Autunno, stagione venatoria che avanza e attesa delle beccacce che per gli amanti del cane da ferma si fa sentire sempre più insistente.
Tuttavia nelle campagne, fra colline e pianure coltivate regna ancora sulla scena, ora più che mai, lui, il fagiano.
Non un surrogato della selvaggina migratoria, anzi, se sopravvissuto alle insidie di settembre e dei predatori, sicuramente un selvatico vero che può sorprendere e mettere alla prova in molte situazioni cani e cacciatori.
È innegabile infatti la soddisfazione e l’emozione che può regalare il frullo repentino e variopinto di un fagiano a conclusione di una bella azione dei cani.
Solo a seguito di un’azione impeccabile per intelligenza, tenacia e malizia si può infatti assistere ad una bella ferma a ridosso del fagiano bloccato e costretto ad involarsi a tiro utile per il cacciatore.
Sono molte infatti le volte in cui seppur certi della sua presenza confermataci dai nostri cani, non siamo affatto in grado di scorgere i fagiani nel terreno da cui si sono prontamente allontanati prima del nostro arrivo.
I boschi che costeggiano i coltivi, gli incolti nei pressi delle vallate e dei canali sono i teatri principali di questa caccia che permette di godere della cerca necessariamente attenta e metodica dei propri cani che poi sarà senza dubbio utile anche in altri ambienti e su altri selvatici.
Un selvatico importante dunque il fagiano, per molti aspetti, un fondamentale indicatore ambientale, che ci dimostra chiaramente lo stato di gestione e conservazione del territorio. Dove c’è gestione competente e attenta, un selvatico dalla forte adattabilità come il fagiano non può infatti mancare.
Possiamo sostenerlo con certezza noi, dopo averne vista una densità sorprendente in tutti quei comprensori in cui il rispetto delle regole e dell’ambiente, la presenza di coltivazioni e fonti di alimentazione, superfici boscose, controllo dei predatori, riassunti nella parola gestione erano presenti costantemente.