Panorama cinghiale

Panorama cinghiale
L'uso di un fucile slugger in calibro 12, è ancora molto diffuso fra i cinghialai nostrani

La cultura rurale l’aveva quasi estinto. Dopo l’epopea dei latini infatti, dove ogni boschetto ne ospitava branchi e famiglie, dopo il medioevo di foreste, nel quale spopolava, l’era moderna caratterizzata da un’agricoltura parcellizzata aveva sottratto buona parte dei territori storici al cinghiale, portando così la specie a un calo impressionante. Il fucile e la caccia di frodo poi, fecero il resto: non foss’altro per fornire un po’ di proteine nobili a mense altrimenti miserabili. Fatto sta che all’alba del ‘900 solo in alcune zone insalubri della Maremma (e in pochi altri comprensori selvaggi, salvati dalla zappa e dall’aratro), il cinghiale ancora prosperava, ridotto tuttavia a preda mitica, esotica, dell’unica caccia grossa o quasi fosse possibile praticarsi ancora in Italia. L’abbandono delle campagne e la conseguente riforestazione, causò il miracolo. Il tutto sostenuto poi da alcuni ripopolamenti, che in breve ‒ assieme all’espandersi dell’agricoltura intensiva, che ne aumentò a dismisura la possibilità di reperimento di risorse trofiche ‒ disseminarono la Penisola d’un numero che oggi possiamo ben dire impressionante di cinghiali. Tanto che in molti territori è finito per costituirsi quale... PROBLEMA!

Un problema per la circolazione. Un problema per le colture. Un problema per le casse delle amministrazioni.

Un problema che come tale va gestito e va risolto. Anche col fucile, certamente. Ed è qui che per noi incomincia il bello...

Tecniche di caccia

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L'emozione alle poste...

Le tecniche venatorie di base d’approccio al cinghiale consentite dalla legge sono 4, in Italia:

Cerca/Aspetto: si pratica con carabina di calibro adeguato ed ottica, prelevando per lo più all’aspetto oppure alla cerca i capi che si riescono a trovare. Non è nemmeno pensabile definirla vera e propria “selezione”, dato il numero spaventoso di cinghiali ormai in giro per la Penisola. Questa infatti non è né può essere frutto di censimenti preventivi, e piani di abbattimento regolamenti. È più corretto definirla quindi una sorta d’intervento suppletivo di contenimento.

Girata: è una specie di battuta, ma condotta con cani limieri e in pochi cacciatori che collaborano l’un assieme all’altro, in un continuo scambio di ruoli.

Estemporanei abbattimenti mentre si praticano altre cacce: tipico caso, quello di cacciatori col cane da ferma, specie beccacciai, che non di rado si trovano a incrociare i ferri con cinghiali, soli o in branco. Se il cane è corretto, tratta il cinghiale né più né meno che come un qualsiasi altro selvatico: lo ferma, e poi attende l’arrivo del cacciatore che può sparare o meno. La fucilata tuttavia diventa praticamente obbligatoria quando ci si trovi a tu per tu con un grosso verro che non vuole andarsene, deciso quindi a dar battaglia ai cani. Per evitare il peggio, si spara.

Battuta vera e propria o braccata altrimenti detta “caccerella”: siamo al lust but not least, anzi, siamo al dulcis in fundo, dato che è proprio questa la forma di caccia più diffusa in assoluto, e durante la quale vengono abbattuti il 99% dei cinghiali che si cacciano in Italia.

La braccata o cacciarella

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Anche in Italia ormai, è sempre più frequente vedere esemplari da... record!

Trae il nome di “caccerella” dal luogo dove venne riscoperta: la Maremma tosco/laziale, per l’appunto. Dove per anni era stata la caccia al cinghiale in quanto tale.

La si pratica così: in numerose squadre dove ognuno svolge un compito ben preciso. La caccia inizia prima d’iniziare, quando ancora a notte i tracciatori ‒ abilissimi cacciatori capaci di leggere le tracce dei cinghiali ‒ visitano varie zone boscose per capire dai segni se lì ci sono o no cinghiali. Capiscono subito da orme, scortecciature, insogli e lestre quali siano le zone da battere, e una volta deputato un luogo, si torna alla casa di caccia dove di lì in poi inizierà ad organizzarsi la battuta vera e propria.

I cacciatori arrivano alla spicciolata. Il capocaccia gli accoglie mentre disbriga le pratiche burocratiche. Quando tutti sono sul posto, fatta una frugale colazione, ci si divide nei due gruppi ‒ quelli che staranno alle poste, e quelli che andranno coi cani ‒ e si inizia l’attribuzione delle singole postazioni ai vari postaroli: il gruppo dei cacciatori deputati al tiro. I più esperti nei posti migliori. Quelli con le carabine più potenti a coprire i fianchi. Le raccomandazioni alla prudenza si sprecano.

È arrivato il momento di raggiungere il luogo di caccia, dove già si è provveduto a tabellare per avvisare i passanti d’ogni genere che lì, dalle 10 di mattina in poi la squadra designata farà una battuta di caccia al cinghiale.

Raggiunte ognuno le poste, il capocaccia comunica alla radio ai bracchieri di sciogliere le mute, che la caccia va ad incominciare.

Benelli Argo E Class 2010 nera
Benelli Argo E Class 2010 nera con tacca di mira

Il tiro

Winchester SXR Vulcan .30 - 06
Lato destro della carabina Winchester SXR Vulcan in calibro .30 - 06

Da ora in poi, è tutto nelle mani dei cani mentre a denti stretti ci ricorda l’un altro di stare attenti, zitti, fermi, senza fumare né pisciare, che il cinghiale sente tutto e poi non passa.

Se tutto è fatto a modo, al segnale del corno lanciato dai bracchieri che le mute sono state sciolte nel terreno, dopo poco dovrebbero udirsi le canizze, che una volta sulle peste dei cinghiali diventano furiose iniziando così una sorta di canzone pagana che dalle forre sale verso le poste e dunque al cielo.

Le poste sono sistemate in modo di coprire tutte o quasi le più probabili linee di fuga dei cinghiali. Questi vi arrivano sospinti dalle canizze e dalle grida eccitate dei battitori, non di rado accompagnate da spari in aria il cui scopo è quello di far correre più spediti i cinghiali, in modo che dimentichino ogni prudenza e provino a sfondare senza tanti complimenti.

A volte va bene, a volte no, e capita persino di dover sparare sul cinghiale a fermo attorniato dalla canizza.

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La forza e la potenza del "solengo"

Il tiro al cinghiale non è mai facile e per una semplice ragione: l’emozione che sempre o quasi sempre attanaglia il cuore ogni qual volta un capo esce dalla macchia. Ok, è grosso e spesso non corre nemmeno troppo forte. Ma è selvaggio, irsuto, spettacolare. E così lo si guarda una volta di troppo, e spesso poi lo si padella!

C’è da dire che anche le parti sue vitali non è che siano poi così grandi, anzi. È infatti un formidabile incassatore il cinghiale, e a nulla serve anche l’uso di calibri esasperati se poi non lo si centra! Alternative non ce ne sono quindi: bisogna colpirlo e colpirlo bene, fra il collo e la spalla possibilmente e senza perdere tempo ad osservarlo. Ovvio che quando si presentano lanciati alle poste, anche al pulito sono davvero ostici da colpire. Non dimentichiamo infatti che qui non si parla mai d’una rosata, ma d’un tiro a palla in ogni caso: sia che si parli di rigato ovviamente, che di liscio.

Armi e munizioni

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Se perfettamente concepito e bilanciato, anche il cal. 20 slugger è un'arma formidabile a cinghiali! Qui, un Benelli Raffello slug

Le armi del cacciatore di cinghiali si distinguono innanzitutto in due famiglie: una per i bracchieri che vanno con i cani (armi leggere e facilmente brandeggiabili, adatte al tiro d’istinto ravvicinato), ed altre che sono quelle dei cacciatori deputati alle poste.

Fra le prime spiccano fucili ad anima liscia configurati come sluggers, non di rado anche basculanti con sistemi di mira liberi.

Fra le seconde la parte del leone la fanno per certo le carabine di ogni genere, da quelle tipo express per i più raffinati, sino ad arrivare alle più moderne e potenti semiautomatiche: vere e proprie tiranne ormai di braccate e caccerelle, spesso e volentieri assemblate con sistemi di puntamento a “punto rosso” ed ottiche di vario genere.

Fra i lisci domina il calibro 12, dove tra l’altro troviamo un’enorme varietà di palle disponibili. Dalle classiche Brenneke e Gualandi, sino alle americane tipo Foster o quelle a partizione di più ultima generazione (senza dimenticare le sotto calibrate con sabot di guida, atte ad attingere le più lunghe distanze). Ruggisce tuttavia e già da un po’ anche il calibro 20, specie poi da quando Benelli ha saputo dedicargli uno splendido semiauto, dall’estetica strepitosa che ne fa una specie di carabina. Anche nel calibro cadetto la scelta di cartucce slugger armate con palle alla bisogna è molto vasta.

Per quanto concerne i rigati, ovviamente la parte del leone è tutta appannaggio della grande famiglia dei 7mm americani, con .308, 30.06 e .300 WM (con granature medie e tipologie partition) a monopolizzare (e non senza ragione) il mercato o quasi, specie poi nei serbatoi delle più performanti semiautomatiche.

Cani

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Le mute di puri segugi da cinghiale
Panorma cinghiale
Foto di rito con magnifico carniere

Come si sarà capito, tuttavia, la parte più risciosa spetta ai cani.

Una volta composti da “branchi selvaggi” eterogenei, poi da segugi di più o meno pura derivazione, oggi son tutti o quasi formati da mute belle compatte di splendidi segugi purosangue delle più svariate razze.

Le più diffuse ed apprezzate sono:

1^ segugio maremmano. È il cane da cinghiale! Purtroppo nonostante la presenza in Italia sia foltissima, nell'ordine delle decine di migliaia, pochi, molto pochi possono essere chiamati segugi maremmani. Troppi improvvidi tentativi di rinsanguamento posti in essere da scaltri allevatori, hanno fatto sì da generare cani con troppe diversità morfologiche: taglie, colori, voci non in tipo, insomma non basta tagliare la coda ad un cane per farlo diventare “un maremmano”. Pregi tutti! Ottimo e sbrigativo passatore, coraggioso nel fermo insistente nella seguita insomma quasi perfetto. Fatica ad ammutarsi.

2^ Briquet Griffon Vendeen. Risoluto ed efficace. Nell'habitat del cinghiale lui ci “sguazza”. La sua morfologia gli permette di arrivare ovunque. Il cinghiale non ha scampo. Meglio non impiegarlo quando fa troppo caldo, è un po' testardo.

3^ Beagle. Ti rubano il cuore. La loro taglia trae in inganno. Veloci, coraggiosi, convincenti e risolutivi. Vederli lavorare in muta è un piacere.

4^ Ariegeois. Eleganza altissima, voci, quando sono tipiche, emozionanti. Spirito di muta come poche altre razze. Nella seguita non hanno rivali. Hanno bisogno di ampi spazi per applicarsi nelle loro qualità di passatori. Non adatto in molte zone dove praticano battute poco estese.

La difficoltà di creare una buona muta, la “cattiveria” del cinghiale, che a volte può menare una strage nel branco, ha fatto sì che venissero creati due strumenti di salvaguardia importantissimi: 1) i collari satellitari, che consentono di recuperare sempre i cani; 2) i corsetti in kevlar fluo, salva dentate di cinghiale e... FUCILATE!

Look

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I veri protagonisti di questa caccia magnifica e "corale" per davvero

Visto che quindi vale ormai anche per i collari e i corpetti per i cani, figurarsi per i cristiani!

Ovvio che parlo di capi ad alta visibilità, giallo fluo (meno diffusi) oppure orange, che vanno per la maggiore.

La scelta è tecnica in assoluto, e garantisce per la vita: i cinghiali già di vista corta per parte loro, l’orange non lo vedono proprio se non come una tonalità di grigio: quindi problemi zero. Gli altri cacciatori invece, lo percepiscono da chilometri. Giusto la portata di molte cartucce da cinghiale...