Noi cacciatori sentinelle dell’ambiente. Siamo una risorsa e non un problema

Ditemi chi di noi cacciatori non si imbatte o si è imbattuto più o meno costantemente in spregevoli situazioni di degrado ambientale, rinvenendo anche in punti quasi inaccessibili (ma è proprio per questo che è più facile occultare il misfatto), cumuli di calcinacci frutto prevalente di manutenzione in appartamenti privati, cataste di pneumatici logori non regolarmente avviati al regolare smaltimento come la legge imporrebbe, vecchi elettrodomestici in primis lavatrici, frigoriferi (nei quali circuiti interni ci sono ancora gas pericolosi), abbandonati senza un briciolo di coscienza ai bordi di strade di campagna.

Se mancano i controlli aumenta il degrado ambientale

Qui possiamo vedere una struttura fatta con cannucce naturali ancora in piedi, vicino possiamo notare passeggini abbandonati e addirittura carrelli della spesa sottratti ad un supermercato.

Dove stanno i controlli sul territorio? Che fine hanno fatto gli enti che dovrebbero vigilare? La triste constatazione e che siamo di fronte al vuoto assoluto e quindi, la libertà incondizionata di coloro che non hanno a cuore l’ambiente. Di fatto, gli è consentito o meglio non adeguatamente impedito, di reiterare nei loro comportamenti scellerati. Questi malfattori non vivono e non amano il territorio come invece facciamo noi. Un bosco ricco di vegetazione, un campo seminato a grano o a girasoli, una maggese pronta alla semina, sono per noi cacciatori come l’acqua per i pesci o come l’aria che respiriamo quindi indispensabili.

Le grandi metropoli come ad esempio Roma, già fortemente limitate come territori dove poter esercitare l’attività venatoria, sono altresì penalizzate da fenomeni ormai incancreniti dove ormai l’emergenza è diventata stabile routine. Un esempio su tutti giusto perché è il mio territorio, è la Riserva naturale di Decima Malafede, un parco istituito nel 1997 che copre una superficie di 6.147 ettari nel quadrante a Sud della Capitale e parzialmente in quello della limitrofa Pomezia.

Una mini tendopoli, probabilmente rifugio di una o più famiglie, il tutto in stato di totale abbandono. La classica situazione che fa male al cuore del cacciatore e a tutti i veri amanti della natura.

Un territorio dove insiste un campo nomadi nelle cui vicinanze sono visibilmente abbandonate carcasse di auto date a fuoco e certamente di provenienza furtiva. Cumuli di rifiuti in genere che ogni estate vengono dati a fuoco e che così facendo rischiano di interessare le adiacenti aree boschive di interesse non solo agricolo ma anche faunistico e forestale. Prostituzione dilagante con merce umana bene in vista, le solite buche perché a Roma guai se dovessero mancare e chi più ne ha più ne metta. Senza poi contare i numerosi accampamenti abusivi da parte di extracomunitari arrivati in Italia totalmente indisturbati se non addirittura accompagnati. Allestiscono vere e proprie tendopoli a ridosso di centri commerciali il più delle volte all’interno del GRA. Tutto intorno a questi insediamenti, si trovano sparse centinaia o forse migliaia di bottiglie e di lattine frutto di tranquille bisbocce serali. Che pena vedere il territorio così maltrattato e che rabbia riscontrare che da un comune cittadino pretendono la differenziata e in generale il rispetto delle norme come giusto che sia ma per tutti.

Non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere

Ma le vediamo solo noi queste deturpazioni, questi abusi e questa continua violenza all’ambiente oppure qualcosa nella catena del controllo del territorio andrebbe rivista seriamente?    

La verità è che spesso si vedono le pagliuzze e non le travi. Il cittadino in questo caso anche cacciatore, non capisce ed è confuso come del resto la maggior parte degli abitanti delle grandi città laddove stressati dal traffico, impauriti dalle buche che sono vere e proprie voragini senza fondo, si è costretti a vivere nostro malgrado in un contesto che vorremmo diverso.

Dimenticavo il Biondo Tevere che nelle sue anse ha cullato Remo e Romolo. Ora è pieno anch’esso di plastica, di abusivismo lungo le sue sponde, di bombole che galleggiano pigramente in attesa di arrivare fino alla foce e da questa in mare aperto. Il colore del fiume è cambiato. Di biondo non ha più nulla. Il suo colore è indefinito e se proprio dovessi abbinare qualcosa per abbinarlo alla sua tonalità, direi un bel marroncino prodotto da dissenteria (poveri pesci e che pena per la fauna acquatica in generale).

I veri nemici dell’ambiente non sono i cacciatori

Non mi stancherò mai di ripeterlo. Il problema per l’ambiente non siamo noi cacciatori ma chi deturpa deliberatamente, chi non svolge correttamente il suo ruolo di vigilanza e di contrasto, della politica asservita spesso a lottizzatori senza scrupoli e infine a falsi ambientalisti che si riempiono solo la bocca perché fa chic ma che nella realtà sono complici delle nefandezze ai danni del territorio proprio perché preferiscono vedere la pagliuzza (contro i cacciatori) ma non vedono le travi (tutto il resto che sta uccidendo veramente il patrimonio faunistico e forestale).

Sentiamoci onorati di essere definiti sentinelle dell’ambiente in quanto nella realtà lo siamo concretamente.

 “La Nazione che distrugge il proprio suolo, distrugge se stessa “ (Franklin Delano Roosevelt)

VIVA LA CACCIA E VIVA I CACCIATORI

Video: Cacciatori e la gestione del territorio