Il Museo sull’argine del Po

Campagna di Italia: ultimo atto

Canne batteria antiaerea
In una foto d'epoca si vedono rottami e veicoli abbandonati lungo l'argine, tra questi una mitragliera antiaerea a quatto canne...

È il 20 aprile quando il generale Heinrich von Vientighoff,  subentrato a Albert Kesselring nel comando in capo delle forze di occupazione germaniche in Italia, comunica a Berlino che non è possibile mantenere le posizioni difensive corrispondenti alla Linea Gotica e che, nonostante il rifiuto categorico ricevuto da Hitler nei giorni precedenti, ordinerà comunque la ritirata generale. Gli Alleati, alla fine, anche se dopo una serie di errori tattici e strategici, un inverno quello del 1944 tra i più rigidi del secolo che ha fortemente ostacolato ogni tipo di manovra sul fronte, e nonostante l’abilità dei comandanti tedeschi sul campo, sono riusciti grazie ad una superiorità schiacciante in uomini e mezzi a sfondare la Linea Gotica, ossia quel complesso di più linee difensive che andavano dal Tirreno settentrionale all’Adriatico centrale lungo la dorsale appenninica, predisposto dall’alto comando germanico per arginare l’avanzata angloamericana che stava risalendo l’Italia. 

Paracadutista
Sermide, aprile 1945: un paracadutista della Centuria Nembo, inquadrata nel Gruppo di Combattimento Folgore, tiene sotto tiro alcuni elementi di un Kampfgruppe tedesco di retroguardia, catturati mentre stavano per attraversare il Po
Motore nautico
Il propulsore di questo zatterone tedesco sul Po, che spunta sul lato destro, è un motore nautico prodotto dalla Kovats Motor di Budapest

Le forze alleate hanno rotto lo schieramento tedesco proprio là, tra Bologna e l’Adriatico, dove hanno potuto impiegare a pieno i mezzi corazzati. Nel settore occidentale i tedeschi e i reparti RSI hanno ceduto poco o nulla. Ma ormai tutto è vano perché i carri delle avanguardie alleate sono già sulla via Emilia (Bologna cade il 21 aprile) alle loro spalle e anche i più agguerriti e trincerati reparti della Wehrmacht corrono il serio rischio di essere aggirati e finire in una sacca. Il ripiegamento in realtà è stato pianificato durante l’inverno e ad ogni reparto è stato assegnato un ben preciso settore. Si dovrebbe recuperare tutto il materiale bellico trasportabile, distruggendo quello abbandonato e ci si dovrebbe dirigere verso nord, attraverso la Pianura Padana, tutto questo almeno a livello teorico. Ma c’è un problema: il fiume più grande d’Italia taglia la ritirata ai reparti germanici. 

Equipaggiamento
Equipaggiamento statunitense recuperato dalle acqque e dalle rive del Po
Batterie
Alcune batterie di veicoli dell’epoca, tra cui spicca una marcata Maserati

I ponti su di esso sono stati bombardati a partire già dal1944 dall’aviazione alleata. Il fiume anche nel periodo estivo ha una profondità minima di più di due metri con forti correnti, quindi è inguadabile. Proprio per questo già da qualche mese i reparti del genio militare tedesco sono stati messi al lavoro per costruire traghetti e pontoni in grado di assicurare l’attraversamento del fiume. A fine aprile del 1945 però per affrontare la massa di uomini e mezzi che la ritirata sta facendo concentrare tra Secchia e Panaro verso il Po sono attivi solo una decina di traghetti tra la zona di Ostiglia e Bondeno di Ferrara, due dei quali appunto a Felonica, località tra Mantova e Ferrara  che si trova proprio in posizione centrale rispetto alla direttrice di ripiegamento della Wehrmacht. Le notti del 22, 23, 24aprile gli stupefatti contadini e abitanti del luogo vedono arrivare a luci spente centinaia di camions, semicingolati, sidecar e a seguire le salmerie dell’esercito tedesco, che pur essendo un esercito meccanizzato tra i più moderni dell’epoca, si affida per il grosso dei trasporti dei rifornimenti a carri ippotrainati. 

Propulsore 
Un propulsore della Kovats Motor di Budapest, in dotazione ai reperti del Genio militare germanico dislocati tra Sermide e Feloncia, ritrovato e restaurato
Ricostruzione commando alleato
La ricostruzione di un commando alleato che attraversa il fiume Po su di una Assault Boat M2, di fabbricazione americana; costruite in compensato marino; robuste e facili da riparare, risultavano però pesanti da trasportare in acqua

Si ammassano così sulla sponda meridionale del Po ben 15.000 cavalli. I reparti del genio iniziano a sovrintendere subito al passaggio sulle strutture precedentemente realizzate. A vegliare sulle manovre anche numerose batterie della Flak (contraerea) che si dispongono immediatamente a difesa del perimetro. Ma le ormai incessanti e incontrastate (la Luftwaffe è quasi completamente sparita dai cieli d’Italia) incursioni aeree alleate rendono però arduo mantenere di giorno intatta qualsiasi struttura galleggiante costruita o ricostruita di notte. 

Non solo, tutti i traghetti allestiti hanno una capacità massima di trasporto compresa tra le 6 e le 24 tonnellate. Intanto le avanguardie alleate sono sempre più vicine alla zona dei traghettamenti e il a questo punto panico dilaga, facendo saltare anche quel poco di organizzazione stabilita per l’attraversamento fluviale. Distrutti gli armamenti pesanti, incendiati i pochi panzer sopravvissuti, ciascuno si affida a quello che trova per tentare di passare il Po. Vengono affannosamente messe in acqua porte di legno, taniche di benzina, vasche da bagno, camere d’aria di pneumatici dei mezzi più disparati.

Il museo come testimonianza di quei giorni drammatici

Batteria antiaerea
La batteria antiaerea a quattro canne è la stessa che si vede nella foto d'epoca in apertura dell'articolo. Oggi è stata perfettamente recuperata e restaurata

Le stanze del Museo della Seconda Guerra Mondiale di Felonica raccontano proprio la drammaticità di quegli ultimi concitati giorni di guerra che per molti, troppi, scampati miracolosamente alla morte fino ad allora, furono beffardamente fatali. Tantissimi soldati della Wehrmacht morirono annegati, quando non mitragliati, nel tentativo di attraversare a nuoto il fiume, che li trascinò inesorabilmente sul fondo sia a causa dei numerosi vortici e mulinelli, sia per via dell’affardellamento costituito dagli scarponi e dal gibernaggio dei malcapitati, che si impregnarono subito di acqua fangosa. 

Gruppo di scatto di StG 44 tedesco
L’effetto decennale dell’acqua del Po sulla carcassa di uno StG 44 tedesco
TZ 45
Un esemplare di TZ 45, spartana pistola mitragliatrice in calibro 9 Parabellum progettata in Italia nel 1944, con caricatore standardizzato e intercambiabile con quello del MAB 38 e della FNAB-43

Non miglior sorte ebbe chi si era affidato a mezzi di fortuna per restare a galla. Dopo pochi metri tutte quelle improvvisate imbarcazioni si ribaltarono consegnando alla medesima drammatica fine i loro occupanti. All’arrivo dei primi reparti alleati in vista del Po, lo spettacolo di morte e desolazione si mostrò in tutta la sua crudezza; la scarpata meridionale del grande fiume era disseminata di mezzi di ogni sorta, incendiati e da cui si levavano dense colonne di fumo. Ogni tipo di armamento sia pesante che leggero ricopriva, abbandonato, la riva sud. Centinaia di corpi di soldati giacevano inerti più a est rispetto a Felonica, là dove la corrente, una volta annegati, li aveva trascinati. 

Ingresso Museo
L’ingresso del museo
Cucina da campo
Una cucina da campo ippotrainata della Wehrmacht, ora restaurata

Nel dopoguerra, anche a distanza di qualche decennio e nonostante l’intervento di ditte specializzate nel recupero dei residuati bellici, non era cosa inusuale ritrovare armi ed equipaggiamenti rimasti nascosti nella vegetazione o restituiti dalla melma del Po nei periodi di secca. Questo dato fornisce l’esatta misura della vastità e varietà del materiale militare e civile che venne abbandonato sulle rive del fiume. L’idea di creare uno spazio museale dove raccogliere a fini didattici il notevole materiale bellico rinvenuto nel corso degli anni nasce a Felonica nel 2006 ad opera di un gruppo di volontari che credono nell’importanza di tramandare alle generazioni future questa memoria.

Oggi il museo della Seconda Guerra Mondiale del fiume Po di Felonica  ospita più di 5.000 pezzi all’interno dei 1000mq di Palazzo Cavriani, al centro dell’abitato, distribuiti in 10 sale tematiche.

Divisa paracadutista
Divisa originale di un paracadutista della Centuria Nembo
Divisa medico militare
La divisa di un medico militare dell'US Army, con le caratteristiche giberne maggiorate

Per informazioni: Museo della Seconda Guerra Mondiale del fiume Po, Piazza Municipio 46022 Felonica (Mn)

Tel. 0386.66180

Cell. 348.3157390

E-mail: info@museofelonica.it

www.museofelonica.it