Che si svolga nei campi coltivati di valle o all’interno dei boschi in cui sono ormai mature le bacche di edera, la caccia ai colombacci nella stagione invernale sa mettere alla prova e dunque anche appagare gli appassionati cacciatori che adattano agli ambienti e alle abitudini di questi selvatici le proprie tattiche venatorie.
Sono passate ormai le belle giornate in cui le attese si consumavano all’interno dei palchi o nei boschi di leccio e quercia in cui i colombacci sono soliti trascorrere i mesi autunnali subito dopo la loro migrazione.
Ora i numerosi stormi di colombacci giunti dai cieli dell’Europa settentrionale si sono aggregati ai tanti ormai stanziali e nidificanti formando contingenti importanti che conoscono di anno in anno sempre meglio i luoghi ideali per poter trovare sostentamento e riparo e puntualmente tornano a visitarli.
Caccia ai colombacci con le aste
Lo sanno bene i cacciatori dediti a questo selvatico che seguono attentamente gli spostamenti dei colombacci dedicando tempo e attenzione alla scelta del sito più idoneo in cui attenderli ed insidiarli.
A seconda della conformazione del territorio e delle abitudini verranno poi adattate le tecniche di caccia e richiamo da sfruttare al meglio.
Se si scoprono infatti i colombacci abituati a frequentare un bosco di edere la migliore soluzione sarà la caccia attraverso l’utilizzo delle aste.
I cimbelli posizionati sugli stantuffi e altri stampi nelle vicinanze simuleranno i selvatici in arrivo e in pastura, invitando i colombacci ad avvicinarsi e sostare nei pressi dell’appostamento temporaneo che nel frattempo il cacciatore avrà provveduto a collocare nelle immediate vicinanze degli alberi a cui sono ancorate le aste.
Una caccia sicuramente di attesa, che richiede pazienza e attenzione per non sciupare preziose occasioni che potranno presentarsi anche nei momenti più inaspettati.
Nelle giornate invernali i colombacci fanno infatti più volte ritorno ai luoghi di pastura durante il giorno soprattutto nelle ore centrali della mattinata.
Sarà opportuno nel caso in cui questi uccelli siano frequentatori abituali del luogo non uscire mai allo scoperto, restando ben nascosti all’interno dell’appostamento provvisorio e sparando possibilmente a fermo, sempre ovviamente a tiro utile.
Non saranno tiri esaltanti ed emozionanti come quelli effettuati al volo ma la maggiore soddisfazione è data in questi casi dalle curate dei selvatici sul gioco dei richiami e degli stampi e dunque dalla riuscita della tesa allestita.
Convincere selvatici ormai maliziosi ed elusivi a fermarsi nella posizione da noi prescelta non è cosa semplice infatti.
Senza commettere errori le occasioni in una buona giornata di caccia possono essere molte e il divertimento assicurato.
In questa tipologia di caccia fucili basculanti con selettore oppure con sistema di scatto bigrillo possono dare sicuramente modo al cacciatore di adeguare alle distanze la cartuccia e il grado di strozzatura da utilizzare.
Solitamente la scelta ricade su munizioni con buone dosi fra i 36 e i 38 grammi per il calibro 12 di piombo numero 7 o 6 in prima canna e 5 in seconda.
Dosi standard e pallini dal diametro efficace sono preferibili anche per i calibri minori che qui, soprattutto nel tiro a fermo possono trovare giusto impiego e mettere meno in allarme i colombacci con il fragore ridotto dello sparo.
Caccia ai colombacci dal campo
Simile, ma più elaborata nei preparativi è la caccia dal campo con volantini e cimbelli da richiamo.
In questi spazi aperti l’allestimento dell’appostamento temporaneo deve essere particolarmente minuzioso ma allo stesso tempo passare inosservato per i colombacci che sono soliti notare ed evitare cambiamenti improvvisi nei luoghi abitualmente frequentati.
Le colture interessate sono solitamente i campi tagliati di mais che offrono abbondante sostentamento anche facilmente reperibile a terra per i colombacci.
Le tecniche di richiamo ricordano in questo caso molto la caccia dal palco, pur svolgendosi a terra infatti solitamente i cacciatori all’avvistamento di stormi di colombacci in transito o in arrivo, inviano prima i volantini a compiere un volo che incuriosisca ed avvicini i selvatici alla zona della tesa, per poi passare alla fase finale di convincimento e accostamento attraverso il movimento di stantuffi e palpe sui quali i piccioni simulano l’atterraggio al campo.
Solo negli ultimi istanti di curata con i selvatici ormai propensi alla sosta nel campo di pastura i cacciatori si mostreranno prontamente fuori dagli appostamenti per effettuare il tiro al volo. Il tempismo nel momento del tiro e ovviamente la precisione qui giocano un ruolo fondamentale.
Le distanze non sono mai proibitive per il primo colpo, ma visto lo spazio aperto aumenteranno velocemente, quindi oltre ai fucili semiautomatici dotati di canne di medie lunghezze e strozzature, sono consigliabili munizioni con dosi standard e magari borraggio in feltro in prima canna, per poi passare decisamente a dosi e piombature più energiche come seconda e terza soluzione, ideale il piombo 5 ovviamente con contenitore.
I colombacci “di passata”
Per quei cacciatori che decidono invece di attendere i colombacci all’uscita dai boschi di rimessa verso i luoghi di pastura o viceversa il rientro serale dei selvatici, cambiano decisamente metodi e fattori da tenere in considerazione.
Resta invariato e irrinunciabile il mimetismo con l’ambiente circostante, spesso spoglio e spento nei colori invernali che pertanto dovrà essere curato nel dettaglio anche attraverso un abbigliamento camouflage del cacciatore.
Attendere i colombacci “di passata” prevede infatti un riparo provvisorio spesso naturale, lungo le linee di transito dei selvatici, avvalendosi in qualche caso semplicemente di stampi nelle vicinanze e stando pronti al tiro rapido quasi sempre di stoccata all’arrivo dei selvatici.
Le fasi più intense sono ovviamente le prime ore del mattino e quelle del rientro serale in cui i colombacci si muovono singolarmente o in branco per spostarsi da un sito all’altro.
Qui i fucili semiautomatici possono dare qualche chance in più nel tiro al volo mettendo in conto che con questa tipologia di caccia occorre essere disposti a variare molto spesso le postazioni e i siti perché i colombacci svernanti sono molto propensi a variare le proprie linee di transito dopo aver individuato la direzione degli spari e dunque del pericolo.