Sardegna, continua la battaglia contro la peste suina

Ogni vittoria nasce da piccoli successi. E da protocolli rigorosi. Da attenzione ai dettagli. Specie quando si parla di norme igieniche. In Sardegna proseguono i corsi di formazione per cacciatori di cinghiale, fondamentali nel piano di eradicazione della peste suina africana. Nelle zone rosse infette da PSA, nelle quali vige il divieto di caccia al cinghiale, la Regione ha autorizzato il prelievo in deroga per quelle squadre che ne abbiano fatto richiesta entro lo scorso 15 luglio; obbligatoria la nomina di un referente e un sostituto incaricati di garantire il rispetto delle prescrizioni sanitarie e gestionali.

Norme igieniche rigorose per Trichinella e peste suina

Nelle zone rosse i cacciatori hanno sempre l’obbligo di conferire alla ASL un campione di diaframma per la ricerca della Trichinella e un campione di sangue e uno di milza per la ricerca virologica della peste suina su tutti i cinghiali abbattuti. Sino all’esito delle analisi, il cacciatore referente deve garantire la custodia delle carcasse dei cinghiali abbattuti e delle altre parti già distrutte con metodi in grado di disattivare il virus. Le mezzene dei cinghiali abbattuti non possono essere sezionate fino all’arrivo dell’esito degli esami sierologici e devono quindi essere contrassegnate con marche auricolari inamovibili, individualmente identificate. In caso di esito favorevole delle analisi e autorizzazione al libero consumo delle carni, le mezzene potranno essere sezionate e distribuite ai cacciatori. In caso di positività al primo test sierologico, la ASL dispone la distruzione delle carni e delle altre parti che non siano state già distrutte con metodi in grado di disattivare il virus e sotto il controllo del veterinario ufficiale. Nel caso in cui si possa garantire la corretta conservazione delle carcasse, i Servizi veterinari possono consentire di attendere il responso degli esami di conferma, ferma restando la distruzione dei soggetti qualora anche i successivi test forniscano un riscontro analitico sfavorevole.

Protocolli rigorosi anche nelle zone non contaminate

Ma l’attenzione rimane alta anche nei macroareali non infetti da peste suina e classificati come zone bianche. A tutte le squadre sarde rimane l’obbligo di comunicare luogo, indirizzo e località in cui vengono raccolti i cinghiali abbattuti per essere eviscerati, sezionati e stoccati. E rimane il divieto di far convergere le carcasse presso aziende suinicole: troppo grave il rischio di un’eventuale contaminazione, anche se gli animali sono prelevati in zone non contaminate. Vince il principio di precauzione. E inoltre i cinghialai devono conferire alla ASL un campione di diaframma di tutti i cinghiali abbattuti e un campione di sangue di almeno 59 animali per macroareale, da sottoporre a esame sierologico.

Per vedere se alla fine il nemico tanto temuto può essere davvero debellato.