UTAS UTS-15

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UTAS Makine UTS-15 
Lʼastina a scorrimento dello UTS-15 è di ampie dimensioni e risulta facile da maneggiare

In Italia i prodotti di questa compagnia turca sono sinora sconosciuti. Negli Stati Uniti, dove sono commercializzati coi brand degli importatori locali, sono stati invece insigniti del titolo di “Gun of the Year” dallʼNRA in due diverse occasioni, nel 2006 e nel 2007. La UTAS, con sede nella regione dellʼAnatolia, produce armi lunghe ad anima liscia (la legge locale proibisce la fabbricazione di armi lunghe rigate alle aziende private) e carabine ad aria compressa, e rappresenta un fulgido esempio di come in generale lʼindustria turca sia una delle più prolifiche e dinamiche nel settore armiero moderno, seconda per competitività e attrattività dei prezzi solo a quella cinese, ma decisamente superiore a essa per qualità di prodotti, che spesso hanno poco o nulla da invidiare alle più blasonate controparti europee o americane. Nella seconda metà del 2011 la UTAS ha presentato un nuovo shotgun da lanciarsi sul mercato nel corso del nuovo anno, un prodotto che promette di diventare un autentico must per la difesa abitativa e della proprietà, per i professionisti della sicurezza privata e dellʼordine pubblico, per le discipline di tiro col “pompa” e per... i filmMakers hollywoodiani, contendendo meritatamente fette di mercato ai ben più noti modelli striker-12, Truvelo Neostead o Kel-Tec KSG. Si tratta dello UTS-15: “Urban Tactical Shotgun”.

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Lo UTS-15 visto dal lato destro

Nonostante le origini turche, la storia dello UTS-15 ha inizio negli Stati Uniti, per la precisione nellʼanno 2006. È infatti negli USA che la UTAS vende la maggior parte dei suoi prodotti sotto i marchi delle celebri aziende Kimber, Savage/Stevens e Smith&Wesson; fu proprio questʼultima a decidere, allʼepoca, di tentare lʼespansione nel settore degli shotgun a impiego tattico/operativo, adottando un design aggressivo e non ortodosso (come già molti competitor stavano facendo), che potesse magari far dimenticare il fiasco delle precedenti avventure della casa di Springfield nel settore dei “pompa”, i modelli 916 e 3000 prodotti nel ventennio 1970/1980 dalla giapponese Howa Machineries e decisamente poco amati dagli utenti finali a causa delle debolezze intrinseche nella produzione della canna, molto soggetta a rotture ed esplosioni. Sempre nel 2006, inoltre, la Smith&Wesson lanciava sotto il suo marchio due nuove gamme di fucili ad anima liscia per la caccia e il tiro sportivo prodotte dalla UTAS: i semiautomatici modello 1000 e le doppiette a canne giustapposte élite.

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Vista frontale a tre quarti: lʼeffetto deterrente è assicurato...

La Smith&Wesson affidò il progetto per la creazione di un nuovo shotgun tattico a un consulente esterno, il famoso armaiolo americano Ted Hatfield, e volle affidarsi alle comprovate capacità produttive della UTAS per avventurarsi in un processo di reverse engineering del noto Neostead, fucile a pompa cal.12 prodotto in Sud Africa caratterizzato dallʼimpostazione “semi-bullpup” con caricamento a ciclo invertito e serbatoi tubolari gemelli posizionati sopra la canna. Lʼesperienza di Hatfield e la lunga serie di test presso la UTAS portò presto alla decisione di ridisegnare daccapo lʼintero sistema mantenendo solo la collocazione dei serbatoi di caricamento sopra la canna, unʼintelligente soluzione per tenere una certa quantità di peso su unʼarea critica e contrastare così efficacemente il rilevamento allʼatto dello sparo, consentendo allʼoperatore di “stare sul bersaglio” e, nel caso, piazzare un secondo colpo in maniera più immediata.

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Lʼampia superficie della calciatura garantisce un appoggio sicuro

Nel 2008, tuttavia, a causa di problemi di liquidità dovuti principalmente allʼinsuccesso commerciale degli shotgun semiautomatici serie 1000, la Smith&Wesson decise di abbandonare le velleità di ritorno sul campo dei “pompa” operativi e ritirarsi dal progetto. Alla UTAS non furono del medesimo parere; lʼabbandono della corporation americana non poteva cancellare mesi di studio e progettazione in fase già avanzata, con considerevoli investimenti economici già fatti e alcuni prototipi funzionanti per altro già pronti. Il progetto continuò presso lʼazienda turca arrivando a compimento agli inizi del 2011; in occasione dellʼExpo di difesa IDEX del medesimo anno, la UTAS presentava il suo nuovo, autentico “bestione” ad anima liscia, pronto a entrare in produzione in due fabbriche, in Turchia e negli Stati Uniti.

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Il fusto multiforato protegge la canna dallʼeccessivo riscaldamento nel fuoco continuo

Lo UTS-15, come indica il suo stesso nome, è uno shotgun tattico per impiego urbano con capacità di quindici colpi. Lʼalimentazione avviene infatti da due tubi di caricamento gemelli, ciascuno della capacità di sette cartucce cal.12 con cameratura standard (bossolo da 70 mm o 2,¾”), che diventano sei se si impiegano munizioni Magnum (bossolo da 76 mm o 3”); la camera di scoppio, dimensionata Magnum, può ospitare una cartuccia addizionale. Lo UTS-15 si basa su unʼarchitettura semi-bullpup, e su uno chassis interamente in polimero rinforzato con fibra di carbonio che consente di mantenere il peso entro livelli più che accettabili (meno di 3 kg, scarico). Le uniche parti metalliche sono interne, e sono prodotte negli Stati Uniti dalla Hatfield Gun Company, l'azienda di Des Plaines (Illinois) di proprietà di Tom Hatfield, il progettista, che si occuperà anche dell'assemblaggio e della distribuzione per il mercato nordamericano.

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Impugnatura e comandi in stile AR-15 aiutano tiratori e operatori a familiarizzare più velocemente con la nuova piattaforma

La ripetizione del colpo sullo UTS-15 è tramite normale caricamento singolo a scorrimento, ovvero “a pompa”, a ciclo tradizionale: lʼasta di caricamento devʼessere tirata allʼindietro verso lʼimpugnatura fino a fine corsa, e poi riportata in avanti. Lʼastina in sé, come molte altre parti dellʼarma, è prodotta in polimero rinforzato. Per rendere lʼarma più “familiare” ai tiratori statunitensi, adusi al sistema AR-15, lo UTS-15 impiega impugnatura, grilletto e sicura direttamente basati su quelli del Black Rifle; la switch a due posizioni collocata sopra il ponticello del grilletto, raggiungibile col pollice della mano destra, funge da sicura; utilizzando un particolare strumento si può settare anche su una terza posizione che agisce da inertizzatore, inibendo completamente lʼuso dellʼarma fino allo sblocco con il medesimo accessorio e rendendo lo UTS-15 sicuro da custodire per lunghi periodi e letteralmente a prova di furto.

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Sportello posteriore aperto, elevatore in vista
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Il blocco posteriore, marchiato Hatfield Gun Company

Il caricamento dello UTS-15 avviene tramite due finestrelle poste ai lati, dietro sulla parte posteriore; tramite ciascuna di esse è possibile caricare uno e uno soltanto dei serbatoi, che sono dotati di finestre laterali e di un cursore che va a impostarsi su dei numeri marchiati su ambedue i fianchi, in modo da consentire allʼoperatore un rapido conteggio dei colpi rimasti. Tramite un cardine, è anche possibile aprire la scatola di culatta e avere accesso alla camera di scoppio e allʼintero pacchetto delle parti mobili, per una ricarica più rapida o per la risoluzione di problemi tecnici. Tramite la medesima apertura si può avere anche accesso allʼotturatore rotante-scorrevole a tre tenoni di chiusura che si innesta direttamente sullʼextension della canna, cromata e munita di un rompifiamma dentellato e compensato da utilizzarsi in situazioni di combattimento urbano, ad esempio per lo sfondamento di porte o dovunque sia necessario fare fuoco a distanza estremamente ravvicinata senza rischiare che lʼarma venga danneggiata da un eccessivo aumento di pressione allʼinterno della canna medesima. Lʼespulsione dei bossoli avviene dal lato destro, tramite una finestra protetta da uno sportellino con cardini di chiusura a molla estremamente simile al dust cover dei fucili AR-15; il posizionamento della feritoia consente comunque lʼimpiego anche ai tiratori mancini.

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Sui due lati dellʼaffusto corrono delle guide con indicatori che consentono allʼoperatore di effettuare un rapido controllo visivo delle munizioni rimaste
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Coperchio aperto per lʼispezione della meccanica

Come gli altri shotgun con serbatoi di caricamento gemelli (Kel-Tec KSG e Truvelo Neostead), anche lo UTS-15 è fornito di una levetta di selezione del tubo d'alimentazione che protrude da uno slot sulla parte superiore del coperchio della scatola di culatta. La levetta può essere posizionata in tre modi: per camerare solo le cartucce di uno dei due serbatoi, o di tutti e due alternativamente, un colpo alla volta. Ciò significa che un operatore professionale può caricare la sua arma con diversi tipi di munizionamento (pallini o pallettoni, letali o non letali, breaching, ecc.), e in un istante decidere quale utilizzare a seconda delle necessità del momento. 

Lo UTS-15 possiede tuttavia una caratteristica che i due diretti concorrenti Neostead e Kel-Tec KSG non hanno: se il selettore dellʼalimentazione non è posizionato sul “neutrale”, ovvero sullʼalimentazione alternativa dai due serbatoi un colpo alla volta, quando il serbatoio selezionato è vuoto, armando lʼastina essa andrà a insistere sul selettore, spostandolo e aprendo automaticamente il tubo di caricamento pieno per garantire lʼaccesso ai restanti sette colpi.

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Il castello superiore dello UTS-15 è munito di una rotaia Picatinny per mire metalliche abbattibili e altri organi di puntamento

Lo UTS-15 non viene fornito con organi di mira integrali; il castello superiore è percorso per lʼintera lunghezza da una scina MIL-STD-1913 Picatinny per lʼinstallazione di mire metalliche abbattibili (BUIS) o puntatori ottici. Altre scine Aftermarket possono essere montate sui lati, tramite gli appositi slot per viti allen, che consentono anche di installare su uno qualsiasi dei due lati le magliette per la cinghia di tracolla. Sotto la canna, una fessura rotonda consente invece lʼinserimento di una torcia tattica o di un accessorio combinato laser/torcia, i cui controlli remoti possono essere posizionati sul lato destro del Receiver e la cui installazione richiederebbe altrimenti la presenza di un ulteriore punto di montaggio Picatinny.

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Sotto il rompifiamma è presente uno slot per torcia tattica

I primi test di tiro sullo UTS-15 confermano tutte le impressioni positive. Durevole e robusto, in grado di digerire benissimo qualsiasi tipo di caricamento con un rinculo molto gestibile, lo UTS-15 risulta estremamente facile da “familiarizzare” rapidamente anche per chi è poco pratico con armi dal design “esotico”. Lʼassetto compatto consente un comodo brandeggio anche allʼinterno di spazi molto confinati (edifici, passaggi stretti, l'interno di veicoli, ecc.); e lʼeccellente bilanciamento consente di tenerlo contro la spalla in posizione di tiro contro la spalla e persino di far fuoco con una mano sola, usando la mano debole per aprire porte, maneggiare apparecchi di comunicazione, e similari. La posizione degli sportelli di caricamento facilita la ricarica rapida anche quando lʼoperatore è in movimento, e dulcis in fundo lo UTS-15 può essere rapidamente e facilmente smontato senza lʼimpiego di attrezzi nelle sue componenti principali, per la pulizia da campo o la manutenzione ordinaria. Infine, nonostante come in tutti o quasi tutti i bullpup esso sia necessariamente munito di barre di trasferimento piuttosto lunghe, il peso e la lunghezza scatto risultano decisamente contenuti, comparabili a quelle di un buon “pompa” tradizionale.

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Lo UTS-15 della turca UTAS visto dal lato sinistro
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Finestra di caricamento del serbatoio destro aperta

Non è un caso se la UTAS ha intenzione di lanciare a breve una versione semiautomatica dello UTS-15 e altre tipologie dʼarma, in particolare fucili e lanciagranate, basate sul medesimo layout: sembrerebbe proprio che qui abbiamo un vincitore che aspettiamo con ansia anche sul nostro mercato. Trattandosi di unʼarma ad anima liscia, non dovrebbero assolutamente esserci soverchi problemi per lʼimportazione in Italia, e dati i prezzi decisamente contenuti che si annunciano anche su altri mercati che lʼattendono, si può scommettere sul fatto che sarà decisamente competitivo, cosa non disprezzabile in periodi di crisi economica come questi. A spingerlo sulla strada per il successo dovrebbe essere presto anche il mercato USA, che lʼattende con ansia: in effetti sino a poco tempo fa lʼingresso negli Stati Uniti di questo genere dʼarma sarebbe stato fuori discussione, data la possibilità per lʼAgenzia Federale per il controllo di Alcool, Tabacco e Armi da Fuoco (BATFE) di negare a qualunque arma ad anima liscia lʼimpiego sportivo (“sporting purpose”) e dunque vietarne lʼimportazione o classificarla come “dispositivo distruttivo” (“destructive device”), categoria dʼarma per il cui possesso è necessario il rilascio di unʼautorizzazione governativa e il pagamento di una tassa piuttosto salata; a novembre, tuttavia, il Presidente Obama ha firmato una legge che vieta al BATFE di impiegare fondi federali per questo genere di pratiche, di fatto ponendo fine alla messa al bando dal mercato USA di molti fucili cal.12 dʼimportazione o “dʼimpostazione militare”.