Abbigliamento da caccia: la rivoluzione del camouflage

Può piacere o non piacere, ma è un fatto che il camouflage sia entrato prepotentemente nell’abbigliamento per caccia ormai da decenni. Negli Stati Uniti soprattutto, ma poi anche nel mondo e in Europa. Un po’ meno in Italia.

Il camuffamento è nato in ambito militare, durante la prima guerra mondiale, per rendere meno rilevabili le forze e le installazioni militari. Qui artiglieri italiani indossano la mimetica cosiddetta “vegetata”.

Il camuffamento è nato in ambito militare, durante la Prima guerra mondiale, per rendere meno rilevabili soprattutto alla ricognizione aerea le forze e le installazioni militari. Consiste nell'applicazione di colori e materiali utili a nascondere appunto all'osservazione visiva (criptismo) o a far sembrare qualcos'altro (mimetismo) quello che si vuole nascondere.

Per alcuni tipi di caccia, l’abbigliamento “camo” (dall’inglese camouflage: mascheramento, mimetizzazione) è molto indicato: per esempio quella da appostamento, agli acquatici o ai tacchini selvatici. Negli Stati Uniti in particolare si è sviluppato un grande “movimento” che ha coinvolto e fatto nascere numerose aziende specializzate che hanno inondato il mercato con differenti stili e pattern, cioè modelli o disegni specifici per ogni tipo di ambiente e caccia.

Come vedono gli animali

La vista degli animali differisce in molti modi da quella umana (https://ugadeerresearch.org/deer-vision-research/).

Per loro avere una maggiore visione periferica e, di conseguenza, un ampio campo visivo, è vantaggioso poiché permette di individuare rapidamente i pericoli. Avere occhi laterali, però, lascia un punto cieco alla visione binoculare e non permette di percepire efficacemente la profondità e le distanze. La posizione degli occhi degli ungulati è ideale per un campo visivo molto ampio, circa 280˚ (e possono completare i 360° dell’orizzonte con un breve movimento della testa), tuttavia l’acuità visiva non è altrettanto ampia: in buona sostanza hanno una visione sfuocata. Hanno, poi, una visione dell'ambiente circostante in due dimensioni, come una massa piatta, e in più questa visione è dicromatica (quella degli umani è tricromatica), priva cioè dei colori dello spettro del rosso, cosicché percepiscono i soli colori del giallo, blu e grigio. Questo è anche il motivo per cui i cacciatori di ungulati possono indossare capi ad alta visibilità.

Gli ungulati hanno nei loro occhi uno strato riflettente, chiamato tapetum lucidum, posto subito dietro, e talvolta all'interno, rispetto alla retina, che ha il compito di riflettere la luce, aumentando la quantità di luce che può essere catturata dalla retina stessa. Questo strato che si comporta come una specie di specchio ed è ciò che vediamo quando usiamo un faro di notte. Grazie a esso, la maggior parte degli ungulati ha una visione notturna molto migliore rispetto agli umani.

Gli uccelli, invece, possiedono una peculiare acuità visiva ed eccellente risoluzione spaziale. Con le dovute distinzioni tra le specie, vedono il mondo con un contrasto molto maggiore rispetto agli esseri umani. Per questo motivo riescono a distinguere chiaramente i contorni di ciascuna foglia, ramo o altro, e riconoscono particolari a noi impercettibili. Inoltre, gli uccelli, percepiscono anche la luce ultravioletta.

Il “segreto” del camouflage

Dunque, a seconda dell’ambiente e anche del tipo di selvaggina, bisognerebbe utilizzare camouflage differenti. Il “segreto” del camouflage di ultima generazione, quello più “scientifico”, risiede nell’uso di piccole forme frammentate (come quelle del mantello del leopardo), disegnate tenendo in considerazione il modo in cui gli ungulati percepiscono i colori e lo spazio a breve distanza, e di forme frammentate più grandi, che spezzano la riconoscibile simmetria del corpo umano (proprio come fanno le striature del mantello della tigre).

Camouflage anni Ottanta

L’abbigliamento camouflage è stato pensato, fin dall’inizio, per i cacciatori con l’arco, che devono avvicinarsi molto alla preda.

La rivoluzione del camouflage si deve soprattutto alla caccia con l’arco che richiede di scoccare frecce a distanza minima. Nel 1980 Jim Crumley di Bristol (Virginia) era un maestro di scuola e un appassionato di caccia con l’arco quando iniziò a vendere il suo abbigliamento camouflage Trebark, molto basico, che riproduceva la corteccia degli alberi. Gli affari andarono così bene che negli anni Duemila la Mossy Oak (www.mossyoak.com) azienda del Mississippi nata per il camouflage nel 1986 a opera di Toxey Haas, acquistò Trebark. Sempre nel 1986, Bill Jordan decise di cimentarsi nella progettazione di un motivo mimetico, dopo aver avviato la Spartan archery products tre anni prima, a Columbus, in Georgia. Bill era convinto che sovrapponendo le immagini di ramoscelli e foglie su uno sfondo di corteccia verticale, avrebbe potuto creare un aspetto tridimensionale che si abbinasse a una varietà di terreni per rendere il suo pattern distinguibile. E per far realizzare, così, indumenti per i cacciatori con l'arco che si appostavano sugli alberi. 

Edge è un pattern Realtree autunnale con elementi naturali disposti in modo da interrompere la forma umana a distanza: foglie secche e verdi e corteccia di betulla.

Eastbank textiles fu il primo licenziatario per la produzione dei tessuti di quella che poi divenne l’azienda di Jordan e cioè Realtree (www.realtree.com) cresciuta costantemente fino a diventare un nome familiare e uno dei marchi più forti nel settore della caccia. I numerosi disegni mimetici di oggi vengono creati utilizzando computer sofisticati, fotocamere digitali e stampe fotorealistiche. Numerosissime aziende produttrici di abbigliamento, armi ed equipaggiamento per caccia hanno fatto e fanno ampio uso delle licenze Realtree e Mossy Oak.

Anche un altro importante marchio statunitense come W. L. Gore & associates (www.gore-tex.com ) si è cimentato con il camouflage con approccio scientifico. Nel 2008 registrò il brevetto di Optifade: prima tecnologia di mimetismo sviluppata scientificamente partendo dalla percezione del mondo dei predatori. 

Abbigliamento invernale con pattern Optifade. Nel 2008 Gore registrò il brevetto di Optifade: prima tecnologia di mimetismo sviluppata scientificamente partendo dalla percezione del mondo dei predatori.

Diversamente dai tradizionali pattern da caccia che si rifanno alla natura, il mimetismo Optifade è composto da pattern digitali studiati per rendere più difficile alla preda rilevare e riconoscere gli esseri umani e quindi consente ai cacciatori di sparare (o di scoccare frecce) più da vicino e quindi con maggiore efficacia. Il prodotto viene proposto in varie “fantasie”, studiate per la caccia al cervo e ad altri ungulati in aperta campagna e in zone forestali, ma ce n’è anche una ottimizzata per la caccia agli uccelli acquatici. Finora le aziende di abbigliamento che hanno adottato il pattern Optifade sono la statunitense Sitka e la svedese Härkila, del gruppo danese Seeland, nonché Beretta clothing & accessories.

Un settore in crescita ancora fiorente

Kuiu è un altro dei marchi statunitensi che si sono interamente dedicati al camouflage.

Il settore del camouflage ha visto alcuni altri attori che vale la pena citare anche solo incidentalmente: Next camo, A-tacs, Moon shine camo, Sirphis, Prym1, Desolve, Kuiu.

Naturalmente la ricerca in questo campo non si arresta e nemmeno il mercato. Per semplificare, possiamo suddividere l’attuale proposta in tre grandi categorie. “Foglie, rami, tronchi ed erba” mantiene il suo successo, a patto di accordarsi con l’ambiente circostante, i boschi e le paludi e ci sono innumerevoli soluzioni per trovare l’accordo, anche a seconda del tipo di selvaggina e di caccia. Il camuffamento da neve, inutile in Italia per la preclusione di legge, tipicamente consiste di bianchi e grigi. Alcuni pattern sono inoltre dotati di grafica di rami e foglie per un migliore occultamento. Il camouflage Blaze Orange può essere utilizzato dove obbligatorio per ragioni di sicurezza e visibilità tra cacciatori. In alcune regioni italiane e anche in alcuni stati, la mimetica arancione “fiammata” non soddisfa i requisiti di legge perché non è arancione uniforme.