Walther PPS 9x21

Walther PPS
Lato destro della PPS: la linea può essere poco attraente, ma la pistola è stata studiata per essere un valido attrezzo da difesa, non un'opera d'arte

Sei anni fa la tedesca Walther presentava una nuova pistola dalle dimensioni molto ridotte, destinata, nelle intenzioni della Casa, a sostituire, o almeno affiancare, le classiche PP e PPK, vere capostipiti delle piccole tascabili: anche la sigla scelta per la nuova arma, PPS, riecheggiava quella della leggendaria PPK, ma le similitudini si fermavano qui.

Chiusura stabile, calibro 9x19 (9x21 per noi italiani) o 40 S&W, semi doppia azione e ricorso ai materiali polimerici per il fusto: tutto un altro mondo rispetto all’ottuagenaria progenitrice.

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Lato destro: scritte identificatrici e particolari del robusto estrattore, del grilletto e della sua sicura, del pulsante per la separazione di fusto e carrello. La “piattezza” della PPS fa apparire l’asse della canna molto più in alto rispetto al grilletto di quanto non sia 

A distanza di oltre un lustro cosa possiamo dire della piccola creatura della grande casa tedesca? Ha mantenuto le promesse o ha evidenziato dei problemi? E qual è stata l’accoglienza del pubblico?

Su questo ultimo aspetto, in effetti, ci sarebbe da aprire una grande parentesi relativa al mercato delle armi corte in generale in Italia, e non solo.

Secondo noi chi acquista una pistola lo fa per diversi motivi ma tra questi ben difficilmente troviamo quello di un porto dissimulato: i porti d’arma per difesa personale si riducono sempre più e sono sempre meno le persone che possono avvantaggiarsi di armi costruite appositamente per questo scopo.

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La particolare forma della finestra di espulsione

Rimangono attività come il tiro ludico sportivo, che però richiede ben altro tipo di armi, e poi c’è il generico motivo della “difesa abitativa”, confuso termine che in pratica riguarda chi acquista una pistola magari con l’intenzione di tenerla carica e pronta alla bisogna in casa, e di andarci a sparare saltuariamente al poligono.

Pur considerando che questo gruppo di utenti è abbastanza numeroso, quanti saranno quelli che sceglieranno una tascabile e non una “tuttofare” meno specialistica? 

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La volata della PPS: in evidenza il mirino riportato e l’inusitato sviluppo in verticale di tutta la silhouette della pistola. Sotto il fusto è ricavata una slitta per l’aggancio di strumenti luminosi, che in un’arma da porto occulto, in effetti, non hanno molto senso

Sicuramente pochissimi e quindi da queste premesse è evidente che chiunque proponga un’arma eminentemente da difesa, innovativa e valida fin che si vuole, non potrà sperare di avere sul mercato italiano un successo esaltante e potrà essere contento se venderà qualche esemplare al momento della presentazione, quando gli utenti saranno attirati dalla forza della novità.

Passato questo momento il nuovo prodotto riuscirà a rimanere a galla solo se dotato di ottime caratteristiche proprie che gli consentano di essere apprezzato ed essere richiesto per quello che permette il nostro asfittico mercato relativo alla difesa personale “seria”.

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La tacca di mira, dotata di riferimenti bianchi, è solida e funzionale. Il foro “vuoto” sulla piastrina che chiude il carrello indica che il percussore è disarmato

Ecco quindi che anche la proposta Walther, estremamente specialistica, non ha potuto avere una larga diffusione dalle nostre parti pur essendo un progetto molto interessante che merita di essere esaminato da vicino.

Come detto l'arma è denominata PPS, ovvero “Police Pistol Slim, e già dalla sigla si capisce come la caratteristica principale di questa pistola sia il ridotto spessore: solo 23 millimetri che si mantengono praticamente costanti da cima a fondo, rendendone l’estetica simile a quella di una tavoletta, forse troppo piatta e uniforme, al punto che a una prima occhiata sembra quasi di essere davanti a un’arma passata sotto uno schiacciasassi. 

Walther PPS
Quando il percussore è armato posteriormente sporge la sua coda, dipinta di rosso

Operativamente è ovvio che un’impugnatura piatta e non bombata sui fianchi possa risultare se non proprio scomoda almeno strana, ma prima di criticare è bene ricordare lo scopo per cui è stata progettata questa creatura della Walther, ovvero la difesa personale e la massima occultabilità.

Ma quanto è piccola questa PPS? Dallo stesso sito Walter riportiamo la tabella di confronto con la vecchia PPK da cui si evince che le due armi hanno ingombri sovrapponibili: le fredde misure, però, non dicono nulla sull’estetica e sull’ergonomia, ma in ogni caso la PPS risulta occultabile come e più della illustre antenata, e questo è quello che conta, per non parlare del fatto che a favore della nuova arrivata c’è anche la questione dei calibri in cui è disponibile, calibri che surclassano il 9 Corto ed il 7,65 Br della più anziana progenitrice.

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Smontaggio da campo

Anche il peso è inferiore nella PPS e questo grazie al ricorso ai polimeri per la realizzazione del fusto. Quest’ultimo è poi “regolabile” mediante l’intercambiabilità del dorsalino posteriore, aspetto oggi molto di moda e che qui assolve anche ad un’altra importante funzione di cui diremo tra poco.

Meccanicamente la PPS è un’ulteriore variante della “madre di tutte le polimeriche”, ovvero sua maestà la Glock: a parte il fusto in materiale sintetico troviamo, infatti, un sistema di chiusura di tipo Browning modificato, una semi doppia azione molto simile a quella dell’arma austriaca, peraltro già vista sulla Walther P99 QA, e l’immancabile leva di sicura sulla mezzeria del grilletto.

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L’organizzazione meccanica è molto simile a quella della Glock. La levetta che si scorge posteriormente, marcata S, è il disconnettore Standard, ma esiste anche la versione più “dura”, marcata H

Anche i meccanismi interni di sparo sono molto “conformi”, sia nel sistema di disconnessione che nella geometria di molte componenti. Le uniche differenze significative sono la realizzazione in un pezzo unico della culla metallica che ospita le guide di scorrimento, qui tra l’altro a tutta lunghezza, e la presenza di varie sicure aggiuntive tra cui, a richiesta, quella al caricatore.

Si sarà sentito dire che il momento critico delle pistole a percussore lanciato, come la Glock e appunto la nostra PPS, è quello dello smontaggio da campo, con la necessità di arretrare il carrello per controllare che l’arma sia scarica e con il conseguente parziale armamento del percussore che deve quindi essere riportato a riposo per procedere alla separazione di fusto e carrello. Come con tutte le armi si dovrebbe iniziare lo smontaggio SOLO quando si è sicuri che l'arma è scarica, ma troppo spesso vediamo che questa basilare regola di sicurezza viene elusa.

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Sul bordo inferiore del dorsalino troviamo il minuscolo pulsante che lo sblocca dal carrello: per provocarne lo sgancio basta un movimento veramente minuscolo

Per quanto riguarda la procedura di smontaggio, la “mamma”, ovvero la Glock, prevede che l’operatore prema semplicemente il grilletto e spari a vuoto, ma in troppi casi lo sparo non è stato a vuoto ma reale, con le immaginabili conseguenze. Ovvio, direte voi, che si tratta di negligenza o semplice stupidità dell’operatore, ma questo negli USA ha aperto la porta a critiche feroci.

Molti dei recenti prodotti ispirati all’arma austriaca hanno allora fatto ricorso a metodi più o meno intelligenti e fantasiosi per evitare che si debba premere il grilletto e la nostra PPS non fa certo eccezione con il suo sistema “Quicksafe” che consente di effettuare lo smontaggio senza fare un buco da qualche parte.

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Premendo il pulsante il dorsalino fuoriesce di pochi millimetri, sufficienti però a disattivare completamente il meccanismo di sparo: è il sistema di sicurezza Quicksafe

Ecco allora che la Casa indica come prima operazione da compiere per lo smontaggio in sicurezza, dopo l’approfondito controllo che l’arma sia scarica, la rimozione del dorsalino e come seconda lo smontaggio “a la Glock” della parte superiore.

Cosa c’entra il dorsalino? C’entra eccome, perché togliendolo si provoca l’immediata disattivazione del sistema di sparo e l’abbassamento del dente di scatto che così libera in tutta sicurezza il percussore. Naturalmente i meccanismi interni che riguardano il dente di scatto (sear) sono abbastanza complessi, ma il sistema come tale funziona.

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Particolare dell’incastro sul fusto del dorsalino e della molla che ne comanda l’espulsione e costituisce il Quicksafe

Peccato, però, che il solito furbacchione di turno possa agire ancora esattamente come sulla Glock: sparare a vuoto e abbassare i fermi del carrello, con tanti saluti alla sicurezza aggiuntiva dei complicati, e a questo punto inutili, leveraggi interni.

E non è finita, perché la realizzazione della sicura automatica sul dorsalino è a nostro avviso a dir poco azzardata: sia chiaro che dopo cinque anni sul mercato non ci risulta che il sistema abbia mai dato problemi, ma come si fa ad affidare il funzionamento di un’arma da difesa a un sottile pernetto in polimero che sporge solo soletto e ad angolo retto all’interno del dorsalino? È questo piccolo e lungo peduncolo che tiene in tensione il guidamolla del dente di scatto la cui molla non sarà di elevata potenza ma comunque preme sempre su questo fragile esserino che sembra sul punto di cedere a ogni sospiro, e se cede l’arma si disattiva!

Walther PPS
Ecco il piccolo piolo in polimero che va a spingere verso l’alto la molla del Quicksafe: nonostante un’aria un po’fragile pare non abbia mai dato alcun problema

E che dire poi dell’aggancio del dorsalino stesso, affidato a un piccolo dente a scatto, naturalmente in polimero e montato su un’appendice dello stesso materiale, che funge da molla? Non è che con le vibrazioni dello sparo perda la presa e ci si possa ritrovare con la pistola “morta”? No, siamo veramente pessimisti: quando si spara il dorsalino non può muoversi perché… è trattenuto da due appendici del caricatore! Ora personalmente amiamo i caricatori semplici e lineari, alla 1911 o, meglio, alla P.38: il fondello deve servire solo come “tappo” e mal sopportiamo i moderni accrocchi che magari rendono più “elegante” l’arma, come sulla USP o sulla P229, ma aumentano inutilmente le dimensioni del caricatore stesso: secondo voi come possiamo giudicare un caricatore che diventa voluminoso e scomodo da tenere in tasca perché deve servire a tenere insieme l’intera pistola? 

Walther PPS
Ecco come lo zoccolo del caricatore va a trattenere il dorsalino

E con questo abbiamo finito le critiche alla PPS: se si può convivere con gli aspetti che abbiamo criticato (ed evidentemente si può, se in cinque anni di esistenza non si è mai sentita notizia di problemi legati al dorsalino o al caricatore) la PPS è un ottimo strumento da difesa, portabile, potente e affidabile.

Siamo infatti davanti a un’arma moderna, dotata di sicura automatica al percussore e caratterizzata da una particolare forma della finestra di espulsione che garantisce un’uscita senza intoppi dei bossoli.

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La molla è complessa ed è molto, molto simile a quella della Glock 26

Il sistema di scatto è a semi doppia azione, ossia il percussore viene prearmato dal moto del carrello e quando si preme il grilletto arretra di qualche millimetro per poi sganciarsi e andare a colpire l’innesco. Se questo funzionamento ricorda molto quello della Glock, è invece del tutto Walther il sistema che consente di verificare lo stato del percussore, la cui coda compare, quando è armato, a filo del lato posteriore del carrello e fuoriesce se si preme sul grilletto.

Le mire sono fisse e solo la tacca, incastrata a coda di rondine, può essere traslata; tacca e mirino portano riferimenti circolari bianchi per l’uso in cattive condizioni di luce e sono ben fruibili.

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In evidenza il pistoncino del blocco automatico al percussore. In secondo piano la grossa dimensione dell’estrattore

L’arma viene fornita in un’elegante valigetta di alluminio, completa di due caricatori con diversa capacità e, ovviamente “zoccolo” inferiore di diversa altezza, mentre una terza “taglia” è disponibile a richiesta: la pistola varia quindi le proprie dimensioni a seconda del caricatore inserito e dell’autonomia di fuoco, che può andare dai sei agli otto colpi.

Per quanto riguarda il comando di sgancio del caricatore, la PPS si rifà a quello della P99 ma ne migliora decisamente ergonomia e funzionalità: il comando, ambidestro, è sempre posto sulla guardia del grilletto ma ora i due bracci sono molto più lunghi e più comodi da azionare.

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Il massiccio prisma posteriore ospita la rampa di alimentazione, il piano inclinato per l'abbassamento della canna e il gradino anteriore di chiusura

Ma in definitiva, come spara e come “rende” questa PPS? L’arma spara e si comporta molto bene: nonostante la forma legnosa non abbiamo avuto alcun problema a gestire la pistola e ottenere buoni risultati sul bersaglio anche nel tiro veloce a dieci metri, e come funzionamento non abbiamo avuto alcun problema (nonostante questo vogliamo avvertire i potenziali utenti che su molti siti si consiglia di mantenere ben lubrificato il meccanismo interno perché le complicazioni meccaniche relative al Quicksafe pare possano portare ad una risposta “lenta” della molla del dente di scatto, con la possibilità che il percussore non rimanga prearmato).

Walther PPS
La PPS monta un inserto metallico a tutta lunghezza. L’esemplare fotografato è uno della “First Edition”, caratterizzato dalla finitura bicolore del polimero 

A differenza di molte armi a percussore lanciato, poi, la PPS si è rivelata in grado di accendere senza esitazioni gli inneschi Small Rifle: è un test che facciamo a ogni arma che ci interessa e non vi diciamo le sorprese che abbiamo avuto, con mancate accensioni e addirittura inneschi appena segnati dal percussore. Non così la PPS, che si è guadagnata tutta la nostra ammirazione.

Lo scatto, sia chiaro, non è da tiro, ma d’altra parte neanche la PPS lo è, comunque è molto precisa e i colpi si doppiano con facilità, anche grazie al ridotto impennamento, e pensare che l’asse della canna, a causa della piattezza, sembra molto alto.

 

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L'attimo successivo allo sparo
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Rosata a dieci metri con Fiocchi 124 tronco coniche, sparando senza appoggio e a due mani
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Al poligono: un bossolo è in volo