Letteratura venatoria: Annibale Bocchiola, "Vecchia cacciatora"

Ricco di emozioni e fortemente rievocativo di ricordi dipinti ad olio sulla tela dell’anima dell’autore, scolpiti nella pietra della sua memoria, quella di Bocchiola è poesia fatta d’immagini chiare nitide, quasi a poter sentire il profumo dell’erba calpestata di primo mattino e l’immagine del nostro primo cane intento alla ferma o, ancora e non per ultimo, il frullare d’una beccaccia e la sensazione, non per ultima, di fatica a salir di quota a raggiunger quasi il cielo, a cercar le Coturnici…

L'autore

Come si disse di Immanuel Kant, Bocchiola altra biografia non ha che la grandezza e la profondità della sua poesia e l’amore per l’arte venatoria. Nacque a Ghiffa, nel 1913, e passò gran parte della sua vita a Verbania. Di professione dirigente industriale, all’inizio della sua intensa esistenza scelse di prender la penna per diletto personale, riuscendo fin da subito, però, a colorare i propri scritti con le emozioni e gli stati d’animo che solo la caccia riesce a restituire e a metterli sulla carta. 

La caccia per Annibale Bocchiola

Bocchiola vive la caccia in modo viscerale, atavico, primitivo. È una caccia solitaria, la sua. Accompagnata soltanto dai suoi cani e dai selvatici che insidia e dai panorami nei quali lascia un pezzo della propria anima per poterceli restituire nei suoi racconti. La sua non è caccia con la smania della preda e di far carniere, anzi. È sul reciproco interpretarsi, tra lui e il selvatico, tra lui e l’ambiente, che questa si basa. È qualcosa che avvicina quasi a Dio ancor meglio della preghiera. Sono stati di commozione dell’animo, quelli di cui ci parla. È tenerezza, è dolcezza, è anche a tratti compassione. Come quando ci racconta della morte del cane Brùt, o di quando Doro, il Pointer ormai invecchiato, dopo aver annusato coscienziosamente Mirka, una cucciola di Setter Gordon, le permette di stare assieme a lui nella cuccia e l’accoglie allargando le zampe anteriori e facendola stare in mezzo. 

Lo stile di Annibale Bocchiola

È una scrittura che sento di poter definire leggerissima, soave, delicata quella di Bocchiola. Le immagini vengono quasi accarezzate, sfiorate dalle parole. È come la punta d’un pennello appena intinta nel colore che disegna una linea morbida, che curva a destra e poi a sinistra e tornando indietro s’interseca a sé stessa per riprendere dopo il senso e il verso iniziale. Sono immagini tanto ben descritte che si riesce quasi a sentir il sole sulla faccia oppure il vento che fischia nelle orecchie. Alla schioppettata, tanta è la bellezza e l’emozione, che senza accorgercene quel dito lo facciamo scattare anche noi per poi sorridere tornando alla dura e triste realtà.