Video: Come funzionavano le batterie costiere di Venezia
Fu grazie alla lungimiranza in campo strategico dell’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, comandante la piazzaforte di Venezia, che paventando per il futuro una probabile guerra con l’Austria- Ungheria, si iniziò a pensare ad una difesa costiera che salvaguardasse Venezia da una eventuale azione militare delle navi di Vienna che erano alla fonda nei vicini porti di Trieste e Pola. Scoppiata poi in effetti la guerra tale intuizione si rivelò fondamentale per tenere alla larga il naviglio austriaco.
Ma non solo sul mare, anche sulla terraferma alcune di queste batterie, col loro armamento in grado di ruotare su 360 gradi, tennero a bada gli austroungarici che nelle fasi finali della Prima Guerra Mondiale, all’indomani di Caporetto, oltrepassato il Piave con le loro avanguardie, puntavano ormai chiaramente su Venezia, in particolare la V Isonzo Armee. Nella successiva e decisiva Battaglia del Solstizio del 15-23 giugno 1918 le stesse batterie appoggiarono poi il veemente contrattacco italiano che contribuì non poco al raggiungimento, qualche mese dopo, della vittoria finale sull’Austria. Ma come erano costruite e di che tecnologia disponevano queste enormi batterie costiere?
Ce lo racconta oggi il Museo della Grande Guerra che, ospitato proprio all’interno di una di queste batterie, la Vettor Pisani, dal nome di un illustre ammiraglio veneziano del passato, ci illustra in un interessante itinerario didattico, pensato anche per i visitatori più piccoli, questo e tanti altri aspetti legati alla Prima Guerra Mondiale. Il sistema difensivo costiero, che si può in parte apprezzare percorrendo la odierna Via dei Forti, un percorso che lega tra loro le numerose fortificazioni presenti a Cavallino-Treporti, si incernierava essenzialmente su quattro grandi batterie costiere: la Vettor Pisani, costruita tra il 1909 e il 1912, era equipaggiata con 6 obici da 280mm montati su altrettante piazzole scoperte con affusto parzialmente rotante, gittata massima 10.700 metri. La San Marco, costruita tra il 1909 e il 1912, equipaggiata con due cannoni da 305/50 posti in torri corazzate girevoli a 360 gradi.
La Radaelli, impostata nel 1909 e entrata in servizio nel 1914, era equipaggiata con 4 cannoni Vickers-Terni da 152 mm collocati in cupole corazzate girevoli. La Amalfi, entrata in servizio nel 1917, fu la più potente batteria in funzione dell’intero Adriatico, in ragione della sua torre binata armata con due cannoni da 381mm in grado di sparare alla cadenza di un colpo a minuto granate da 875 kg a quasi 20 km di distanza. La sua azione di fuoco appoggiò la controffensiva della Terza Armata italiana durante la battaglia del Solstizio nell’estate del 1918. Ma non solo le quattro batterie principali, collegate da un sistema a rotaie Decauville, ma oltre 200 fortificazioni, facevano parte della difesa costiera, tra torri telemetriche, batterie, bunker, polveriere, caserme e rifugi che sorgevano lungo 13km di costa, come la polveriera dell’Amalfi, Forte Treporti, l’Hangar di Punta Sabbioni sede di una sezione staccata della 252 Squadriglia Idrovalanti e le diverse torri telemetriche da dove veniva diretto il tiro delle varie batterie. Il Museo della Grande Guerra ospitato dentro i locali della Batteria Pisani è dunque il fulcro del percorso che lega tra loro le numerose fortificazioni presenti a Cavallino-Treporti. Al suo interno si possono trovare varie esposizioni, ognuna caratterizzante da uno specifico tema legato alla Grande Guerra e al territorio di Cavallino-Treporti:
“La Grande Guerra a Cavallino Treporti–Storia e descrizione delle battaglie del litorale con uniformi originali dell’epoca”, “Schegge–Frammenti della Grande Guerra scolpiti nella memoria”, “Le fortificazioni- Torri Telemetriche: la trigonometria nel litorale”, “Sanità nel primo conflitto mondiale- Strumenti e tecniche impiegate in medicina durante la Grande Guerra”- con riproduzione di un ospedale da guerra. All’ingresso si trova tutta una parte che illustra la planimetria delle difese costiere con pannelli e diorami esplicativi dei sistemi di rilevazione telemetrici per il tiro dell’artiglieria costiera e i sistemi di comunicazione ottici, comprese le segnalazioni con bandiere.
Segue la sezione “Schegge. Frammenti della Grande Guerra scolpiti nella memoria” percorso di cimeli integrato da pannelli che raccontano tappe importanti del conflitto bellico. Una di queste è senza dubbio, all’interno della sezione armamenti, la parte dedicata al filo spinato e ai vari tipi di reticolato ma anche ai sistemi e ai mezzi per superare questi ostacoli come il lanciagranate Kolben o il lanciatorpedini Bettica, fino alle più comuni cesoie e tranciafili. Altra parte di notevole interesse è quella dedicata alle granate e alle relative schegge. In questa sezione viene mostrato il sistema di carico e scarico delle granate attraverso l’utilizzo di vagoncini della Decauville, ma anche attraverso l’utilizzo di paranchi, in modo da movimentare più agevolmente i proietti all’interno della Batteria. Si passa poi ad un altro fattore di non poca importanza: il rancio (siamo nella parte dedicata al vettovagliamento).
Confezionamento, trasporto e consumazione, dalle scatolette alle attrezzature per le cucine da campo, fondamentale per far combattere i soldati. E alla assistenza medica (parte dedicata alla sanità), con strumenti chirurgici, postazioni mediche, pacchi garze, medicinali e documentazione relativa alle cartelle cliniche dei soldati. Al di là degli equipaggiamenti, delle divise e delle armi in tutto il museo sono presenti poi gli oggetti personali dei soldati, sia portati da casa al fronte che realizzati in trincea spesso reimpiegando materiale militare ricevuto in dotazione. Insomma, uno spaccato di vita che ci fa sentire più vicini quei militari che alle volte nei filmati d’epoca ci sembrano così distanti, cristallizzati e quasi appartenenti ad un’epoca remota. A rendere ancora più suggestiva l’esposizione museale ogni 15 minuti viene riprodotto nei tunnel un suono di sirene di allarme ed il rumore di esplosioni di granate.
Per quanto riguarda la sezione armamenti, che è quella di maggior interesse per noi, oltre alle bombe a mano e alle granate per gli obici della Pisani, è presente anche una mitragliatrice Fiat Revelli Mod. 1914, ritrovata in zona Piave. Nella sezione elmetti e divise si possono osservare diversi modelli di elmetto, dal francese (quattro pezzi) Adrian mod.1915, alla versione di produzione italiana mod.1916, assemblata in due pezzi. Maschere antigas italiane e francesi, sprovviste di filtro, al contrario di quelle tedesche e austriache. C’è anche un esemplare di elmo Farina, che indossato con la relativa armatura doveva, in teoria, proteggere i soldati italiani inviati a tranciare i reticolati dai proiettili nemici.
Tra le divise spicca quella di un ardito con pannello esplicativo dei suoi componenti e di un sergente osservatore di Drachen, pallone aerostato frenato impiegato per l’osservazione, e di un tenente specialista esploratore bombardiere. Si giunge infine alla parte dedicate ai pontoni e ai Mas che costituivano il sistema di supporto alla difesa delle batterie. I pontoni zatteroni che montavano artiglierie i Mas motoscafi siluranti molto veloci, in grado di colpire il naviglio nemico, con esposte alcune delle divise dei marinai appartenenti alle flottiglie Mas. Bene, non ci rimane che consigliarvi la visita al Museo Batteria Vettor Pisani e al percorso storico-museale della Via dei Forti nel Comune di Cavallino Treporti che abbiamo trovato oltremodo interessante e istruttivo e supportato da una didattica audio-visiva moderna e stimolante.
All4shooters ringrazia per la disponibilità e la cortesia il Direttore del Museo Batteria V. Pisani, Cristiano Nardin e tutto lo Staff del Consorzio Parco Turistico Cavallino-Treporti che ci hanno accolto e supportato durante la nostra visita.
Per informazioni e orari aggiornati: www.viadeiforti.it
Il video è stato realizzato per conto dell’amministrazione del Comune di Cavallino Treporti da Tommaso Giusto di Veneta Video www.venetavideo.com