Tecnica: Force on Force

Force on Force
Quattro avversari si fronteggiano mentre l'istruttore prudentemente si fa da parte. Da lì a poco decine di pallini solcheranno l'aria

La progressione addestrativa, relativa alle tecniche di tiro, riferite alle procedure da attuarsi in situazioni difensive e operative, inizia apprendendo le norme di sicurezza e le basi del tiro tra le quali come mirare e come agire sulla leva di scatto, mantenendo la giusta forza sull’impugnatura. In questa fase si dovrebbe ottenere sia la sicurezza nel maneggio dell’arma, a patto che il tiratore rimanga in una posizione statica, sia la capacità di colpire il bersaglio con precisione. 

La fase successiva prevede l’apprendimento delle tecniche specifiche che vanno oltre quello che possiamo definire tiro statico. Si inizia a esercitarsi ad estrarre la pistola dalla fondina e a praticare il tiro in movimento. Una fase avanzata prevede di effettuare ulteriori manipolazioni come il cambio caricatore, la soluzione dei malfunzionamenti o l’impiego della torcia tattica in simultanea con l’arma. Purtroppo questi allenamenti, pur necessari, hanno un limite. Il bersaglio inerte, cartaceo o di qualsiasi altro materiale, è lì immobile ad aspettare pazientemente i nostri colpi. Come dicono gli istruttori anglofoni: bullseye don’t shoot back, ovvero: il bersaglio non risponde al fuoco. Questo comporta che non interviene il fattore “stress”. 

Force on Force
È emerso un errore: tecnica eseguita stando troppo accostati al riparo. Notare l'abbigliamento nonostante la foto sia stata scattata a febbraio

Neurologi che hanno studiato i fattori negativi che sopraggiungono nel corpo umano quando è sotto stress da combattimento ‒ possiamo chiamarlo paura ‒ hanno identificato tali variazioni psicofisiche che avvengono in base al rilascio nel sangue dei vari ormoni prodotti dalle ghiandole surrenali, associandole a dei colori. Le modifiche indotte dall’ormone noradrenalina e adrenalina, comportano sia effetti positivi sia negativi. Il corpo si prepara al combattimento. 

Aumentano i battiti cardiaci, si ha la vasocostrizione periferica e il sangue è richiamato verso la muscolatura forte. L’irrorazione sanguigna periferica, venendo meno, impedisce nell’immediato, in caso di ferita, la normale perdita ematica, consentendo al corpo di continuare a combattere. Si ha inoltre un aumento della capacità muscolare. Tutto questo ha un prezzo in fattori negativi. La vasocostrizione impedisce l’esecuzione di movimenti fini. Le pupille dilatate non permettono la messa a fuoco di oggetti a varie distanze, specialmente se questi sono piccoli come i congegni di mira. L’amigdala, la parte del cervello che entra in funzione nei momenti di paura, oltre a comandare il rilascio degli ormoni, bypassa la corteccia cerebrale preposta al ragionamento e fa agire solo con l’istinto, associando esperienze passate con l’evento immediato. La reazione è il risultato del confronto con quanto sta accadendo e l’applicazione istintiva dell’addestramento effettuato. Quando entra in funzione l’amigdala non si ha potere decisionale e il nostro cervello ragiona come quello di un animale. 

Force on Force
Adagiata sopra la sua elegante valigetta, una sofisticata pistola soft air quasi irriconoscibile dall'originale

Risulta chiaro che gli addestramenti condotti avvalendosi di qualsiasi tipo di bersaglio inerte non possono assolutamente ricreare le variazioni estreme che avvengono nel corpo umano sottoposto a forte stress. Spesso gli addestramenti sono erroneamente impostati come se nella realtà l’avversario volesse facilitarci, stando sempre e solo davanti a noi. Non possono essere evidenziati errori procedurali, relativi ad addestramenti effettuati in tranquillità sul campo di tiro, in assenza di un avversario in carne e ossa. Purtroppo nessun istruttore di tiro, per quanto bravo e che abbia provato lui stesso tali emozioni, potrà addestrare gli allievi a conoscere e dominare le proprie reazioni in situazioni di pericolo. Per ovviare in parte a questa carenza, al culmine del percorso addestrativo, si pratica quello che è definito “force on force” ovvero lo scontro uomo contro uomo. Naturalmente con tutte le precauzioni del caso. 

Force on Force
Casco e guanti protettivi: sono un imperativo durante gli addestramenti force on force

Durante queste simulazioni, se lo scenario è ricreato ad arte,  non è infrequente l’insorgere di veri scontri fisici che devono essere bloccati dagli istruttori addetti a vigilare sulla sicurezza a causa dell’immedesimazione dei contendenti che, spinti dalla voglia di prevalere, non accettano la parte del perdente. Possiamo assicurare che avendo praticato più volte tali addestramenti siamo stati testimoni di quanto affermato e a volte siamo rimasti coinvolti noi stessi. 

Questo non deve far pensare che si stimoli la violenza che è in noi ma quanto siano efficaci tali pratiche. Pertanto è assolutamente vietato avere addosso non solo le armi da fuoco ma qualsiasi tipo di oggetto atto a offendere come coltelli, baton, pugni di ferro ma anche chiavi, penne e oggetti dalla forma simile. Gli istruttori  per sicurezza devono arrivare a perquisire i partecipanti per scongiurare qualsiasi tipo di incidente, intervenendo con prontezza per sedare gli animi più agitati. Visti i costi, il divieto e la difficoltà di reperire sistemi di addestramento dedicati alle forze dell’ordine, tipo air munition o simunition, ha ormai preso piede l'utilizzo delle semplici riproduzioni di armi “soft air” che proiettano dei leggeri pallini di plastica. Le peculiarità positive e la possibilità di trovare facilmente sul mercato queste riproduzioni di armi da fuoco, che tra l’altro è difficile distinguere dalle armi vere per forma e peso, ne hanno decretato il successo in questo particolare tipo di addestramento. 

Force on Force
9mm o soft air? I comandi identici all'originale di questa Beretta serie 92, aumentano la validità dell'addestramento relativo alla manipolazione dell'arma

Queste riproduzioni sono di libera vendita e possono essere utilizzate sempre e ovunque anche in virtù del basso rumore prodotto durante il loro funzionamento. I prezzi sono relativamente economici. Il “munizionamento” consiste in pallini di plastica, dal costo esiguo che possono essere smarriti con disinvoltura ma nessuno vieta di recuperarli e riutilizzarli con buona pace degli ecologisti. Le simulazioni possono essere impostate su vari livelli iniziando da azioni semi statiche definibili “soft”,  fino ad arrivare al contatto fisico più o meno duro in relazione a quanto utile per gli allievi. Oltre alle “soft air” si possono impiegare coltelli e bastoni da addestramento in gomma. SottolineIamo che l'energia del pallino, pur se molto bassa, impone  comunque protezioni adeguate per alcune parti del corpo. Un pallino può far saltare un unghia, spezzare un dente o perforare un occhio. I partecipanti al force on force, astanti compresi, devono obbligatoriamente indossare caschi e guanti protettivi, opportune protezioni per i testicoli per i maschietti e protezioni per il seno per le donne. Il resto del corpo dovrebbe essere lasciato il più possibile scoperto per massimizzare l’effetto del pallino che lascia comunque un livido e un bel ricordo doloroso sulla pelle. 

Force on Force
In queste situazioni se non si è addestrati andremo facilmente a puntare l'arma verso la schiena del collega

Quando si affronta il cattivo di turno impersonato da un istruttore o da un altro allievo, l'esito dello scontro, oltre a far emergere il proprio grado di preparazione, fa provare un certo grado di stress. L’agitazione provata durante queste simulazioni fa rendere conto all'allievo, anche se lo stress è in misura limitata rispetto a una situazione reale, di quanto sia facile perdere parte della destrezza e del controllo della situazione, avendo un minimo aumento di adrenalina nel sangue. 

Naturalmente gli allenamenti sono più o meno efficaci in base all’inventiva degli istruttori che, all’interno di killing house o altrettanti luoghi idonei, fanno mettere in pratica tutte le tecniche appropriate per il controllo di angoli, porte, vari ambienti e il confronto con gli avversari. Si istruiscono gli allievi, dividendoli in “buoni “ e “cattivi” assegnando loro i rispettivi compiti, stabilendo la situazione critica che deve essere risolta cercando di rispettare un certo indice d’azione, arrivando come ultima risorsa all’utilizzo dell’arma da fuoco (n.b. ad aria). In questo tipo di allenamenti conta molto la bravura degli istruttori che devono essere anche dei capaci sceneggiatori e bravi attori. Lo stress indotto, sebbene non raggiunga mai il livello di quello provocato da uno scontro reale, fa emergere diversi errori addestrativi. 

Quanti imparano decine di tecniche simili, tralasciando la legge di Hick (più scelte si hanno e più si dilatano i tempi della reazione), o pensano di riuscire a eseguire tecniche che richiedono manualità da giocoliere mentre si è sotto attacco, possono rimanere bloccati non sapendo quale tecnica scegliere o non riuscire a manipolare correttamente l’arma. lo stesso dicasi per chi pensa di poter ricordare il numero di pallini sparati. 

Force on Force
Il quadro riepilogativo delle prestazioni. Il force on force può dilatare il periodo ottimale della zona grigia

Emergono anche le carenze tecniche delle attrezzature. Una torcia tattica che a causa di pulsante multifunzione o di un tailcap a funzione costante proprio "tattica" non è. Lo stress anche minimo, non fa dosare la forza applicata sul pulsante della torcia che può rimanere inavvertitamente accesa o può essere inserita la funzione “strobo” al posto della luce alla massima potenza. Può emergere un posizionamento errato della fondina che rallenta l’estrazione o fa impigliare l’arma nei vestiti rivelando un abbigliamento inadatto o l'inadeguatezza della fondina stessa. Per quanto riguarda la sicurezza, in caso di addestramento insufficiente, mentre si è in movimento, si possono verificare puntamenti dell’arma verso zone inidonee come altri partecipanti o spettatori.

I colori attribuiti alle diverse condizioni psicofisiche, che vanno dal bianco al nero, indicano la curva tra i periodi negativi e quelli ottimali per il combattimento, generati dalla quantità di ormoni della paura rilasciati nel sangue. Il vantaggio che si ottiene con l’addestramento force on force è l’inoculazione dello stress come vaccino. In questo modo si ha il risultato di estendere il periodo ottimale adatto al combattimento, rappresentato dalla zona rossa e parte della zona grigia, nonostante il progressivo aumento degli ormoni dello stress e dei battiti cardiaci a più di 150 bpm. La paura che fino a un certo grado può essere tramutata in rabbia combattiva, progredendo senza controllo, si può tramutare in terrore. In questa condizione si corre il rischio di immobilizzarsi o di compiere gesti inconsulti.