Restrizioni UE: il Comitato Direttiva 477 ci aggiorna

Il Comitato Direttiva 477 e Firearms United ci aggiornano sui progressi delle proposte restrittive sulle armi in sede UE
Secondo le fonti del Comitato Direttiva 477 e di Firearms United non vi sarebbe spazio di trattativa con le istituzioni europee, più che mai decise a mettere in atto i loro piani disarmisti

In seguito ad un Briefing con alcune fonti ben informate a Bruxelles − non meglio specificate per evitare di "bruciarle" in un momento così critico − il Comitato Direttiva 477 e il Network di Firearms United hanno ritenuto di dover rendere pubblico un comunicato d'aggiornamento riguardo ai progressi delle proposte restrittive riguardo al possesso legale di armi nell'Unione Europea. Si tratta di notizie piuttosto allarmanti, davanti alle quali l'intera comunità dei possessori d'armi d'Italia e d'Europa e tutti gli operatori del settore dovrebbero fare fronte comune.

In data 26 gennaio, il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE, o EESC) ha pubblicato un parere riguardo alle modifiche proposte dalla Commissione Europea riguardo alla Direttiva 91/477/CEE sulle armi da fuoco. Tale parere si appiattisce sulle proposte disarmiste della Commissione con un tono quasi totalitario, parlando in toni preoccupantemente positivi degli insensati divieti e dei dispendiosi, oltreché inutili, sequestri coatti imposti in Australia e nel Regno Unito negli scorsi anni. Non ci dilungheremo in questa sede sui dettagli di quelle tristi testimonianze di sfiducia dei governanti inglesi ed australiani verso i loro cittadini, basti ricordare che sull'onda emotiva di fatti tragici sono giunti alla confisca di quasi tutte le armi dei cittadini, senza effetti apprezzabili sul crimine.

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Christian Moos, presidente del gruppo di lavoro del CESE sul "controllo dell'acquisizione e del possesso di armi da fuoco

Al fine di giustificare l'ingiustificabile, l'EESC ha inserito nel suo documento dati palesemente falsi, già smentiti dalle numerose ricerche dell'organizzazione Firearms United, riguardo alla necessità di limitazioni al numero di licenze concesse ad una singola persona; all'acquisto di parti e componenti di armi; gli acquisti per i cacciatori e i tiratori sportivi; e gli acquisti di componenti d'armi su Internet. Il tutto giustificato dall'idea che "la disponibilità di armi permette agli impulsi omicidi delle persone di tradursi in atto commettendo un eccidio."

Tra le altre fole contenute nel documento, una dichiarazione secondo cui "Le armi legali sono state utilizzate per compiere 63.000 omicidi negli ultimi 10 anni" − ma ovviamente la realtà è ben diversa: negli ultimi 10 anni sono stati commessi 66.000 omicidi nella UE, di cui il 15% con un'arma da fuoco dallo Status legale non conosciuto. Le stime degli esperti parlano di una quota fra il 2% ed il 7% commessa con armi legalmente detenute, spesso con attori "fissi" (ad es. omicidi in ambito familiare) ove la presenza o meno di armi da fuoco non avrebbe cambiato il risultato finale.

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La verità non potrebbe essere più lontana da quanto affermato dalla Commissione Europea, dal CESE e dal GENVAL!

Raggiunto per un commento da Katja Triebel, rappresentante tedesca di Firearms United, il presidente del gruppo di lavoro EESC sulle armi da fuoco − il tedesco Christian Moos − si sarebbe detto personalmente in linea con le idee della Commissione sul fatto che "ai comuni cittadini non dovrebbe essere consentito il possesso di armi semi-automatiche che somiglino a fucili d'assalto". In seguito ad una richiesta d'incontro personale per uno scambio d'opinioni da parte della stessa esponente di Firearms United, Moos avrebbe minacciato di denunciarla alla Polizia.

Questo è il livello a cui arriva la paura del confronto democratico per chi vuole vederci tutti disarmati − e a questo punto, il motivo per cui vorrebbero vederci disarmati non è più tanto misterioso: la paura dei cittadini.

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Altro inutile mastodonte della burocrazia UE, il CESE appoggia le proposte restrittive con un dossier pieno di dati falsi creati ad arte

Ma cosa è l'EESC? Di cosa si occupa? Si tratta di uno degli organi più inutili e dispendiosi della CE: con un budget in costante crescita, oggi arrivato a 130 milioni di Euro, di cui più della metà dedicati a salari del personale e spese personali e di viaggio dei membri. Nel 2010 l'EESC ha prodotto 181 opinioni, con un costo medio di 660.000 Euro ciascuna. Non si sa se queste opinioni abbiano in qualche modo influenzato il processo legislativo. Le sole spese di viaggio medie ammontavano a 49.000 Euro all'anno per ciascun membro.
Il mandato principale dell'EESC sarebbe il "coinvolgimento dei cittadini", ma non pare che questo obiettivo venga perseguito: il sito dell EESC ottiene lo 0,35% degli accessi del dominio europa.eu. Non sembra cavarsela meglio sui Social Media.
Diverse richieste di abolizione dell'EESC e del CoR (altro organo con lo stesso mandato e lo stesso "successo") sono state avanzate da politici e schieramenti Europei, senza successo.
Inutile dire che il documento prodotto (a caro prezzo) da tale inutile comitato contiene un parere inaccettabile, di respiro totalitario, fondato su dati fasulli che contrastano con le statistiche pubblicate dalla stessa UE e con lo scetticismo generale con cui la proposta della Commissione è stata ricevuta dalle Commissioni preposte al Parlamento Europeo.

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Le istituzioni centrali europee sarebbero sempre più inclini a voler imporre un sequestro coatto all'australiana – misura estremamente dispendiosa che non porterebbe alcun vantaggio alla pubblica sicurezza
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Secondo informazioni venute dal Consiglio d'Europa lo scorso lunedì 8 febbraio, sarebbe ora la Francia a spingere di più per l'adozione delle proposte restrittive
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E non finisce quì: vi sarebbe unità d'intenti con il Ministero dell'Interno italiano per un ban totale all'inglese!

Le stesse fonti ben informate e molto attendibili avrebbero inoltre comunicato al Comitato Direttiva 477 e a Firearms United che, nel corso della riunione del Consiglio d'Europa dello scorso lunedì 8 febbraio, sarebbero stati scoperti gli altarini: sarebbe la Francia a spingere maggiormente sul pedale di una restrizione all'inglese sulle armi legalmente detenute in tutta l'Unione Europea − di certo un sintomo della disperazione del governo d'Oltralpe, in crisi per non essere stato in grado di impedire ben due sanguinosi attentati terroristici nella sua capitale nel corso del 2015, e probabilmente ancora incapace di fare alcunché di sensato per impedire che capiti ancora.

Le cattive notizie, per i tiratori italiani, sono che vi sarebbe un asse (segreto) tra il Ministero dell'Interno francese e quello italiano − e dunque presumibilmente anche tra i rispettivi esecutivi − per ottenere il passaggio delle restrizioni su scala europea: una scusa perfetta per applicarle nella maniera più rigida possibile in ambito nazionale con la vecchia scusa del "Ce lo chiede l'Europa", senza assumersene direttamente la responsabilità politica.

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Le stesse fonti indicano che anche il gruppo GENVAL del Consiglio Europeo si appresterebbe a "sdoganare" le indecenti proposte della Commissione

Pare dunque evidente, oggi, come le istituzioni ministeriali italiane abbiano sistematicamente mentito alle associazioni di categoria, dei tiratori e dell'industria nel corso degli scorsi mesi, con rassicurazioni false che nascondevano un piano già pronto da tempo; la speranza è ora che tali associazioni vogliano prendere atto della triste realtà e comportarsi di conseguenza nel loro rapporto con le istituzioni e nella loro futura attività di Lobbying.

Ancor peggio è sapere che il GENVAL − il "Gruppo per le questioni generali, valutazione compresa" del Consiglio dell'Unione Europea − sarebbe disposto ad appoggiare a sua volta le proposte restrittive, addirittura aggiungendovi l'obbligatorietà di valutazione psicologica per tutti coloro che richiedano un porto d'armi, con regole comuni nell'UE. Una proposta che, a quanto pare, verrebbe direttamente dalla Commissione Europea come reazione all'opposizione incontrata sino ad oggi. Secondo le fonti del Comitato e di Firearms United, le parole sarebbero state: "Se (i possessori d'armi) sono così arrabbiati, devono essere matti per forza."
Ancora una volta prendiamo atto della protervia e del disprezzo di un'élite di funzionari non eletti nei confronti dei cittadini dei paesi d'Europa!

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Ora più che mai è importante che tutte le categorie di possessori d'armi si uniscano per evitare che i nostri diritti divengano una cosa del passato!

Il lato positivo è che a livello del Parlamento Europeo − a cui spettano le decisioni − l'opposizione pare essere pressoché totale, e data l'insistenza della Commissione e di tutte le altre istituzioni citate, è probabile che essa divenga ancor più rigida, in tutte le commissioni dell'Europarlamento.

Nel frattempo ci sono molte cose che potete fare per sostenere lo sforzo del Comitato Direttiva 477 e di Firearms United: esprimere un parere negativo sulla pagina Facebook del CESC; partecipare, se non l'avete già fatto, alla petizione di Firearms United su Change.org; recarvi a Vicenza in occasione dello HIT Show del prossimo fine-settimana, per informarvi sulle ultime attività del Comitato ed aderirvi; e tenervi informati sulle pagine Facebook e sui siti ufficiali del Comitato Direttiva 477 e di Firearms United, nonché su all4shooters.com, per essere sempre pronti a supportare le future iniziative.

È inoltre importante che informiate parenti, amici, compagni ai poligoni di tiro, tutti coloro che conoscete, del pericolo che la nostra comunità corre. È particolarmente importante coinvolgere le categorie finora disinteressate (si pensi ai cacciatori più tradizionalisti), in quanto le restrizioni sulle B7 sono solo la punta dell'Iceberg in un piano già pronto da tempo che mira a imporre un disarmo forzato di tutto il continente europeo!

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Sostenete il Comitato Direttiva 477, che assieme a Firearms United si adopera per proteggere i nostri diritti anche a livello UE!

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