KBP GSh-18

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KBP Instruments Design Bureau GSh18
La GSh18 si basa su un peculiare sistema di chiusura che la rende adeguatissima all'impiego di caricamenti molto "caldi"

Nonostante la scarsa dinamicità di cui soffre sul mercato internazionale − e che ha portato numerose importanti realtà produttive, quali la IZHMASH, la Baikal e la MOLOT, alle soglie del fallimento, fino all'insperato recupero tramite un'unione societaria sotto l'egida del "Gruppo Kalashnikov" − il comparto armiero russo gode di un certo livello d'inventiva, in particolar modo dal punto di vista della progettazione e della produzione di armi ad impiego professionale.

Che poi se ne vendano poche, almeno fuori dalla Russia, ad alcuni sembra non importare granché: l'industria degli armamenti russa è tuttora in gran parte sotto il controllo statale, ed opera solo per i paesi con cui Mosca è in buoni rapporti e con cui sono stati stilati accordi di Partnership militare, politica e commerciale. In subordine (ma neanche tanto!) le imprese locali forniscono le Forze Armate russe e, soprattutto, le unità di Polizia e per operazioni speciali che operano sotto l'egida dello MVD (il Ministero degli Interni russo) e dello FSB, il Servizio di Sicurezza Federale, erede del KGB. 

Più di qualsiasi altra nazione, infatti, la Russia è, oltre che estesa, piena di contraddizioni: etniche, religiose, politiche. Storicamente potenza accentratrice, si è alienata la simpatia di molte popolazioni ed etnie delle ex-repubbliche Sovietiche − alcuni territori delle quali fanno ancora parte della stessa Federazione Russa, o gravitano attorno ad essa all'interno della Comunità degli Stati Indipendenti − ed a causa della sua ampia frontiera col Medio Oriente, è bersaglio diretto degli attacchi del terrorismo islamico, oltre che dei movimenti separatisti: tutti ricordiamo, oltre ai numerosi attentati dinamitardi che periodicamente subiscono le metropolitane di Mosca e di altre città russe, anche i tragici attacchi all'ospedale di Budyonnovsk del 1995 e al teatro Dubrovka di Mosca del 2002, e la strage della scuola di Beslan del 2004.

Le forze speciali sotto il controllo di MVD ed FSB, dunque al di fuori del controllo del Ministero della Difesa − tra le quali ci sono anche i famosi OMON della Polizia, e i gruppi Alfa e Vympel delle SPETSNAZ − effettuano sul territorio russo fino a quattrocento interventi armati l'anno: un livello di operatività impensabile per quelle che sono, di fatto, unità di Polizia, in una nazione occidentale in tempo di pace.

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La GSh18 (quì in versione accuratizzata "Sport" per le gare IPSC) vanta anche un asse delle canna tra i più bassi sul mercato

Ciò dovrebbe bastare a dare un'idea del livello tecnologico, di efficienza, efficacia e prestazioni che tali unità richiedono dagli armamenti in dotazione. Al di fuori delle frasi fatte, in questi casi ci sono davvero in gioco delle vite.

E tra le aziende del comparto armiero nazionale russo a fornire i migliori modelli in fatto di equipaggiamenti individuali c'è un nome poco noto al pubblico generale dei tiratori sportivi ma col quale sicuramente hanno maggiore familiarità gli addetti ai lavori e i giornalisti del settore, quello del cosiddetto "Ufficio per la Progettazione degli Strumenti", ovvero KBP, che ha sede nella città di Tula − uno dei centri storici, assieme ad Izhevsk, dell'industria delle armi russa. La KBP è attiva nel settore degli armamenti di precisione di tutti i tipi − dalle armi leggere ai sistemi missilistici − sin dal 1927; in ottantasei anni ha dato vita ad oltre 5000 brevetti e 140 sistemi d'arma, adottati da un gran numero di Paesi dell'ex blocco sovietico, dell'Asia centro-orientale, dell'Africa e del Sud America.

Sebbene le armi corte d'ordinanza possano sembrare poca cosa nell'ambito della vita di tutti i giorni di un'azienda che produce sistemi ad alta precisione, è proprio una pistola semiautomatica ad essere − oltre che l'oggetto della nostra odierna disamina − anche una delle creazioni più interessanti della KBP nel periodo post-sovietico.

Sotto la guida di due tecnici ormai leggendari tecnici Vassily Gryazev ed Arkady Shipunov, infatti, la KBP partecipò, nel corso degli anni '90, al programma GRACH che doveva portare alla selezione di una nuova pistola d'ordinanza con cui le Forze Armate Russe avrebbero soppiantato l'ormai vetusta Makarov. In occasione del Trial, la KBP presentò il modello P-96: una pistola semi-automatica a percussore lanciato con scatto in doppia azione leggera, fusto polimerico, e caricatore ad alta capacità: ben 18 colpi calibro 9x19mm "Parabellum".

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La nuova versione della GSh18 impiega un fusto munito di rotaia Picatinny per accessori

Sebbene il programma GRACH abbia visto la vittoria − oggi oscurata da dubbi sulla sua qualità ed efficienza − della pistola PYa, la KBP continuò a portare avanti il progetto della P-96, stavolta in funzione delle necessità proprio delle Forze dell'Ordine e dei corpi anti-terrorismo. Fu così che, nel 2000, nacque la pistola GSh-18, arma estremamente moderna per i canoni dell'industria russa, in particolare dal punto di vista delle caratteristiche costruttive e del Design.

La GSh-18 è una pistola semi-automatica con chiusura a massa, operante tramite corto rinculo di canna, e costruita sulla base di un fusto in plastica tecnopolimerica rinforzato con fibre e di un solido carrello macchinato dal pieno in acciaio inossidabile. Un grilletto con sicura incorporata − rivisitazione russa del sistema Glock − sgancia, con un peso decisamente leggero e settato di fabbrica, un percussore parzialmente pre-armato che, quando armato, fa sporgere dalla parte posteriore del carrello una piccola protrudescenza colorata che funge da avvisatore tattile e visivo del fatto che l'arma è pronta al fuoco. Il suo caricatore in lamierino d'acciaio con Pad in polimero, alleggerito tramite intagli laterali, ospita su due colonne fino a diciotto proiettili cal.9x19mm; le tacche di mira sono fisse e presentano riferimenti circolari bianchi, e l'espulsione dei bossoli avviene verso l'alto.

È tuttavia la canna a rappresentare il punto più elevato del Design della GSh-18. La pistola russa infatti gode di un'asse della canna molto basso, nell'ordine di una ventina di millimetri, il che la rende una delle tre armi col rapporto tra asse della canna ed impugnatura più basso, assieme alla Caracal degli Emirati Arabi Uniti e alla "nostra" Arsenal Firearms AF-1 "Strike One". Ciò riduce drasticamente gli ingombri verticali (l'altezza totale dell'arma, impugnatura inclusa, è di 136mm, contro soli 34mm di spessore), rendendola adeguatissima sia al porto occulto che a quello manifesto, dunque facendone un'arma da difesa/servizio ideale.

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Diagramma della GSh-18 dal brevetto originale: l'arma ha in tutto 17 componenti, contro le 34 della Glock 17

La canna, lunga 103mm contro 184mm di lunghezza totale (circa due in più della vecchia Makarov) presenta inoltre un peculiare sistema di chiusura a camma rotante, con dieci tenoni; grazie ad essi − nonché alla costruzione generale molto solida dovuta all'elevatissima qualità degli acciai usati nella costruzione di canne e carrelli e del polimero usato per la realizzazione del fusto − la GSh-18 è in grado di gestire caricamenti di tutti i tipi: non solo l'arma si comporterà perfettamente con tutti i 9 "Para" commerciali e militari di provenienza occidentale, ma è stata pensata specificamente per l'impiego delle munizioni russe di tipo 7N21 e 7N31.

Al momento dell'adozione del calibro 9 "Parabellum" come nuova ordinanza Standard al posto del 9x18mm Makarov, infatti, le autorità russe si preoccuparono dell'eventuale mancanza di potenziale di penetrazione della munizione dell'ex nemico NATO nei confronti dei giubbotti antiproiettile, sempre più diffusi tra criminali e terroristi. A ciò, l'industria russa rispose creando dei caricamenti speciali, denominati rispettivamente 7N21 e 7N31 a seconda della palla più o meno pesante, caratterizzati da una carica di lancio estremamente vivace (+P+ o +P++ per i canoni occidentali) utilizzati per raggiungere livelli di energia alla bocca variabili tra i 561 e i 756 Joules e propellere una palla con nocciolo e punta penetratrice in acciaio assicurata ad un involucro bimetallico tramite uno strato legante in polietilene.

Le munizioni russe 7N21 e 7N31 sviluppano pressioni massime di 280 mega-Pascal (41mila PSI circa), e sono in grado di penetrare lamiere d'acciaio da 8mm di spessore a 20 metri di distanza.

Se ci aggiungiamo il fatto che la GSh-18 impiega in tutto 17 componenti (contro le 34 di una Glock 17, per dirne una), e che il prezzo per unità si aggira sui 23.314,44 Rubli (circa 530.00€), si può vedere come la KBP abbia immesso sul mercato quella che probabilmente oggi è una delle migliori armi da fianco del mondo: estremamente leggera (poco più di 520 grammi il suo peso a vuoto), solida, poco costosa, precisa ed affidabile, in grado di sopportare livelli di pressione molto elevati. A tutt'oggi, la GSh-18 è una delle armi autorizzate per l'impiego in servizio da parte delle Forze Armate russe − e di fatto molti operatori, soprattutto delle forze speciali, la preferiscono alle altre armi corte d'ordinanza − nonché delle Forze dell'Ordine, del Ministero degli Interni e del Servizio di Sicurezza Federale.

È un peccato che, nonostante la TsKIB-SOO (filiale della KBP per la progettazione e la realizzazione delle armi sportive e da caccia) ne abbia prodotte e presentate nel corso degli anni ben due versioni per le vendite ai civili − che chi ha seguito i nostri speciali dalle fiere di settore degli ultimi anni già conoscerà! − essa non sia disponibile sui mercati commerciali al di fuori della Russia. La speranza, dunque, è che leggendo queste righe un importatore di buona volontà, magari italiano, voglia intraprendere la strada della distribuzione, previa (purtroppo) ricameratura in 9x21mm IMI.