Per la politica veneta l’agosto di fuoco sembra non finire mai. Dopo le infinite polemiche sulla mobilità venatoria adesso sotto la lente della Corte di Cassazione, le decisioni sulla caccia tornano a occupare i pensieri di giunta, maggioranza e opposizione. E stavolta i riflettori puntano sui costi amministrativi e, di nuovo, sulla preapertura al colombaccio.
Berlato: controllare i contributi richiesti da ATC e Comprensori
L’uomo forte in Consiglio del mondo venatorio (di un certo mondo venatorio, via) è Sergio Berlato (Fratelli d’Italia), presidente della Terza Commissione. E dalle fila della maggioranza a sostegno della Giunta Zaia, Berlato ha presentato un’interrogazione sui costi gestionali degli Ambiti Territoriali di Caccia e dei Comprensori Alpini.
Facendo riferimento al testo base per la caccia in Veneto, la legge regionale 50 del 1993, il consigliere nota come alcuni comitati direttivi, in particolare l’ATC Verona 6 Valli Grandi, non rispettino al cambio i limiti individuati dalla legge, che fissava il contributo base in un importo massimo di 100.000 lire per la caccia vagante alla migratoria, ridotto della metà per l’appostamento; nei commi 11 e 12, mai abrogati, si fissano rispettivamente a tre e sei volte il contributo di base i massimali per chi caccia la selvaggina stanziale negli ATC o nei Comprensori Alpini.
Berlato denuncia alla Giunta il mancato rispetto della legge da parte di alcuni organi territoriali; il problema sorge nel momento in cui il controllo spetta alle Province, che però dopo la legge Del Rio non detengono poteri reali in merito. E allora Berlato interroga l’esecutivo per sapere se e come interverrà perché sia garantito il rispetto della norma.
Da Tosi l’ultimo tentativo per la preapertura al colombaccio
Ma non è l’unico fronte. Anche se la seconda questione si risolverà nel giro di poche ore per motivi di calendario. Continua il muro contro muro tra Regione e associazioni venatorie sulla preapertura al colombaccio. E, dinanzi al nuovo diniego dell’assessore Giuseppe Pan di concedere due giornate di caccia il 1° e il 4 settembre, il mondo della caccia schiera la contraerea facendo intervenire uno dei propri pesi massimi. Flavio Tosi, numero uno della Federcaccia del Veneto, sindaco di Verona ed ex esponente della Lega, si era finora tenuto defilato sulla questione, ma a ridosso delle scadenze tenta di appoggiare sul piatto tutto il proprio peso politico.
Nella lettera aperta inviata a Pan, Tosi si dice sconcertato per “l’assoluta inconsistenza delle argomentazioni [della mancata preapertura al colombaccio, nda], la dimostrazione di forti lacune nella conoscenza della caccia in Veneto e in Italia” e ribadisce che, come sottolineato negli studi allegati alle richieste precedenti, due giornate di preapertura in deroga non influenzino negativamente il numero dei colombacci residenti.
Non mancano poi due considerazioni politiche. Tra loro diverse, sì, ma entrambe politiche.
Da un lato Tosi ricorda come la preapertura al colombaccio riduca la pressione sulla tortora, in sofferenza sul piano numerico; e dall’altro suggerisce che la voce della giunta sia in realtà un’eco della posizione di Sergio Berlato, “che non ha perso occasione di scagliarsi pubblicamente contro [queste] richieste”.
Perché ci sono la tecnica, i contenuti e le scelte; e però tra politica e mondo venatorio si creano complesse ramificazioni e rapporti interpersonali che poi rischiano di andare oltre il trinomio discussione-decisione-esecuzione. E forse però di perdere di vista il reale argomento di discussione.