Nelle domande che spesso ricevo dai ragazzi che si apprestano alla caccia e alla cinofilia con i loro primi cani da ferma da crescere sul campo la mia risposta non può mai prescindere da quel selvatico autentico e selettivo che è la coturnix coturnix, la quaglia selvatica, ogni altra imitazione non vale.
Caccia alle quaglie in Bosnia Erzegovina

Ogni limite attribuito a questo piccolo quanto abile gallinaceo è frutto di poca osservazione a mio parere del selvatico e dei suoi comportamenti naturali che ovviamente cambiano e si adattano al territorio in cui questo si trova. Cacciare quaglie nel mio immaginario e poi nella realtà, ha sempre rappresentato colline accarezzate dal vento o prati e altopiani di montagna; campi coltivati e incolti che si alternano, quindi territorio misto in cui la ventilazione è quasi sempre presente e diversa nelle varie ore del giorno. Nessun ambiente uniforme o coltura intensiva quindi, monotono o artificiale nella forma e nella sostanza, ma ambienti in cui la leggera emanazione di questi selvatici è presente in modo naturale dove le quaglie si muovono e vivono, contesti autentici insomma, che permettono a me e ai cani di confrontarci con le astuzie e i repentini cambiamenti che contraddistinguono la difficoltà e la bellezza di questa sfida.
Questo modo antico e per me anche l'unico di interpretare la caccia alla quaglia non tiene particolarmente ai numeri è ovvio, il prezzo da scontare a favore della qualità degli incontri, che avvengono quindi sempre con una buona ventilazione e dove i cani possono esprimersi mostrando pregi e difetti senza il bisogno per il cacciatore di avere chissà quante occasioni prima di vedere consolidate le capacità del proprio cane che dovrà quindi impegnarsi senza sconti, sia nella cerca e nel reperimento dei selvatici, poi nella correttezza della ferma e nella giusta distanza da mantenere nella guidata a cui spesso le quaglie costringono i cani prima del volo. In questa caccia non potranno non emergere l'equilibrio e l'intelligenza dei cani che dovranno adeguare anche il metodo di cerca nei confronti di un selvatico sempre pronto a sottrarsi e praticamente inesistente per quei cani che di fronte agli spazi aperti decidono di prendere il largo senza essere minuziosi e attenti alle leggere emanazioni, percettibili soltanto con una moderazione della velocità e del raggio di azione, a favore di un metodo più dettagliato di ricerca per non sprecare buone occasioni e correre inutilmente su grandi estensioni per lasciare il cacciatore attonito vedendo magari le quaglie saltare via davanti al proprio passaggio senza aver visto la ferma del proprio cane. Altro fattore positivo di questa caccia è la buona distribuzione e la salute di cui gode questo selvatico; difficilmente infatti dove incontriamo una quaglia si tratterà di un caso isolato, approfondendo le ricerche ne troveremo molto probabilmente qualche altra nelle vicinanze o nella zona.

Questa possibilità ripetuta di incontro e la visibilità che solitamente ci offrono i luoghi in cui questa caccia si pratica, ci permettono di osservare, capire e forse correggere nell'arco di un tempo limitato anche gli atteggiamenti scorretti e i possibili errori dei nostri cani. Un giovane troppo nevrile o poco incline alla collaborazione e al consenso nei confronti di altri cani potrà essere ripreso, accompagnato magari sugli incontri successivi e corretto. Nel momento invece in cui tutto si svolgerà correttamente dalla ferma al riporto, ancora una volta la possibilità di osservazione ci consentirà di premiare il cane che ha ben svolto il proprio lavoro senza incertezze consolidando così i suoi atteggiamenti. Se qualcuno insiste sconsigliando la quaglia perchè potrebbe compromettere lo stile del cane da ferma con movimenti di coda inadeguati e naso a terra mi sento di dissentire e di dire a ragion veduta che quei cani avevano già nel proprio corredo genetico quelle scorrettezze innate ed emerse semplicemente nell'occasione della caccia alla quaglia. Certo è, come stiamo cercando di dire dall'inizio, non tutti i luoghi sono uguali e consoni all'addestramento dei cani perché di fondamentale importanza è da parte del cacciatore la valutazione e la scelta di territori con buona ventilazione, tale da permettere una buona olfattazione ai cani che potranno cercare nel vento e non a terra le tracce olfattive dei selvatici presenti. Osservate quindi l'esposizione ai venti del luogo di caccia e tenete anche in considerazione l'importanza di una buona umidità che possa permettere ai cani di lavorare con maggiore successo sulle emanazioni presenti.
Detto ciò, dal punto di vista cinotecnico c'è a mio parere davvero molto da apprendere e da godere durante una giornata di caccia alle quaglie, prezioso selvatico, tesoro della cinofilia. Se dovessi fare un esempio pratico di un luogo esatto con le caratteristiche sopra descritte, oltre alle colline del nostro paese dove resistono stoppie di cereali, incolti e medicai purtroppo sempre più rari da vedere in autunno a causa dei ritmi ossessivi dell'agricoltura intensiva, il mio luogo del cuore è l'altopiano in Bosnia Erzegovina dove torno d'estate a respirare un sapore antico, di vita che scorre lenta nel segno della più semplice ruralità e della caccia più autentica. A Nevesinje fra agosto e settembre incontro le quaglie che hanno trascorso tutta l'estate in quei luoghi e che spesso sono nate in primavera proprio lì, fra quei canali umidi che dividono campi coltivati e prati naturali, dove le temperature sono sempre fresche e gradevoli e i cani sembrano non volersi fermare mai. Il senso di libertà e di pace profonde sono i motivi principali che mi spingono a fare ore di macchina e chilometri sotto il sole estivo per arrivare poi a fermare il tempo per qualche giorno vivendo la caccia che i miei nonni tentavano di raccontarmi e che lì prende forma e mi rigenera facendomi riassaporare la bellezza del mondo lontano dal caos almeno per il tempo del mio soggiorno. Le amicizie che ho trovato in quei luoghi sono solide e vere come le rocce di quelle montagne, presenti quasi ovunque e caratteristiche di un territorio da vivere e da scoprire con attenzione e rispetto. Sono soprattutto di un giovane setter all'inizio della sua terza stagione forse da protagonista le migliori azioni che ho visto realizzarsi nel mio viaggio estivo in cui aspettavo delle conferme fortunatamente arrivate. Ho svolto con i miei quattro cani dei turni separati e regolari, dando la precedenza ovviamente alla formazione dei soggetti più giovani e bisognosi di incontri. La stagione riproduttiva è stata positiva e le quaglie ci sono, ma come sempre qui la ricerca avviene su un immenso territorio in cui i selvatici sono naturalmente distribuiti e mai concentrati, quindi per i cani il lavoro di ricerca è impegnativo quanto entusiasmante, la soddisfazione per il cacciatore reale, vedendo i propri cani cercare e trovare selvatici e non al contrario, portando i cani ad incontrarli, la differenza sembra sottile, ma è sostanziale.
Aspetti tecnici e curiosità

Durante queste giornate di caccia ho utilizzato un semiautomatico Benelli Beccaccia Supreme calibro 20, fucile molto leggero e piacevole da trasportare nella caccia vagante. L'arma ha dato ancora una volta prova di essere un fucile versatile non solo quindi indicata alla caccia nel bosco, ma date le sue caratteristiche, declinabile nelle varie forme di caccia con il cane da ferma. La sua canna da 61 cm apparentemente più lunga data la forma abbreviata dell'astina si presta per i tiri nelle brevi e medie distanze come appunto lo sono quelli della caccia alla quaglia. Rapido alla spalla e facile da brandeggiare il Benelli Beccaccia Supreme è stato un ottimo compagno di caccia in un ambiente vario dove non di rado capita di saltare fossati e attraversare zone di vegetazione più fitta e un'arma leggera e sicura non rappresenta un dettaglio trascurabile. Per quanto riguarda le cartucce, nessun dubbio ormai da qualche anno impiegando per il calibro 20 nel periodo estivo e autunnale la cartuccia F2 Extra, una cartuccia con dose da 28 grammi in piombo 10 molto costante grazie alla polvere F2, insensibile ai cambi spesso repentini di temperatura e umidità dell'altopiano dove dal fresco umido delle prime ore mattutine capita nel giro di qualche ora di trovarsi con condizioni di caldo asciutto per il resto della giornata.