Abbigliamento per la caccia: non ci sono più le mezze stagioni

Non ci sono più le mezze stagioni”… è una frase cui ci siamo abituati, che però oggi può assumere connotazioni anche drammatiche. Gli effetti del cambiamento climatico sono presenti in tutto il mondo e possono arrivare a influenzare anche la più piccola delle nostre attività quotidiane come la caccia.

Il cambiamento climatico rende più intensi e più frequenti gli eventi meteorologici estremi come gli uragani. Alle nostre latitudini, ondate di calore e di gelo, precipitazioni improvvise e violente, ma anche periodi di siccità. 

In Italia la temperatura media del periodo 2009-2018 ha superato di oltre 2 gradi quella degli anni 1961-1970. In tutti i comuni italiani la temperatura è aumentata, mediamente di 2,2°C.

In Italia la temperatura media del periodo 2009-2018 ha superato di oltre 2 gradi quella degli anni 1961-1970. In tutti i comuni italiani la temperatura è aumentata, mediamente di 2,2°C. In 5 comuni l'aumento si è attestato oltre i 4°C (https://climatechange.europeandatajournalism.eu/en/map).

Pur frequentando soprattutto boschi e campagne, noi cacciatori sentiamo sulla nostra pelle il cambiamento climatico… quasi meglio delle previsioni meteorologiche.

I capi che scegliamo devono proteggerci dalle temperature delle stagioni e dalle intemperie, che oggi possono essere più improvvise di ieri. E devono proteggerci quasi sempre per lungo tempo: da un minimo di 3-4 ore col cane da ferma in riserva o alle anatre in botte, alla giornata intera dell’inseguimento alla beccaccia, nella braccata al cinghiale o alla cerca di capriolo o cervo. Nella caccia di appostamento, poi, è indispensabile essere sul posto prima dell’alba e spesso si finisce dopo il tramonto. Se è prevista pioggia, occorre attrezzarsi: ombrello e mantella se si sta fermi, il cappuccio e un buon cappello impermeabile, magari a larghe tese, se ci si muove. Conviene pensare a un ricambio da conservare, avvolto in un sacco impermeabile nello zaino, se previsto o in macchina se contiamo di farvi tappa. E, se la caccia è proprio di movimento e magari prevede una scalata per raggiungere i camosci, scopriamoci (un po’) per salire e copriamoci durante le soste e per scendere a buio. Se trasportiamo la spoglia, non avremo freddo…

I principali materiali per l’abbigliamento da cacciatore

Si deve tenere presenti le previsioni meteorologiche, ma soprattutto il tipo di caccia. Per quella “di movimento” è preferibile non coprirsi troppo.

I filati e le membrane tecniche hanno preso il sopravvento rispetto ai tessuti tradizionali del passato. Intanto distinguiamo: i tessuti sintetici sono prodotti attraverso la sintetizzazione di sostanze chimiche, come il petrolio (per esempio, poliestere e polipropilene) mentre quelli artificiali sono ottenuti dalla lavorazione chimica e meccanica di sostanze presenti in natura, come la cellulosa (per esempio rayon e acetato). E adesso orientiamoci su alcuni marchi commerciali.

  • Gore-tex: è una membrana di Teflon microporosa, inventata oltre sessant’anni fa, che permette l’evaporazione del sudore corporeo, impedendo l’ingresso di acqua e vento dall’esterno. È una delle membrane più utilizzate nell’abbigliamento per caccia.
  • Coolmax: è un filo sintetico in poliestere con qualità idroassorbenti, cosa che consente al sudore di espandersi nel tessuto ottenuto con il filato, per accelerare l’evaporazione. Dunque, traspira e mantiene asciutti.
  • Thermolite: è un tipo di tessuto realizzato con fili sintetici cavi, che consentono di trattenere il calore allo scopo di preservare la temperatura corporea. Per la sua leggerezza e la capacità isolante viene spesso utilizzato per le imbottiture.
  • Thinsulate: è tessuto della 3M in microfibra sintetica termoisolante e traspirante, progettato per offrire la massima protezione dal freddo con un peso molto contenuto. A parità di peso, può vantare un isolamento termico 1,5 volte superiore alla piuma animale e quasi due volte superiore ad altri tessuti isolanti dello stesso spessore.
  • Softshell: è tessuto sintetico ampiamente utilizzato nella produzione di giacche e cappotti da caccia, perché offre un elevato isolamento ed è molto flessibile. È composto da tre strati: quello esterno in poliestere resistente all’acqua, quello centrale con membrana traspirante e quello interno in pile, altamente riscaldante. Spesso è intrecciato con elastan per conferire elasticità.

La regola dei tre strati

L’abbigliamento deve proteggerci bene quasi sempre per lungo tempo a caccia: nella caccia di appostamento agli anatidi, è indispensabile essere sul posto prima dell’alba.

Noi cacciatori abbiamo compreso da tempo l’importanza dell’intimo tecnico sportivo a contatto con la pelle. È infatti importantissimo restare asciutti in estate così come in inverno: possiamo “giocare” sulla grammatura e sulla manica lunga o corta del nostro primo strato. Utilizziamo intimo realizzato con materiali che favoriscano la termoregolazione e impediscano la dispersione del calore, al contrario favoriscano quella dell'umidità. Soltanto in questo modo potremo vivere con tranquillità e comfort l'esperienza venatoria, evitando inutili rischi.

Sopra l’intimo, in genere, conviene utilizzare una felpa in tessuto tecnico, oppure pile o micropile al 100% in poliestere, come secondo strato. Il nome originale del pile è Polar fleece o più semplicemente Fleece, nome con il quale è conosciuto nei paesi di lingua anglosassone. È ottenuto con una particolare lavorazione a maglia che lo rende voluminoso e soffice e il grado di isolamento è definito da un numero: 300 è il massimo. Non ferma il vento e la pioggia, però e, durante il lavaggio, rilascia microplastiche inquinanti nell'acqua di scarico.

La lana può essere un’alternativa valida: protegge dal freddo ed è traspirante; quindi, permette di evitare abbondanti sudorazioni in quanto non trattiene l'umidità, termoregola e come ulteriore vantaggio non puzza di sudore come un capo sintetico. Dunque, sì anche al maglione. La camicia, cui molti non rinunciano, non deve essere di cotone che è idrofilo, ovvero trattiene sudore e umidità. Un controsenso se al primo strato c’è un intimo tecnico. Quindi ok la camicia in tessuto tecnico o in lana.

Il gilet? Solo in primavera ed estate: fresco, pieno di tasche e inserti per avere tutto a portata di mano. Soprattutto, dotato di carniere. Anche i patiti della braccata l’utilizzano, magari di colore arancione e magari anche attillato, proprio per la sua comodità: in questo caso niente carniere, ma sempre tasche per tutto. Già perché occorre portarsi dietro chiavi, portafoglio, portadocumenti, porto d’armi e tesserino, tappi per le orecchie, coltello, merenda... Insomma, tanto materiale. Cerniere lampo, bottoni a pressione, bottoni o velcro? Dipende dal tipo di caccia. Propendiamo per le soluzioni più comode e meno rumorose.

La famosa “trisacca” è capace di abbinare la praticità di uno zaino al comfort di un gilet: permette di distribuire uniformemente tutti gli oggetti, cartucce comprese, evitando di sovraccaricare schiena e spalle.

Per le cartucce, comunque, meglio ricorrere alle cartucciere a cintura per quelle a pallini o le slug, ma anche a quelle comode tasche da infilare in cintura per le munizioni metalliche. Meno rumore e meno possibilità di confondersi.

La cosiddetta “trisacca” è capace di abbinare la praticità di uno zaino al comfort di un gilet: permette di distribuire uniformemente tutti gli oggetti, cartucce comprese, evitando di sovraccaricare schiena e spalle. È praticamente irrinunciabile per chi passa molto tempo all’aperto, camminando in caccia vagante o dedicandosi alle battute al cinghiale. Ve ne sono per tutti gli usi, di vari modelli, colori e materiali, adattabili nelle taglie grazie a spallacci e cinghie di chiusura regolabili.

Giacconi e pantaloni

Il giaccone, anch’esso in tessuto tecnico, meglio se impermeabile e antivento, deve proteggere dal freddo pungente, ma permettere al corpo di traspirare. Robusto e antistrappo, ma al contempo leggero ed elastico.

Il terzo strato è quello determinante in inverno. Ed è il giaccone, anch’esso in tessuto tecnico, meglio se impermeabile e antivento, ma che permetta al corpo di traspirare, robusto e antistrappo, ma al contempo leggero ed elastico. Preferiamo un modello con il cappuccio, magari ripiegabile, perché può capitare di incappare in una pioggerella leggera ma fastidiosa. Il cappuccio protegge, inoltre, anche dal vento forte. Deve essere piena di tasche per il massimo della comodità, con chiusure come già spiegato. Avere tutto a portata di mano è fondamentale per ogni cacciatore. Inoltre, rimane sempre fondamentale la questione della comodità.

Nei modelli più performanti ci sono le bretelle interne per portare la giacca comodamente sulle spalle, all’occorrenza, altri modelli invece hanno la zip sotto ascellare per una maggiore traspirazione. Ovviamente dipende sempre dal tipo di caccia che si pratica e dalle condizioni atmosferiche.

È consigliabile preferire capi che contengano parti elastiche e preformate sia per la giacca sia per i pantaloni, in corrispondenza delle articolazioni come gomiti e ginocchia, perché rendono il movimento più agevole. Per certi tipi di caccia, oggi si impiegano tessuti o materiali antistrappo molto robusti, come il Kevlar, adatti per i rovi e per un uso molto impegnativo. Il pantalone multitasche foderato con rivestimento in nylon staccabile deve essere leggero, morbido e pratico, perfetto per un duplice utilizzo. Per passeggiate nei boschi ed in città, e per le zone paludose, grazie alla possibilità di togliere le protezioni in nylon, e utilizzarlo come un qualsiasi pantalone da passeggio.

I tagli dei completi per caccia sono oggi molto moderni nei materiali, negli inserti e nella vestibilità aderente al corpo (slim fit o skinny) ed elastica (stretch), giovanile e con la vita bassa.