Le ultime braci di carpino accese nel grande camino ci tengono compagnia mentre insieme ad Ilja le osserviamo con occhi fissi e stanchi, senza parlare. Un torpore dolce ci avvolge dopo la giornata di cammino e noi non opponiamo resistenza. Un sorriso si affaccia spesso a muovere le labbra che di tanto in tanto bagnamo con un sorso di Rakija prima di andare a dormire, mentre rivediamo ancora fra le ceneri quella ferma del pomeriggio in cui eravamo pronti a vedere l'ultima beccaccia mentre invece un vecchio maschio di coturnice ci ha beffati volando più in basso verso la valle. Le sconfitte si accettano sempre di buon grado fra quelle montagne in Erzegovina, mentre il territorio silenzioso ti circonda e ti promette nuove occasioni da vivere. Torneremo domani a cercare le beccacce che oggi si sono dileguate in silenzio facendoci camminare carponi fra le rocce per seguire i cani che sembravano averle davanti a pochi metri, in guidate interminabili che lasciavano attoniti loro che sentivano e non vedevano, nervosi noi che al contrario, non sentivamo ma vedevamo le ombre involarsi a distanza e scomparire fra le fronde fitte dei quercioli.

È inverno inoltrato e non vale la pena cambiare zona per sperare in quello che forse potrebbe essere, abbandonando la sfida con selvatici che invece qui hanno deciso di trascorrere la stagione e chiedono pazienza, gambe e strategia per concedere qualche occasione. Ma ci sono, e la certezza della presenza è un valore assoluto con un selvatico imprevedibile come la beccaccia. L'alba dell'ultimo giorno di caccia ci vede già in cammino verso le montagne, abbiamo poche ore di caccia a disposizione prima della ripartenza e il rientro in Italia. Decidiamo di raggiungere il punto più alto della zona per poterci disporre in una lenta discesa evitando qualche fatica di troppo ai cani già provati. Trascorrono quasi nel totale silenzio le prime due ore, i cani sembrano accusare le temperature che si sono alzate e cercano spesso la poca acqua disponibile nelle cavità rocciose. Date le pause frequenti, non presto troppa attenzione al segnale dei cani in ferma del mio satellitare ma vista l'insistenza decido di percorrere lentamente la distanza che mi separa da Noce e a fatica per il suo mantello arancio scuro, distinguo la sua sagoma in ferma al bordo di una fitta macchia di carpini. Sopraggiungono gli altri cani e quello che inizialmente è un consenso congiunto si trasforma subito in una guidata sintonizzata fra le rocce e la vegetazione che si fa subito impenetrabile. Cerco di seguire l'azione e il percorso dei cani saltando da una roccia all'altra all'esterno del bosco per avere una visuale migliore, ma è un percorso più intuitivo che logico.

Trascorrono i metri e mi convinco che una fuga così prolungata potrebbe essere quella di una brigata di coturnici. Decido di anticipare i cani compiendo uno scatto in salita che dovrebbe portarmi nella direzione giusta e mentre penso di essermi allontanato troppo mi accorgo del frullo di una beccaccia ad almeno 30 metri di anticipo sul mio arrivo. Tutto da rifare. Avviso Ilja e Marko che l'occasione si è disciolta e loro mi rispondono di avere i cani in ferma di nuovo più in basso probabilmente su un altro selvatico. L'azione procede questa volta nella mia direzione che ho deciso di restare nel punto più esterno del bosco e mentre vedo i cani guidare e fermare fra le rocce un bellissimo maschio solitario di coturnice esplode in volo fermato prontamente da Marko che nei tiri istintivi difficilmente si fa cogliere impreparato. Ancora una volta fra carpini e rocce si nascondevano questi due selvatici meravigliosi, che solo in inverno intrecciano le loro strade e le loro vite così diverse. Territoriale, caparbia e resistente la coturnice, di passaggio, leggera e sfuggente la beccaccia che sembra essere ospite o esule nell'asprezza di questi territori che come bastioni la natura ha disposto per il loro rifugio. Cercarle e trovarle insieme, scoprire soltanto nell'ultimo istante quale sia delle due regine davanti alla ferma del cane è un'esperienza per me puntualmente esaltante. A quanto pare lo è anche per Marko e Ilija, di cui colgo i sorrisi e i respiri affannati dall'emozione più che dalla fatica ogni volta che un cane è in ferma. Anche il mondo appare in un attimo lontano e sospeso, avvolto da un precario silenzio, pronto a ripartire soltanto dopo aver gridato, “eccola!” con la genuina gioia che solo i bambini, saggi o folli, dimostrano di avere davanti a ciò che rapisce la loro attenzione e il loro desiderio di scoperta, che forse nessun altro può percepire.