La caccia al cinghiale: tecniche venatorie, armi, munizioni e accessori con la guida di uno specialista

In Italia la caccia al cinghiale, nelle sue svariate forme, è probabilmente l’attività venatoria che riscuote più successo e che al tempo stesso suscita più polemiche sia tra coloro che la praticano, sia in vaste categorie sociali come ad esempio gli agricoltori, che sempre più spesso chiedono interventi per limitare il numero dei cinghiali o addirittura di eradicarli completamente dal territorio. Lasciando da parte le sterili discussioni, mi propongo, con una serie di articoli che appariranno su All4hunters nelle prossime settimane, di esaminare i più svariati aspetti che riguardano questa affascinante attività venatoria.

Introduzione

A prima vista può sembrare semplice parlare di caccia al cinghiale. Personalmente credo esattamente il contrario. Non è possibile scrivere in un solo articolo tutti gli aspetti legati a questa affascinante e varia attività venatoria.

Pertanto, ho deciso di affrontare quest’argomento attraverso una serie di articoli dedicati di volta in volta ad uno specifico aspetto.

Cercherò, per quanto mi sia possibile, di restare neutrale, in un ambito che è fonte di animate discussioni sia tra i praticanti che tra la popolazione civile. Non vi è dubbio infatti che la caccia al Re del Bosco abbia anche aspetti economici e sociali, poiché viene praticata da decine di migliaia di cacciatori e perché, non credo sia producente nascondersi dietro ad un dito, la presenza del “Sus scrofa” (questo il termine scientifico del cinghiale) in determinate aree agricole crea non pochi disagi, danni e perdite economiche. 

Per non parlare poi di situazioni limite, come gli ormai famosi cinghiali nelle periferie di Genova, o gli incidenti che in alcuni casi, pochi per fortuna, hanno anche causato la morte di qualche malcapitato automobilista che ha incrociato sulla sua strada uno o più cinghiali.

Insomma, tanta gente parla di cinghiali e con mio grande rammarico devo constatare che la maggior parte delle persone ha una errata percezione del cosiddetto “problema cinghiale”. Meglio dunque, a mio avviso, procedere per piccoli passi, cercando di volta in volta di approfondire uno specifico aspetto di questa affascinante pratica di caccia.

Per prima cosa, nel prossimo articolo, parlerò delle diverse tecniche di caccia, perché non esiste un unico sistema per insidiare e catturare il Re del Bosco.

Cacciatori in battuta
La caccia al cinghiale è prevalentemente un’attività collettiva, nella quale i membri della squadra hanno compiti diversi. Questa è la squadra “La Dogana” (Pg).

Il metodo tradizionale, l’unico praticato in Italia fino a venti-quindici anni fa, è quello della braccata/battuta, una forma di caccia collettiva che vede la partecipazione di un certo numero di cacciatori (in molte Regione si è fissato a 15 partecipanti il numero minimo per poter fare una braccata) che svolgono compiti distinti; alcuni “vanno alla posta”, ovvero si piazzano in determinate postazioni nel bosco, in genere nei pressi di un passo obbligato o di uno “stradello” (un sentiero attraverso la vegetazione creato dal continuo passaggio dei cinghiali) ed attendono l’arrivo del Re del Bosco, altri invece, di solito i più giovani, perché questa è un’attività molto faticosa, fanno “i canai”, ovvero dirigono e seguono i cani (che possono anche arrivare alla quindicina di esemplari alla volta) con lo scopo di scovare il cinghiale nel fitto della macchia e costringerlo a fuggire verso i cacciatori appostati.

Cacciatori in squadra
Una bella cattura di squadra. Nella caccia collettiva al cinghiale si devono tenere anche in considerazione le dinamiche tra i vari membri della squadra.  

Sempre tra le cacce collettive ricordiamo anche la girata, che altro non è che una braccata in piccolo: zona da chiudere molto ristretta, 6-10 cacciatori al massimo, da uno a tre cani, preferibilmente dal carattere non troppo irruente (per questo motivo non si usano i segugi, bensì Dachsbracke oppure cani di taglia piccola, come ad esempio il Petit Basset Griffon Vendéen e il bassotto tedesco a pelo forte) per non fare fuggire troppo velocemente il cinghiale, visto l’esiguo numero di postaioli a disposizione. Una simile tecnica richiede molta esperienza e conoscenza del territorio, poiché è indispensabile piazzare le poche “poste” a disposizione in quei luoghi cruciali dove si sa che quasi certamente passerà il cinghiale.

Panorama montano
La caccia alla cerca, che si può eseguire con o senza l’aiuto di un cane, di solito si svolge individualmente. 

Un ulteriore tipo di caccia, che invece si svolge individualmente, è la cosiddetta “pirsch”, ovvero la caccia alla cerca, che si può eseguire con o senza l’aiuto di un cane, che in questo caso prende il nome di “limiere”. Il cacciatore in questo caso si sposta alla ricerca degli animali, visitando i luoghi dove per esperienza sa che vengono spesso visitati dai cinghiali. Tecnica non facile, probabilmente la più difficile da eseguire con successo, che richiede perfetta conoscenza del luogo ed abilità di avvicinarsi al cinghiale senza farsi vedere o sentire (tra i sensi del cinghiale è sicuramente l’udito quello più sviluppato).

Infine, il cinghiale si caccia praticando la cosiddetta “selezione”, con il singolo cacciatore che attende l’arrivo dell’animale da una postazione fissa posta in genere ai margini di una radura, dove i cinghiali vengono spesso da soli o in branco, verso l’imbrunire, alla ricerca di lombrichi ed altri invertebrati (il cinghiale è un animale onnivoro e non disdegna cibarsi non solo di vegetali, ma anche di piccoli animali, uova degli uccelli selvatici covate a terra ed addirittura di carogne).

Canaio durante la caccia al cinghiale
La figura del canaio e fondamentale nella caccia al cinghiale in battuta, o braccata. Ecco il mio amico Alfredo, grande canaio.

Risulta evidente, considerate le diversità tra le varie tecniche di caccia praticate in Italia, che non esiste un’arma unica per praticare la caccia al cinghiale: il “postaiolo” avrà bisogno di un’arma in grado di sparare più colpi in rapida successione, poiché spesso i cinghiali arrivano in gruppo alla posta e perché è tutt’altro che facile colpire al primo colpo un animale che sfreccia nel bosco ad una velocità impensabile ed è per questo motivo che le carabine semiautomatiche ed i fucili a leva, grazie ai serbatoi da cinque colpi ed alla velocità di ripetizione, godono di così tanto successo. Per contro, sempre parlando di cacce collettive, il “canaio” avrà invece bisogno di un’arma compatta, che non sia di impiccio nel fitto della boscaglia, dove spesso i “canai” si ritrovano seguendo i segugi; la maggior parte di loro usa carabine a canna corta (47 cm) oppure il sovrapposto a canne corte, che può anche essere usato per sparare cartucce a salve (le cosiddette “scaccia”) per costringere il cinghiale che rifiuta di abbandonare il suo covo (si dice in questo caso che il cinghiale “resta al fermo”) a fuggire inseguito ovviamente dai segugi, che partono “in seguita”.

È buona norma che il canaio spari solo in caso di estrema necessità, ad esempio per proteggere l’incolumità dei suoi cani, oppure per proteggersi da una carica improvvisa del cinghiale, per lasciar modo alle poste di poter sparare. Alcune squadre si sono addirittura sciolte o disgregate per questo problema!

Carabina semiautomatica Browning BAR Mk. 3 in calibro 9,3x62.
L’arma preferita dai “postaioli” è sicuramente la carabina semiautomatica, maneggevole e dalla ripetizione fulminea. Questa è una Browning BAR Mk. 3 in calibro 9,3x62.

Se invece si pratica la cerca o la selezione, l’arma più indicata è senza dubbio la “bolt action”, ovvero la carabina a ripetizione manuale, molto più precisa delle semiautomatiche specie alle lunghe distanze oppure anche il basculante. Ovviamente in queste tecniche di caccia l’arma deve essere equipaggiata di cannocchiale, indispensabile per tiri sopra i cento metri, poiché si deve avere la certezza di colpire l’animale in un’area vitale, così da non farlo fuggire e soffrire inutilmente. Non esiste peccato peggiore per il cacciatore di cinghiali (ma il discorso è valido per tutti coloro che esercitano l’attività venatoria), che ferire un animale e non cercare a tutti i costi di recuperarlo.

Tuttavia, anche nelle forme di caccia collettiva si utilizzano delle ottiche, che possono essere i cosiddetti “punti rossi”, che non hanno ingrandimento, oppure delle ottiche a basso ingrandimento (in genere 1-6x24, che vengono comunemente chiamate “ottiche da battuta”).

Sauer 202 con ottica Zeiss Victory
Nella caccia di selezione è indispensabile l'uso di una carabina a ripetizione manuale equipaggiata con l'ottica. Questa è una Sauer 202 con ottica Zeiss Victory 2,5-10x50.

Infine, un altro argomento che merita la nostra attenzione sono le munizioni. Molteplici sono le domande: Canna liscia canna rigata? Qual è il calibro più adatto? Che tipologia di palla è più opportuno utilizzare? È meglio la palla tradizionale con nucleo in piombo oppure “lead free” (senza piombo)? E nelle “lead free” è meglio la palla monolitica in lega di rame o la palla di design tradizionale che utilizza lo stagno o altri materiali al posto del piombo?

E ancora un approfondimento meritano gli accessori, come l’abbigliamento (sempre più tecnico), gli scarponi, il coltello (non può mancare nella dotazione di qualsiasi cacciatore), lo zaino, ma anche le radio LPD, indispensabili per comunicare durante le braccate, i sistemi di localizzazione dei cani, ormai diffusi su tutto il territorio nazionale e molto utili per il recupero dei segugi usciti dalla braccata, i carrelli per il trasporto dei cani.

Cacciatori
E alla fine della battuta, tutti con le gambe sotto al tavolo… Convivialità e cameratismo fanno parte integrante della caccia al cinghiale con la squadra. 

Concluderò questa mia disamina delle tematiche legate alla caccia al cinghiale con un articolo dedicato alle varie razze canine. Parleremo dei segugi, protagonisti incontrastati della braccata e dei cani a zampa corta, idonei alla girata. È un errore credere che i cani siano solo utilizzati nelle cacce collettive: nella caccia di selezione, infatti, vengono utilizzati i cosiddetti “cani da sangue” per recuperare eventuali cinghiali feriti e fuggiti dal cosiddetto “anschutz”, ovvero il luogo dove è stato colpito. Per questo tipo di lavoro le razze più utilizzate sono l’Hannoveriano, il Bavarese ed il Dachsbracke, ma anche il bassotto a pelo forte.

Come potete vedere gli argomenti da trattare sono molteplici, spero di potervi essere utile per farvi conoscere quella che a mio avviso (senza levar nulla alle altre) è la più bella di tutte: la caccia al cinghiale.