La Vipera aspis in Italia: la testimonianza dell'esperto Gualberto Tiberi

Iniziamo questo articolo dando la parola al suo protagonista, ovvero Gualberto Tiberi: “Nato nel 1950 nei dintorni dell’Aquila, sin dall'età prescolare sono stato rapito dalle cose naturali, mi sono dedicato da autodidatta allo studio degli animali in tutte le sue classi. Gli studi di micologia mi hanno poi dato un grosso aiuto, dovendo frequentare i vari ecosistemi presenti nei boschi italiani e stranieri. Il fare ricerca sui miceti mi ha consentito di confrontarmi sia con cenosi botaniche sia con quelle zoologiche. L'attività principale di micologo non mi impedisce di continuare a ficcare il naso in vari ecosistemi, come ad esempio la macchia mediterranea, dove regolarmente incontro la nostra Vipera aspis e le sue sottospecie”. Sono stato il relatore del convegno sulla Vipera aspis che si è svolto il 14 aprile 2023 nella sede del Gruppo Amatoriale Micologico Ecologico Lidense. Ad onore del vero non eravamo in tanti o, meglio, eravamo molti di meno di quelli che avrebbero dovuto avere interesse per i temi trattati nel corso del convegno, ovvero una lunga disamina delle abitudini a caratteristiche principali di questo rettile”.

“A livello nazionale, si contano quattro specie delle quali una, la Vipera degli Orsini, tipica dell’Abruzzo e dei Monti Sibillini, viene considerata dagli esperti una mezza vipera in relazione al suo ridotto potenziale di velenosità.

Delle altre, due sono presenti negli aerali del Nord Italia (Liguria e monti del Carso) mentre la più comune è diffusa su tutto il territorio ad eccezione della Sardegna, dove sono tutt’ora in corso studi per capire i motivi naturali che ne impediscono la presenza, nonostante diversi tentativi di introduzione”.

Gualberto ha dato dimostrazione di essere veramente un esperto in materia, fornendo nel corso del convegno, innumerevoli dettagli tecnico scientifici. Alcuni di questi dettagli, li ho fissati e recepiti con attenzione perché a me sconosciuti ma anche per averli considerati una sorpresa dettata dall’ignoranza della questione.

In particolare, il ridotto areale nella quale la vipera vive e si nutre delle sue prede che sono prevalentemente topi, rospi, lucertole, uccelli, ecc. La Vipera aspis normalmente occupa un’area che va dai 22 mq fino ad arrivare a circa 40/41 mq di superficie. È per questo, che Gualberto ripete spesso che conosce ogni luogo dove le vipere sono presenti nelle zone da lui frequentate e che sarebbe in grado (se nel frattempo non predate da rapaci e cinghiali) di ritrovarle più o meno nel medesimo punto.

Altra caratteristica importante è quella della modalità e della portata dell’attacco da parte della vipera. Da studi fatti, ma anche da esperienze dirette di Gualberto, la vipera per potersi dare la spinta necessaria per attaccare per mordere (un uomo, un cane o una preda qualsiasi) deve essere posata su una superficie per il 100% della sua lunghezza. Questo è dovuto alla sua struttura vertebrale che le consente di imprimere la spinta necessaria all’attacco, il quale in ogni caso, non va oltre un terzo della sua lunghezza. Se ad esempio la vipera fosse lunga 60 cm (misura comunque eccezionale) la portata del suo attacco non andrebbe oltre i 20 cm. Questo aiuta a capire perché gli attacchi di vipera coinvolgono in maniera più rilevante i cani piuttosto che le persone che normalmente sono in posizione eretta, al netto di azioni non opportune quando si va per funghi, asparagi selvatici eccetera.

È sempre bene fare rumore e avvertire della nostra presenza, un eventuale rettile presente mentre non è opportuno ficcare le mani nude tra sassi arbusti eccetera; meglio utilizzare sempre un bastone per sondare la zona in cui si intende raccogliere qualcosa.

In foto e sempre per gentile concessione del sig. Gualberto, una Vipera aspis con una forma di melanismo che potrebbe indurre a non riconoscerla. In questi casi comunque rari, è bene fare sempre attenzione agli altri particolari come il tratto terminale della coda e la pupilla verticale. 

Individuare una vipera tra i tanti serpenti innocui è relativamente semplice. Dico relativamente perché, se l’incontro è tranquillo, nel senso che uno ha la possibilità di osservarla paciosa che prende il sole, allora è anche possibile scorgere i dettagli giusti, ma non sempre è così perché lei appena avverte un rumore o una presenza anomala, tende a scappare per nascondersi e per proteggersi. Le caratteristiche principali che caratterizzano la Vipera aspis, sono le pupille in verticale (diversamente dagli altri serpenti che le hanno orizzontali) e la coda che nell’ultimo tratto terminale (circa 10 cm) si riduce notevolmente di diametro rispetto al resto del corpo. Riconoscere una vipera dal colore non sempre è facile anche perché, come si può vedere nelle foto, ci potrebbero anche essere soggetti con forme genetiche alterate come quella che vi mostriamo.

Gualberto Tiberi ha messo in risalto la funzione che la vipera svolge in natura e si è sentito in dovere di mettere in guardia le persone come noi cacciatori amanti della natura a 360 gradi quindi solitamente anche raccoglitori di funghi, asparagi dai rischi, a dire il vero statisticamente minimi (1-2 decessi all’anno) a fronte di circa 200 morsi da attacco quindi, con una incidenza di mortalità decisamente ridotta rispetto, ad esempio ai decessi per punture di insetti e conseguente shock anafilattico.

Semmai il problema vero lo è per i nostri ausiliari, i quali non partecipano ai convegni e non conoscono il Gualberto Tiberi ma sono attratti dal movimento del rettile e, curiosi, si avvicinano a portata di attacco che solitamente interessa il loro naso in quanto parte più prospiciente e priva di pelo.

Gualberto ci mostra il particolare dei denti di una aspis femmina incontrata nel Parco di Castelfusano (Lido di Ostia). Facendo attenzione, alla base dei denti è possibile notare la sacca nella quale è contenuto il potente veleno di natura emotossica contenente metalli ed altre sostanze particolarmente nocive.

In questi casi che fare? Importante è di evitare le zone dove l’anno precedente voi stessi o i vostri amici, ne avete incontrata qualcuna perché - statene certi - più o meno lì ci sarà ancora. Portarsi dietro il siero avendo la certezza della sua corretta conservazione (e quindi efficacia) non è così semplice. Gualberto ci ha mostrato un attrezzo elettrico simile a una torcia appiattita, distribuito anche in Italia, con il quale seguendo una procedura e applicandone gli elettrodi alternativamente sui due fori corrispondenti al morso, emette una corrente che agisce sul veleno dissociandolo a livello molecolare e quindi rendendolo quasi innocuo. Ovviamente il fattore tempo è determinante e non sempre in caso di attacco al cane si riesce a intervenire prontamente a causa della vegetazione o semplicemente perché il cane è uscito fuori dal vostro raggio visivo. Il mio personale consiglio, soprattutto nel periodo della preapertura, prove e apertura, è quello di avere sempre il riferimento di un veterinario della zona frequentata e lì portare immediatamente il vostro cane per le cure del caso. Spesso si riescono a ottenere buoni risultati e una ripresa adeguata. Qualche volta purtroppo rimangono postumi importanti e tra questi la perdita dell’olfatto che per un cane da caccia è la vita.

Altra smentita di dovere da parte di Tiberi rispetto a luoghi comuni che riguardano la vipera, è che questa non si arrampica sugli arbusti e tanto meno su alberi; quindi è sempre per terra che dobbiamo guardare attentamente facendoci strada con l’immancabile bastone.

In definitiva, quello condotto da Gualberto Tiberi è stato un convegno molto interessante, con un relatore preparato che ha esposto e spiegato l'argomento in maniera chiara semplice e coinvolgente. L’occasione è stata altresì propizia, per un incontro tra amanti della natura, verso i quali non ci può essere alcuna contrapposizione perché è nello stesso ambiente che ciascuno di noi a modo proprio, trova piacere e serenità di spirito.

Non mancheremo di incontrare nuovamente Gualberto Tiberi al quale le vipere hanno riservato ben quattro morsi (due dei quali molto seri) ma che da naturalista convinto, non ha smesso di studiare e amare questi rettili sempre meno presenti sui nostri territori a causa delle colture intensive a di altri fattori climatici.

“Il serpente cambia pelle ma non la sua natura “

(proverbio africano)

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