre posizioni della Gotica: i Blue Devils vanno fermati prima che arrivino a Imola. È il prologo della più lunga e sanguinosa tra le battaglie combattute lungo la Grüne Linie, con l’aggravante di una difficilissima situazione logistica a causa delle piogge e della nebbia che in quei giorni flagellano l'Appennino tosco- romagnolo, bloccando le operazioni aeree e costringendo uomini e mezzi a muoversi e a combattere sotto l'acqua e nel fango. 

Un esercito altamente meccanizzato come quello angloamericano si deve affidare ai muli sia per il trasporto delle salmerie in prima linea sia per il recupero dei feriti da avviare nelle retrovie.

Monte Battaglia
1948, Monte Battaglia. Si recuperano i morti. I resti di due soldati americani. Uno di loro è il capitano Robert E. Roeder, 350a Fanteria dell’88ma Divisione, Medaglia d’Onore al Congresso

Al di là della linea del fronte, intanto, le forze partigiane della 36 ª Brigata Garibaldi (4 battaglioni per 20 compagnie), ben consapevoli che tra Imola e le forze angloamericane si frappone Monte Battaglia, un’altura dominante le vette circostanti, che si erge a cavallo tra le valli del Santerno e del Senio,  muovono alla sua conquista con 250 uomini ed il 25 settembre si stabiliscono sulla sommità del monte dove si trovano i resti di una rocca medievale, precedendo in tal scopo i granatieri tedeschi del 290° Reggimento del colonnello Jacob Veit, reo di essersi attardato troppo nel muoversi  verso quell’altura strategica. 

Museo della Guerra di Castel del Rio
Mortaio italiano da 81mm
Museo della Guerra di Castel del Rio
Una pistola mitragliatrice Sten inglese in calibro 9mmx19, ritrovato sul Monte Battaglia

Una volta che i comandi germanici si rendono conto che Monte Battaglia è in mano ai partigiani tentano inutilmente di evitare il congiungimento su quella vetta dei reparti ribelli con le avanguardie statunitensi, bombardando dalle alture circostanti in loro possesso entrambe le formazioni. Il ricongiungimento avviene nel pomeriggio del 26. Ma le posizioni sul Battaglia non sono ancora consolidate, gli americani sono ancora pochi e i partigiani non sono equipaggiati per sostenere l’urto di un contrattacco tedesco in piena regola. 

Museo della Guerra di Castel del Rio
Una rivoltella Enfield Revolver No.2 Mk I** in calibro .38/200
Mitragliatrice leggera BREN Mk. I in calibro .303 British, con la sua cassetta di munizioni

I tedeschi questo lo sanno e per sloggiare da Monte Battaglia gli americani e i partigiani a Kesselring non rimane altro da fare se non spostare alla disperata i carri di assalto da Modena e richiamare in linea un reggimento di artiglieria in grado di sparare quotidianamente dai 200 ai 400 colpi. Dal 28 settembre. iniziano così i furiosi contrattacchi germanici contro i  tre battaglioni del 350° Reggimento Blue Devils e le compagnie partigiane. Kesselring gli manda contro  tre battaglioni delle divisioni  305ª, 715ª e 334ª, appoggiati da semoventi e da batterie di artiglieria campale.

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Un elmetto americano da motociclista portaordini e un pugnale M3 dell’ U.S Army

Nel pomeriggio i reparti partigiani esausti da tre giorni di battaglia vengono rilevati da rinforzi americani e avviati in un centro di raccolta a Scarperia. L’impegno sul Battaglia è costato alla brigata partigiana una dozzina di feriti, un disperso ed otto morti, dei quali cinque uccisi da granate di artiglieria e tre in combattimento. Nel frattempo i germanici riescono a farsi sotto, tra la nebbia e la pioggia una squadra di guastatori della Wehrmacht arriva a pochi metri dal comando americano sulla vetta; tra i ruderi della rocca divampa un violento corpo a corpo al termine del quale i tedeschi devono di nuovo arretrare giù lungo le pendici del monte nel crepuscolo del tardo pomeriggio del 28.

Museo della Guerra di Castel del Rio
Alcune armi usate dai partigiani a Monte Battaglia destano curiosità come questa pistola Montenegrina della seconda metà dell'800
Museo della Guerra di Castel del Rio
Scarponi militari statunitensi con munizioni e spolette di varie armi anche di grosso calibro

Non è ancora finita! All’alba del 29 i granatieri germanici, preceduti dal fuoco delle artiglierie, tornano all'attacco. Facendosi largo con i lanciafiamme una compagnia tedesca riesce a penetrare nuovamente  tra i resti della rocca e a sloggiarvi, stavolta, gli americani. I granatieri non riescono però a consolidare la loro posizione a causa del fuoco di sbarramento scatenato da tutta l'artiglieria della 88ª Divisione che impedisce ad altre forze germaniche di raggiungere la sommità di Monte Battaglia, che a metà giornata viene ripresa dai Blue Devils.

Non c’è tregua. Nuovo contrattacco tedesco con impiego di tubi bangalore, pertiche con in cima cariche esplosive ideate per aprire dei varchi nei campi minati e qui usate per stanare gli americani dalle loro  foxholes (tane di volpe). I fanti statunitensi  riescono a tenere le posizioni.

Museo della Guerra di Castel del Rio
Uno scorcio delle vetrine e dei cimeli esposti all'interno del Museo della Guerra-Linea Gotica di Castel del Rio (Bologna)

Il 30, il 1° ottobre e il 2 ottobre, prima di essere avvicendati, il 3 ottobre, da un battaglione della I Brigata Guardie del Regno Unito, composta da granatieri e guardie gallesi,  gli uomini del 350° reggimento devono ancora respingere altri disperati tentativi tedeschi di riprendere l’altura, operati  da reparti della 305ª, 44ª e 715ª  Divisione germanica e da una compagnia del Battaglione Bersaglieri Goffredo Mameli della RSI, mandati all'assalto in rapide puntate sotto il fuoco di protezione delle artiglierie piazzate tra Fontanelice e Casola Valsenio.

Museo della Guerra di Castel del Rio
Un North American Aviation T-6 Texan recentemente restaurato fa bella mostra di sé all’ingresso del museo

 Il 350° Reggimento al momento del suo disimpegno lamenta ben 235 caduti in azione, 277 dispersi e 908 feriti.

Le Guardie inglesi limitano  nei giorni successivi le perdite a sei uomini di media al giorno, nonostante altri contrattacchi tedeschi e un continuo martellamento dell’artiglieria germanica, perché riescono a trincerarsi meglio rispetto ai loro predecessori. L’ultimo contrattacco tedesco per Monte  Battaglia è datato 11 ottobre.

A novembre, i tedeschi si ridispongono lungo la Vena dei Gessi, circa otto chilometri più a nord; su Monte Battaglia cala il silenzio della morte.

Kesselring ha perso quasi 2.000 uomini ma è riuscito nel suo intento di rallentare prima e bloccare poi l'avanzata americana su Imola, salvando così il suo esercito in Romagna e infrangendo il sogno balcanico di Churchill. 

Museo della Guerra di Castel del Rio
La rocca sforzesca sul Monte Battaglia, come si presenta oggi, a seguito dei numerosi restauri

Le operazioni riprenderanno su larga scala solo nell'aprile 1945 quando con il crollo della Linea Gotica sul settore orientale, unica zona pianeggiante dove gli angloamericani poterono impiegare su vasta scala i mezzi blindati, i tedeschi saranno costretti ad abbandonare le posizioni sull’Appennino tosco-romagnolo, all’epoca ancora inespugnate, per non essere aggirati, tentando di guadagnare le rive settentrionali del Po.

Monte Battaglia
La Rocca sulla cima del Monte Battaglia vista dall'alto

Sul perché il generale Clark, comandante in capo della V Armata statunitense non abbia sfruttato subito con una spinta vigorosa verso Imola il successo di Monte Battaglia, esponendo invece i suoi uomini ai prevedibili e violenti contrattacchi della Wehrmacht che li inchioderanno sul posto fino all’arrivo dell’inverno del 1944, non pare credibile la giustificazione postuma fornita dal medesimo sulla inadeguatezza della strada che da Firenzuola conduce  ad Imola a sostenere il flusso di uomini e mezzi di un’avanzata in forze. 

Molti storici, invece, sono convinti che il freno a mano sia stato tirato da Washington in base a quelle valutazioni strategico-politiche globali a cui abbiamo accennato ad inizio articolo; poi certo, sul campo la poca brillantezza dello stesso Clark e di Alexander, generali responsabili delle operazioni angloamericane in Italia,  sicuramente fece il resto.

Il museo

Il Museo della Guerra-Linea Gotica di Castel del Rio (Bologna) è stato uno dei primi a sorgere, nel 1978, sui luoghi della battaglia per lo sfondamento della Grüne Linie; frutto del volontariato degli abitanti del posto che iniziarono la raccolta dei reperti e dei materiali bellici che la Valle del Santerno all’epoca offriva ancora in maniera generosa, molti provenienti proprio dalla vetta di Monte Battaglia.

Museo della Guerra di Castel del Rio
La targa all'ingresso del Museo della Guerra-Linea Gotica di Castel del Rio

L’arrivo delle tecnologie legate ai metal detector di uso civile ha poi negli ultimi anni dato nuova linfa alle ricerche che si sono potute estendere anche in profondità nel terreno, dato che in 70 anni la vegetazione ha ormai ricoperto il visibile. Il museo che si estende per più di 800 mq  e contiene circa 2000 pezzi e una biblioteca tematica costituita da 1500 testi, è ospitato nel cinquecentesco Palazzo Alidosi al centro del piccolo paese dell’Apennino tosco-romagnolo. 

Museo della Guerra di Castel del Rio
Palazzo Alidosi, sede del Museo della Guerra-Linea Gotica di Castel del Rio (Bologna)

Oltre la sezione principale dedicata agli scontri sulla Linea Gotica, il sito museale vanta anche una prestigiosa collezione di radio militari, prodotte tra il 1930 e il 1970, di provenienza inglese, tedesca, statunitense, italiana e una piccola sezione dedicata alla Prima Guerra Mondiale, comunque ricca di cimeli storici. Molto interessanti anche i vari bandi relativi ai proclami del periodo bellico 1940-45 appesi lungo le pareti.

Il nerbo dell’esposizione rimane comunque quello costituito dal materiale militare recuperato o donato al museo. Per le armi lunghe bolt action: diversi moschetti italiani, Enfield, Garand, Mauser k98; per i fucili mitragliatori e i mitra: Mab, MP40, Bren, Stg 44, PPSh41 con caricatori e porta caricatori. Per le corte: diverse Beretta, alcune Smith & Wesson mod.1917,  delle CZ cal. 7,65, un revolver Enfield da carrista inglese, le immancabili Walther P38 sia di scavo che di donazione. Mitragliatrici Breda e Browning, oltre che alcune MG 38 e 42; un lanciafiamme-mortaio Brixia con casse portamunizioni; divise, buffetterie e equipaggiamenti appartenuti a tutte le truppe impegnate sulla Gotica.

Museo della Guerra di Castel del Rio
Un diorama all'interno del Museo di Castel del Rio che ripropone lo scontro tra parà tedeschi e fanti americani

Infine, da segnalare, anche alcune istruttive vetrine dedicate al recupero di oggetti militari per uso civile, avvenuto nell’immediato dopoguerra. Insomma un piccolo ma ricchissimo sito museale che vi invitiamo a visitare senza esitazione.


Per ulteriori informazioni visita il sito www.museodellaguerradicasteldelrio.it

Fumetto: MONTE BATTAGLIA - Una storia di guerra della Linea Gotica

Fumetto Monte Battaglia
La copertina del libro a fumetti MONTE BATTAGLIA - Una storia di guerra della Linea Gotica
Fumetto Monte Battaglia
Alcune pagine con le tavole rigorosamente in bianco e nero, di Paolini, Cortesi e Peddes

Segnaliamo che esiste un interessante libro a fumetti sugli eventi bellici avvenuti alla fine del 1944 a Monte Battaglia: MONTE BATTAGLIA - Una storia di guerra della Linea Gotica 

di Virna Paolini, Simone Cortesi e Gabriele Peddes, pubblicato da Black Velvet Edizioni, 2013; prezzo, euro 9,90


Per informazioni sul fumetto visita il blog: http://montebattaglia.tumblr.com/

Ringraziamo gli autori del libro anche per aver fornito alcune delle immagini storiche presentate, usate come documentazione per realizzare il fumetto.