Niente storno, almeno per un mese. Il Tar della Liguria ha accolto l’istanza cautelare di Enpa, Lav e Lac e ha sospeso la caccia in deroga allo storno, che la delibera della Giunta Toti aveva autorizzato nel periodo compreso tra il 25 settembre e il 15 dicembre.
La decisione del governo regionale perde dunque la propria efficacia almeno fino al 27 ottobre, data nella quale è stata stabilita la discussione di merito in Camera di Consiglio.
La sentenza: accolta l’istanza cautelare
La sospensione della caccia in deroga allo storno nasce infatti da “una situazione di estrema gravità e urgenza, tale da non consentire la dilazione fino alla data della Camera di Consiglio”: con la sentenza 725 del 2016 il presidente facente funzioni Luca Morbelli ha preso atto dei rilievi di Ente Nazionale Protezione Animali, Lega Antivivisezione e Lega per l’Abolizione della Caccia e si è avvalso del proprio potere monocratico per sospendere la delibera prima della discussione collegiale.
Il testo della sentenza non interviene nei dettagli della questione e si limita ad applicare il principio di precauzione: se anche la misura fosse volta a tutelare la produzione di olive, non si tratta di un motivo sufficiente a giustificare l’abbattimento di 11.000 esemplari. Almeno per il momento, è stata premiata la linea dei ricorrenti: la delibera iniziale comprendeva territori troppo vasti e includeva comuni liguri che non possono essere classificati come olivicoli.
E allora dal 3 ottobre, data di deposito della sentenza, in Liguria l’abbattimento dello storno torna a essere una violazione della legge penale, irrigidita dal sequestro del fucile e degli animali abbattuti come sanzioni accessorie.
Gli ambientalisti: è stop a una frangia del mondo venatorio
La notizia ha già avuto ampia risonanza nella regione e Il Secolo XIX è riuscito a raccogliere le prime impressioni dei diversi attori coinvolti. Secondo Guglielmo Jansen, che nell’occasione si è espresso a nome delle tre associazioni ricorrenti, “la Regione continua a distogliere risorse economiche ed energie di funzionari e dirigenti per fotocopiare e riapprovare senza vergogna delibere che sono da anni oggetto delle motivate censure dei giudici amministrativi; il tutto solo per accontentare i piccoli capricci di una frangia minoritaria del mondo venatorio. Sarebbe ora di finirla e di occuparsi di cose più serie e urgenti”.
In attesa della sentenza di merito, la Regione respinge le accuse al mittente: il provvedimento di caccia in deroga allo storno aveva ricevuto parere preventivo favorevole da parte dell’Ispra.
Ma la giustizia è sovrana: e le doppiette dovranno restare in cassaforte, almeno fino al 27 ottobre. Almeno.