Dagli inizi di dicembre, terminate le scorte alimentari di ghianda a disposizione così come le ultime sementi rimaste nei campi di stoppie ormai arati; potrete iniziare ad osservare gli spostamenti dei contingenti di colombi in pastura nel folto delle edere ricche di bacche ormai mature.
Hedera è un genere di piante della famiglia delle Araliaceae comprendente numerose specie, tra cui la comunissima edera (Hedera helix), pianta lianiforme rampicante, comune nei giardini e nei nostri boschi a qualsiasi altitudine; ha fusti lignificati ramosi, aderisce facilmente al substrato grazie alle radici avventizie aggrappanti, raccolte in tipici fascetti, portano in settembre o inizio ottobre piccoli fiori verdastri che poi producono da dicembre a marzo piccole bacche nerastre o giallognole contenenti due o tre noccioli di cui molte specie di volatili si nutrono.
Essendo l'edera pianta comunissima da reperire in ogni zona boreale è bene chiarire da subito per non crearci facili illusioni che non tutti i posti da edera sono anche posti da colombacci. Anzi, coloro che seguono e insidiano abitualmente questo selvatico, sanno che i siti prescelti e frequentati si ripetono quasi costantemente in questi periodi di anno in anno. I colombacci prediligono come sempre luoghi nascosti ed insospettabili, quell'angolo di bosco dimenticato e silenzioso, spesso i punti più profondi e difficilmente raggiungibili dei fossi o al contrario i punti più alti dei valloni da cui poter osservare ogni minimo pericolo in avvicinamento. Sarà molto raro poter godere la vista di un branco in pastura in un roccolo di edere facilmente raggiungibile e scoperto, capita invece mentre si procede nel folto di un sottobosco ombroso di venir sorpresi dal fragore del branco disturbato che si allontana da noi.
Pertanto è consigliabile far precedere la caccia da una attenta perlustrazione e osservazione dei luoghi più vocati. Evitando in ogni modo di essere visti dai selvatici, dobbiamo individuare da distanza di sicurezza gli alberi prescelti dai colombacci per la sosta di arrivo prima della pastura che puntualmente si ripeterà. In seguito, nelle ore serali in cui si è certi di non mettere in fuga i selvatici che scelgono sempre per dormitori altri siti rispetto a quelli di pastura, allestire qui un riparo nelle immediate vicinanze, curando nel particolare il mimetismo, senza tuttavia stravolgere minimamente l'ambiente circostante che insospettirebbe sicuramente la vista dei colombacci al successivo ritorno.
La caccia ed il tiro
Rispettate le poche ma fondamentali premesse che riguardano l'osservazione e la preparazione dei siti idonei, la caccia all'edera può dare buoni o anche ottimi risultati sia a chi ovviamente è specialista di questo selvatico e pertanto si avvarrà di tutti i migliori mezzi a disposizione come stampi, aste e zimbelli per avvicinare i selvatici, sia per chi vorrà semplicemente disporsi all'attesa convinto che stando ben nascosto nel suo riparo e sparando con criterio raccoglierà le sue emozioni.
Nel primo caso, allestendo cioè una vera e propria tesa, ci si potrà disporre ai limiti del bosco intercettando la linea di affilo dei colombacci contando di farli scendere nel punto da noi scelto e giudicato più congeniale al tiro. Nel secondo caso invece dovremo ovviamente addentrarci nel bosco e mimetizzarci in un punto il più vicino possibile agli alberi di pastura scelti dai colombi sperando di scoprirne bene la sagoma nel chiaro/scuro del bosco.
Come noto il colombaccio non è un selvatico troppo “mattiniero” quindi sarà sufficiente recarsi nel luogo adibito alle prime luci del giorno convinti di vederli apparire non prima che la luce renda buona la visibilità.
Nel momento del loro arrivo, prima di precipitarsi in picchiata faranno numerosi voli di perlustrazione in cui il mimetismo e l'immobilità saranno fondamentali per la riuscita dell'azione.
Ci sembrerà più volte di essere stati scoperti e di averli persi vedendoli sparire all'improvviso e dovremo invece trattenere l'emozione quando sentiremo il fruscio del loro volo tornare sul bosco sopra di noi. Il momento in cui senza esitazione dovremo agire ed impostare il nostro fucile sulla linea di tiro sarà quello che precederà di pochissimi istanti la posata. In quegli ultimi battiti d'ala il colombaccio è intento nella scelta del suo ramo e noi contemporaneamente a portare l'arma alla spalla iniziando a valutare il tiro. Ovviamente l'animale più vicino e visibile sarà il bersaglio migliore e, in caso di branco numeroso, il consiglio sempre valido per non restare con l'amaro dell'avidità in bocca è: mirare sempre ad un solo selvatico!
Se poi Artemide metterà qualche altro colombaccio sulla traiettoria di tiro e vorrà regalarci frutti inaspettati ne saremo lieti... ma mai tentare su un selvatico coriaceo come questo, improbabili coppiole che il più delle volte finiscono con il risultato di un solo capo ferito e spesso irrecuperabile.
Come avrete notato si sta facendo riferimento al solo caso di tiro a fermo.
Infatti uno dei principi basilari di questa caccia è proprio quello di non sparare ai colombacci in volo se si desidera vederli tornare ancora sul luogo e garantirsi il proseguo della cacciata. La tentazione del tiro al volo vedendoli sorvolare il bosco pochi metri sopra di noi sarà forte, specie nei momenti di curata, ma il prezzo da pagare sarebbe appunto quello di non vederli più. Al contrario restando bene invisibili e colpendo a tiro sicuro, potrete star certi che nel giro di pochi minuti torneranno a planare su di voi, convinti di esser stati semplicemente disturbati da un rumore molesto.
Essendo una caccia rivolta a selvatici in pastura le ore propizie saranno le prime del giorno, indicativamente potremmo dire dalle 7 alle 10 del mattino, quasi inutile prolungare oltre l'attesa. È consigliabile a meno che non ci siano selvatici feriti che si teme di perdere, procedere nell'operazione di recupero dei capi abbattuti soltanto alla fine della nostra cacciata.
Negli attimi successivi al tiro i colombacci infatti si allontanano precipitosamente, ma non si dileguano in una vera e propria fuga, volteggeranno alti per cercare di individuare il pericolo, quindi uscire allo scoperto sarebbe per noi un errore fatale. Il tiro a fermo anche in questa circostanza risulta favorevole perchè, orientandoci con dei punti di riferimento vicini agli alberi di posata, potremo star certi di trovare i selvatici a pochi metri di distanza senza il rischio di errori di valutazione che nel tiro al volo molto spesso capitano. La cartuccia più indicata per questo tipo di caccia è solitamente una cartuccia veloce dal dosaggio non troppo elevato dato il clima tendenzialmente freddo del periodo e i tiri relativamente ravvicinati ad una portata massima di 25/30 metri.
Una grammatura media (36 g massimo di piombo) per pallini del 7 di prima canna e del 6 o 5 di seconda andranno bene. I fucili basculanti danno sicuramente più possibilità di selezione nella scelta del colpo da sparare in relazione alla distanza del selvatico. In caso di semiautomatici invece l'attenzione alla scelta del primo colpo in canna è decisiva, perchè è altamente sconsigliabile sfidare la vista dei colombacci mettendosi ad armeggiare nel tentativo di cambiare cartuccia durante l'azione di caccia. Passare direttamente alla scelta di una carica medio/alta potrebbe in questo caso essere di aiuto. Per gli amanti del colombaccio la caccia all'edera è sicuramente uno dei migliori modi per salutare questo selvatico godendosi il silenzio e la tranquillità del bosco nell'ultimo periodo della stagione.