Saper riconoscere le tracce lasciate dai selvatici è un requisito fondamentale per ogni cacciatore e in qualsiasi tipo di caccia. In quella al cinghiale, la fase dello still hunting, ossia lettura delle tracce assume un valore addirittura cruciale, perché cambiare zona o spostare l’intera organizzazione delle poste è un’operazione spesso difficile e lenta, quindi, la tracciatura solitamente, o si svolge in maniera corretta, oppure comporta almeno per quella battuta, l’insuccesso della squadra. I cinghiali lasciano numerosi segni della loro presenza riconoscibili sul terreno, ma la stima esatta della posizione dei selvatici viene spesso confusa da molti fattori ambientali e atmosferici che non sempre sono facili da interpretare.
Il monitoraggio del luogo di caccia ha di solito inizio nei giorni che precedono la battuta, fino alle prime ore della mattina stessa.
Le tracce vengono cancellate in modo da averle continuamente aggiornate.
In caso di umidità o di venti secchi le tracce possono ingannare e apparire più recenti o più datate del reale. In caso di passaggio dei selvatici in terreni erbosi, lo schiacciamento dell’erba farà da spia, tanto più sarà schiacciata, quanto più di recente sarà avvenuto il passaggio.
Al contrario, screpolature presenti all’interno di orme lasciate nel fango stanno ad indicare la secchezza e la vecchiaia delle impronte.
Leggere attentamente le tracce oltre a farci individuare i percorsi seguiti dai selvatici, sarà importante anche per stimarne il numero e il sesso.
I cinghiali maschi adulti lasciano sul terreno orme rotondeggianti e con zoccoli poco aperti, mentre le femmine al contrario lasciano orme appuntite e divaricate anteriormente.
Per gli esemplari giovani e meno pesanti è invece più difficile l’identificazione del sesso. I più esperti riescono comunque a stimare l’età e l’autonomia dei branchi in base alla compattezza dei gruppi e la capacità di allontanamento dalle femmine madri.
In caso di stagione siccitosa, più delle orme, i tracciatori potranno affidarsi alle pozze di acqua o fango in cui i cinghiali sono soliti immergersi per liberarsi dai parassiti e refrigerarsi.
A seguire, nei paraggi si troveranno alberi umidi e scortecciati dagli strofinamenti che i selvatici avranno compiuto per pulirsi.
La torbidezza delle acque di queste pozze e l’umidità del fango lasciato sugli alberi potranno indicare ai cacciatori non solo il recente passaggio dei cinghiali, ma anche la vicina presenza delle rimesse, solitamente non troppo distanti da questi luoghi.
Altri indizi preziosi sono gli scavi, “grufolate”, fatti dai selvatici col grifo per cercare cibo nel terreno. La difficoltà qui è soprattutto nello stimare esattamente la data a cui potrebbero risalire questi scavi in base al colore del terreno, che può essere però rinvigorito dalla semplice rugiada. Dalla profondità di questi scavi si può inoltre intuire la mole dei selvatici.
A volte in condizioni difficili, i cacciatori si servono dell’ausilio di cani da traccia, cani "passatori" che possano aiutarli a corto raggio a trovare la via delle rimesse.
All’inizio della stagione venatoria queste saranno da cercare in luoghi ombrosi, solitamente ai limiti del bosco di alto fusto, spesso ventilati e asciutti con rapide vie di fuga a disposizione. In inverno, nelle giornate più fredde, è molto più probabile trovare invece i cinghiali all’interno di roveti o ginestrai, vegetazione a basso fusto che li protegga e li nasconda da possibili insidie.
L’acqua nelle vicinanze resta comunque un elemento di importanza costante. Ogni dettaglio può essere valido alleato del cacciatore in tracciatura, anche i tagli lasciati dalle zanne sui tronchi, usati per pulirle ed affilarle. La conoscenza del territorio stesso in cui si andrà ad effettuare la battuta è di fondamentale importanza, per questo i cacciatori a cui le squadre affidano la tracciatura sono solitamente i più esperti conoscitori di ambiente e selvatici. Per questo il ruolo di coloro che tracciano è da considerarsi di grande responsabilità nella squadra.
Con meticolosità e pazienza questi cacciatori debbono valutare e ricostruire le trame intessute dai selvatici durante la notte, essendo pronti a prendere in considerazione ogni possibile variabile che possa mettere in discussione l’esito e la disposizione della battuta.
La tracciatura avviene solitamente nei perimetri delle zone designate per la caccia per verificare se i cinghiali sono entrati e si sono fermati all’interno.
Per ulteriori accertamenti finali possono avvenire anche ispezioni interne all’area di caccia.
Pur essendo selvatici abitudinari i cinghiali possono portare i cacciatori ad errori di valutazione fatali.
Pur percorrendo sempre gli stessi viottoli nel bosco per dirigersi in pastura o per fuggire; aspetto questo che sembrerebbe facilitare molto la caccia; resta comunque da valutare nella tracciatura il senso di marcia dei selvatici per immaginarne la posizione, altrimenti potremmo giudicarli dalla parte opposta rispetto a dove si nascondono.
In queste incertezze resta tuttavia il fascino di questa e di tutte le cacce, in cui il confronto è giustamente una sfida sempre aperta con i selvatici e la vittoria mai scontata.