Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)

Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Una vista della replica di Pedersoli
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Sulla larga estensione della tacca di mira era riportato, nel primo lotto, il Mauser Banner
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Il calcio a pistola ricavato da unʼestensione sagomata del guardamano
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Vite a testa ovale 
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Le viti con testa ovale sono un bel poʼ

Se per almeno un trentennio, dopo le guerre napoleoniche, gli eserciti di tutte le nazioni dovettero tirare la cinghia per quanto riguarda l’ammodernamento delle armi, già nel 1855, in Italia, la Gazzetta Militare del Regno di Sardegna pubblicava una ricognizione di un ufficiale di fanteria sulle nuove armi leggere entrate in dotazione alle forze armate delle principali Nazioni d’Europa.

Se per la Prussia, dopo i tumulti del 1848, era stato violato il segreto delle avveniristiche armi a retrocarica di Dreyse, e la Baviera aveva adottato carabine sistema Thouvenin, altri Stati germanici minori erano ancora armati con fucili di vecchia concezione, benché Sassonia e Hannover fossero comunque passate alla cartuccia di carta, contenente polvere e palla, per il caricamento delle loro carabine a stelo.  Fu così che nel 1857 il Wurttemberg decise di adottare un nuovo fucile ad anima rigata che, superato il sistema Thouvenin, si avvaleva del più recenti studi del Minié.

Il fucile era ‒ cosa insolita per l’epoca ‒ di piccolo calibro, con diametro della palla pari a 13,8 mm, mentre il peso della stessa era di 16,2 g (250 grani). 

La canna era rigata e l’alzo era regolabile. Per l’uso della bacchetta si previde una bacchetta a più diametri che potesse infilarsi agevolmente nella sua sede anche quando fosse sporca per le fecce.

Passarono gli anni e le guerre, la Germania fu unificata per l’opera, soprattutto, di Bismarck. Fu una vera e propria rivoluzione, quella che vide il passaggio dalla Germania di Kant a quella di Bismarck, anche se non si sparò nemmeno un colpo. Forse perché, a differenza delle altre rivoluzioni più studiate sui libri di storia,  non incominciò con una rivolta, ma con le lettere del Fichte alla nazione tedesca.

Le vicissitudini continuarono fino alla Repubblica di Weimar, alla Seconda guerra mondiale, alla separazione e alla riunificazione. 

Ma se le guerre combattute e perse fecero smarrire gli archivi, ciò non avvenne per la memoria storica.

Tanto che la Mauser, il cui nome sarà sempre indissolubilmente legato alla storia della nazione germanica, decise di trarre dall’oblio il fucile del Württemberg. Ma non essendo attrezzata per produrre repliche di fucili ad avancarica, decise di ricorrere all’italianissima Pedersoli di Gardone Valtrompia. 

A testimonianza ulteriore, se servisse, che una certa italica esterofilia non è sempre giustificata. Anzi, all’estero apprezzano proprio le produzioni bresciane. Non mancavano, in Germania, i costruttori di repliche, ancorché di armi corte.

Ma quando una ditta come la Mauser, universalmente nota in tutto il mondo, decide di ricorrere a terzi per la replica di un proprio fucile, allora quei terzi devono essere veramente qualificati, almeno nell’opinione del committente che è poi quella che conta.

E quelle qualifiche in Italia c’erano.

Se aggiungiamo che il committente è esperto in materia d’armi, è forte di una considerazione mondiale conquistata con l’eccellenza dei propri prodotti e dispone dei modelli originali, l’attribuzione di un ordine è davvero un segno di assoluta stima nei confronti del fornitore al quale ci si rivolge. Specialmente se le specifiche dell’ordine, di duemila pezzi, sono redatte con teutonica pignoleria. 

Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Lʼincisione sulla canna riporta il modello dellʼarma
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Lʼaltra iscrizione riporta il committente e il reale costruttore
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Il massiccio cane schiacciava una capsula militare a quattro alette
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Il supporto del luminello è una chiara reminiscenza delle batterie a pietra
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Lʼinterno dellʼacciarino è molto curato, considerando che si tratta di un fucile militare

L’unica modernità consentita è l’apposizione del Mauser Banner sulla tacca di mira. Ma per il resto, l’identità con l’originale doveva essere assoluta, includendo in essa anche le viti ovali.

Naturalmente ciò che è ovale è la sola testa della vite, ma un particolare simile non si trova in commercio. Quelle viti, occorre farle ex novo. Chiedendosi, ovviamente, come mai fosse presente una testa di vite ovale in un fucile militare, arma in cui, specie dopo le guerre napoleoniche e ad onta delle esigenze di rinnovamento, il contenimento dei costi era tassativo. 

Solo la ricca Prussia poté permettersi di costruire 6000 fucili sistema Dreyse e di non distribuirli per conservare il segreto. Ma torniamo alle nostre viti. Ho avuto occasione di vedere un solo originale, anni fa, senza far caso a quel dettaglio. Non me ne ricordo, magari anche su quell’arma le viti erano così. Ma mi sembra singolare che a un particolare così insignificante per quanto attiene al funzionamento dell’arma sia stata attribuita una forma così costosa.

Forse il collezionista va a cercare spiegazioni a posteriori, per esempio rilevando che la testa ovale della vite, a due diametri,  ha una superficie maggiore rispetto a una testa tonda del diametro inferiore. Vero, ma ha una superficie di contatto più piccola rispetto a una testa tonda del diametro maggiore. Poiché, come si è detto, i diametri di una testa ovale sono due, tutto dipende da quale si prende in considerazione.

Probabilmente la spiegazione è semplice. Potrebbe essere, ad esempio, che il tornio che realizzò le viti dell’originale avesse perso una bronzina o che il mandrino per qualche motivo fosse diventato eccentrico. Occorre sempre rammentare, prima delle nostre sacrosante fisime di collezionisti, che all’epoca anche la più blasonata fabbrica d’armi non produsse documenti storici.

Siamo noi, doverosamente, a considerarli tali. Ma la fabbrica produsse, tutt’al più, pezzi d’officina, con la precisione conferita dalle macchine d’epoca. Che per quanto curate non furono mai precise quanto le nostre attuali.

Da un punto di vista militare, quando un fucile sparava era un buon fucile.

Se poi tirava bene, era da considerarsi ottimo per la truppa, indipendentemente dall’assoluta omogeneità e precisione dei dettagli.

Era sufficiente che le parti fossero intercambiabili tra loro senza richiedere troppi aggiustaggi, cosa che all’epoca era di per sé un conseguimento apprezzato.

Ricordiamoci che la reale intercambiabilità delle parti di un’arma giunse solo con il revolver Webley e solo in seguito a un ordine di diecimila pezzi. Giunto il 18 giugno 1887, ben dopo la realizzazione del fucile del Wurttemberg.

Cosa ci può essere di più intercambiabile di due viti esterne con lo stesso passo, indipendentemente dalla forma delle loro teste? Ma tant’è, così voleva il cliente e così è stato fatto.

La stessa precisione nel replicare il fucile è stata posta nella bacchetta. Infatti, tra i dettagli d’epoca fedelmente riprodotti, va rilevata la forma della bacchetta. È a ben quattro diametri, con due ingrossamenti e due diversi diametri alle estremità. A 6 mm nei tratti rettilinei corrispondono 10 mm all’ingrossamento centrale e al battipalla e 13 mm all’estremità in cui si avvita il cavapalle-cavastracci. L’ingrossamento nel punto in cui la bacchetta si blocca nel suo condotto è di 10,1 mm. Va da sé che le due estremità della bacchetta sono ricoperte in ottone per evitare di segnare la rigatura della canna. Una bacchetta di questo genere è di per sé testimone della cura costruttiva posta in questo fucile. 

Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
La molla della barra di scatto è sagomata
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Lʼincassatura è molto precisa

Qui una giustificazione funzionale c’è. La bacchetta scorre con assoluta dolcezza nel suo alloggiamento, visto che i punti di contatto sono pochi ed esattamente calibrati. Solo che una simile bacchetta, oggi, rappresenta un bel pezzo di meccanica. Deve essere realizzata al tornio, come l’originale, con la lunetta mobile. In tempi in cui le barre trafilate, in qualunque misura, sono commercialmente disponibili,  realizzare la bacchetta in quel modo è una follia grandiosa. Costa come una canna, o quasi. E non è immediatamente visibile, a differenza di molti vistosi orpelli. Qui non c’è solo rispetto della forma, ma anche molta costosa sostanza.

Analoga sostanza va rilevata nell’acciarino, che è completamente costruito a controllo numerico, consentendo quindi un’incassatura perfetta. All’interno, le molle sono entrambe sagomate e ben finite: la briglia è decisamente pian-parallela, a tutto vantaggio della dolcezza di funzionamento. 

Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Una luce cruda mette in evidenza il tubetto di acciaio incassato nel legno
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
La controbatteria è una semplice piastrina
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
La canna può essere rimossa per la pulizia

Non è un caso che lo scatto di questa Replica di Pedersoli del Mauser 1857 (Württemberger) sia decisamente di tipo match, con una partenza del cane dolcissima e senza alcun impuntamento o grattamento. Uno scatto di questo tipo andrebbe benissimo in una moderna carabina da caccia da usarsi con l’ottica. In costruzioni a cani esterni ho avuto modo di rilevarlo solo su fucili d’epoca di gran pregio. L’acciarino è tenuto in sito da due viti, di cui una posta sulla cartella. Le viti hanno la testa piatta che era compatibile con la cura dell’arma e pertanto con i ripetuti smontaggi per la pulizia. Considerando che la manutenzione era affidata al soldato di leva, anche il prussiano addestramento doveva tener conto della non omogeneità della truppa. La testa piatta risolveva molti problemi.

Al primo lotto di produzione, tutto marcato con il Mauser Banner e acquistato dal committente, ne è seguito immediatamente un altro, dal quale è sparito l’anacronistico logo della Mauser e al quale sono state applicate alcune piccole ma importanti migliorie.

Del tutto inconsuete, queste ultime, anzi straordinarie. Già, perché di solito le cosiddette migliorie sono tese all’abbattimento dei costi. Qui abbiamo un caso, più unico che raro, in cui le migliorie costano di più rispetto all’assoluta fedeltà all’originale.

La stessa precisione nel replicare il fucile è stata posta nella bacchetta. Infatti, tra i dettagli d’epoca fedelmente riprodotti, va rilevata la forma della bacchetta. È a ben quattro diametri, con due ingrossamenti e due diversi diametri alle estremità. A 6 mm nei tratti rettilinei corrispondono 10 mm all’ingrossamento centrale e al battipalla e 13 mm all’estremità in cui si avvita il cavapalle-cavastracci. 

Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Le varie sezioni di una bacchetta
Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Il bocchino con la sua maglietta

L’ingrossamento nel punto in cui la bacchetta si blocca nel suo condotto è di 10,1 mm. Va da sé che le due estremità della bacchetta sono ricoperte in ottone per evitare di segnare la rigatura della canna. Una bacchetta di questo genere è di per sé testimone della cura costruttiva posta in questo fucile.

Qui una giustificazione funzionale c’è. La bacchetta scorre con assoluta dolcezza nel suo alloggiamento, visto che i punti di contatto sono pochi ed esattamente calibrati. Solo che una simile bacchetta, oggi, rappresenta un bel pezzo di meccanica. Deve essere realizzata al tornio, come l’originale, con la lunetta mobile. In tempi in cui le barre trafilate, in qualunque misura, sono commercialmente disponibili,  realizzare la bacchetta in quel modo è una follia grandiosa. Costa come una canna, o quasi. E non è immediatamente visibile, a differenza di molti vistosi orpelli. Qui non c’è solo rispetto della forma, ma anche molta costosa sostanza.

Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Lʼalzo è ottimistico: 1000 m. La vite serve a non stressare il tubetto dentato

Analoga sostanza va rilevata nell’acciarino, che è completamente costruito a controllo numerico, consentendo quindi un’incassatura perfetta. All’interno, le molle sono entrambe sagomate e ben finite: la briglia è decisamente pian-parallela, a tutto vantaggio della dolcezza di funzionamento. Non è un caso che lo scatto di questo fucile sia decisamente di tipo match, con una partenza del cane dolcissima e senza alcun impuntamento o grattamento. Uno scatto di questo tipo andrebbe benissimo in una moderna carabina da caccia da usarsi con l’ottica. In costruzioni a cani esterni ho avuto modo di rilevarlo solo su fucili d’epoca di gran pregio. L’acciarino è tenuto in sito da due viti, di cui una posta sulla cartella. Le viti hanno la testa piatta che era compatibile con la cura dell’arma e pertanto con i ripetuti smontaggi per la pulizia. Considerando che la manutenzione era affidata al soldato di leva, anche il prussiano addestramento doveva tener conto della non omogeneità della truppa. La testa piatta risolveva molti problemi.

Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Il grilletto è zigrinato per una buona sensibilità anche con mani fredde. Lo scatto è davvero encomiabile

La tacca di mira, per fare un esempio, nell’originale era a frizione su un tubetto dentato. La tenuta di quest’ultimo era aleatoria, tanto che si potevano temere sia starature involontarie della tacca sia il logorio del tubetto dentato, con conseguente imprecisione della mira. Una vite laterale, da serrarsi con un cacciavite, blocca ora la tacca nella posizione voluta. Va da sé che tutto ciò che si aggiunge ha un costo, sia pur minimo. Ma per un fucile che verosimilmente sarà impiegato nelle competizioni di tiro ad avancarica questo costo è giustificatissimo. La tacca stessa è stata leggermente allargata, visto che la collimazione con tacca a “v” di dimensioni minuscole era altrettanto difficile di quella diabolicamente punitiva dell’italico Mannlicher-Carcano, in cui la difficoltà di collimazione faceva il paio con la complicatissima descrizione del manuale militare, che voleva definire tutto senza far ricorso a un disegno.  Altre due piccole modifiche consistono nell’aver inserito un tubetto di acciaio, annegato nel legno, sotto la maglietta che trattiene il bocchino, e nell’aver inserito un analogo tubetto sotto la vite che trattiene la batteria. Le cronache dell’epoca riportano che il bocchino, dopo un certo periodo di uso, diventava malfermo. Con la nuova soluzione ciò non avviene più. Piccole cose, ma problemi risolti. 

Come nell’originale e nel primo lotto, il calcio è in legno di noce, realizzato in un sol pezzo. È una soluzione costosa. Innanzitutto per l’essenza usata, che resta quella d’epoca anziché essere rimpiazzata da più economici legni africani. E poi perché in un pezzo così lungo è davvero facile trovare imperfezioni che costringano a scartare un calcio già lavorato di macchina. Il costo del calcio, quindi è quello del legno più quello della lavorazione più quello degli scarti. Un calcio non economico, ma adatto alla classe dell’arma.

Il fucile, con le caratteristiche che presenta, va considerato decisamente economico e con un eccellente rapporto qualità/prezzo. Non che il costruttore si sia messo a fare beneficenza. Un imprenditore ha sempre il dovere di massimizzare i profitti, purché non ne sia snaturato il prodotto e sia soddisfatto il cliente. Ma se l’imprenditore è anche appassionato, alcuni parametri assumono più importanza di altri. Nella categoria di tiro di questo fucile imperavano gli Enfield. Chi ne aveva acquistato uno, poteva essere restio a una sostituzione che lo avrebbe costretto a studiare nuovamente palle e dosi. Ecco che per invogliare questa categoria di tiratori a provare le eccellenti prestazioni del Württembergisches Mauser occorreva che il prezzo fosse davvero ragionevole. Cosa che è avvenuta e che ha consentito straordinari risultati nella categoria d’appartenenza.

Replica Pedersoli Mauser 1857 (Württemberger)
Pedersoli Mauser 1857: rosata

Il bersaglio di cui pubblichiamo la fotocopia è stato realizzato da un collaboratore di Pedersoli, ben noto negli ambienti del tiro ad avancarica, con palla Minié da 520 grani, calibrata a 13,89 mm, e una dose di 48 grani di polvere svizzera numero 2. Palla grassata e niente borraggio. Se vi potevano essere dubbi sulla precisione dell’arma,  una rosata di questo genere li elimina tutti.

Gallerie fotografiche