Benelli contro Walther

Walther LP300 Club e Benelli Kite
In alto la pistola ad aria compressa Walther LP300 Club, sotto la Benelli Kite

Oggi i modelli top delle carabine ad aria compressa si situano ben oltre la soglia dei 2000 euro. Per le pistole ad aria compressa occorrono oggi almeno 1300 euro. Certamente i prezzi “chiavi in mano” dei grossisti di armi possono essere un po’ inferiori, ma restano sempre a quattro cifre. Per chi è interessato ad allenarsi seriamente con la pistola ad aria compressa, ma non desidera (ancora) spendere troppo, presentiamo due modelli convenienti, uno italiano, l’altro tedesco. Una delle pistole peraltro non è proprio nuova, bensì modernizzata: si tratta della Benelli Kite, ovvero “aquilone” giunta alla seconda versione.

La slanciata pistola italiana, con una lunghezza totale di 430 mm, entra solo inclinata nella cornice di test (lunghezza 420 mm, altezza 150 mm e profondità 50 mm) che stabiilisce i limiti dimensionali delle pistole P10,  ma ciò è consentito dal regolamento. Posta accanto alla  Walther LP300 Club,  con canna più corta di soli 5 mm  (240 contro 235 mm), risulta evidente che l'aumento di dimensioni è dovuto al compensatore più lungo (50 mm). Ciò che è davanti, manca però dietro: non bisogna inclinare l’impugnatura oltre i 124° stabiliti dal regolamento , in caso contrario la Kite sarebbe davvero troppo lunga per entrare nella cornice. Il fusto, ancora nero nella prima versione, ora presenta un’anodizzazione argento opaco. È rimasta la leva di caricamento e armamento formata in un sol pezzo di  lamiera, azionabile da ambo i lati. Sono stati invece rimossi gli spigoli vivi che affliggevano il primo modello. L’impressione generale per la Benelli Kite è che abbia una lavorazione esterna indubbiamente migliore, un aspetto piacevole, anche in combinazione con il serbatoio anodizzato in un bel rosso (disponibile inoltre in altri colori).

Walther LP300 Club e Benelli Kite
Nello scatto della Walther (sopra) il grilletto è talmente indietro per le dita corte che si tocca il legno. La linguetta scorrevole regola la lunghezza del dito, mentre nella Benelli corre su una guida prismatica. Davanti l’adattatore (200 bar) per i due modelli

Passiamo quindi a un’osservazione più approfondita della Kite. Piacevole e già di per sé una garanzia di qualità è l’impugnatura prodotta dalla tedesca Nill Griffe. Lʼimpugnatura di serie presenta lavorazioni eccellenti, in questo caso con scanalature anatomiche per le dita e due viti di fermo del poggiamano regolabile, con un fissaggio più sicuro della soluzione precedente che aveva una sola vite. Il gruppo scatto appare di solida costruzione. Il grilletto è situato su un binario che riporta addirittura una scala. Infatti tutti i suoi parametri sono regolabili: lunghezza corsa e resistenza (da 100 a 470 g), punto di sgancio e collasso di retroascatto.

Regolabile anche la tacca di mira, di cui è possibile modificare anche la larghezza della finestra. Ideate con originalità ma realizzate in modo infelice, le manopole per la regolazione di alzo e brandeggio sono dotate di anelli sollevabili per una presa migliore; tuttavia gli anelli della Benelli sotto test erano talmente duri da estrarre che non si è potuto smuoverli neppure con la lama del cacciavite. La canna è di produzione Lothar  Walther, a dodici principi, con passo di rigatura di 1:450 mm. Quattro fori di compensazione sul lato superiore lasciano defluire verso l’alto l’aria in eccesso dietro il diablo, stabilizzando l’arma durante il tiro e spingendola leggermente verso il basso, cosa che il compensatore non fa visto che le sue fresature sono laterali.

Walther LP300 Club e Benelli Kite
Il manometro arriva fino a 300 bar, la Benelli (sopra) è stata però riempita solo fino a 200 bar. Il lungo compensatore della Kite sfiata solo lateralmente, i fori di quello Walther sono più inclinati verso l’alto

La seconda arma è LP300 Club, una variante economica della Walther LP300 XT. Dove sono allora le differenze e che importanza hanno per l'utilizzatore? Non sull'impugnatura. Come tutte quelle montate sulle pistole da tiro Walther proviene dalla produzione Fürstenberg di proprietà dell’azienda. È in legno di noce color faggio, ma non è certo uno svantaggio: nella XT il legno era rifinito con una lacca “ProTouch” antiscivolo, più una questione di gusto che un fatto funzionale. Meno piacevole tuttavia è, questa volta, la parte dell’impugnatura destinata al dito del grilletto, almeno per le mani più piccole: anche dita di lunghezza media sfiorano il legno, con il rischio di provocare deviazioni laterali. Potevano certamente essere spostate ancora di 5 mm (il che per motivi estetici doveva essere replicato anche sul lato opposto, ma lì non disturba).

Nella  Walther Club la mano del tiratore si trova  più vicina alla linea di mira rispetto alla Kite, il che è un vantaggio, anche se le pistole ad aria compressa da competizione non presentano al tiro lo stesso rilevamento della volata delle armi da fuoco. Analogamente, anche l’asse della canna della Club risulta un poco più basso. La canna dispone dello stesso compensatore del modello top, molto corto e con aperture inclinate  verso l’alto: compensatore di nome e di fatto, infatti riduce il rilevamento dell’arma, supportato da tre forature ricavate piuttosto indietro sulla volata. 

Walther LP300 Club e Benelli Kite 
Gli sportelli di caricamento della Walther (in alto) e della Benelli (in basso)

Ciò che manca rispetto alla XT è l’absorber XT, che in quel modello è integrato; un contrappeso in lega di wolframio al 98% che allo sparo viene premuto all’indietro e compensa quindi il rinculo del diablo. Alcuni potrebbero sorridere, ma chi ha sparato per un periodo con le pistole ad aria compressa ad “assorbimento” diverso percepisce ogni volta il colpo della Club, che al confronto appare duro. Tuttavia è una questione di abitudine, un po’ meno comfort, un po’ meno deflessione. Non se ne può fare un pretesto, il tiro deve anche essere “comodo”. Anche la Club, come la Kite, dispone di un interruttore per il blocco del percussore durante l’allenamento in bianco: un vantaggio e un requisito standard dei tiratori agonistici. Lo scatto di per sé corrisponde a quello della versione top, valutata “perfetta” da anni. Anche il grilletto ruotato su sé stesso, criticato di recente, (che dovrebbe garantire una disposizione equilibrata) è tornato a essere un normale grilletto in plastica incurvato.

Walther LP300 Club e Benelli Kite 
La tabella dei risultati di tiro

Al poligono

Entrambe le armi sono state sottoposte a una procedura di test durata più ore. Le pistole ad aria compressa con serbatoio in alluminio sono state messe in vaschette di plastica per permettere alla canna di flottare liberamente. Oltre ai gruppi obbligatori da dieci colpi (vedere tabella) è stato effettuato anche un test di durata per determinare la capacità del serbatoio. Questo dato negli anni è andato migliorando. Nella curva totale delle velocità misurate alla volata si vedono benissimo la lavorazione e i vantaggi della valvola di regolazione: più la curva è rettilinea e netta, maggiore è la precisione con cui la valvola estrae dal serbatoio la quantità di aria compressa necessaria per ogni colpo successivo. Poiché questo compito è completamente meccanico, i progettisti sono attenti a impiegare esclusivamente linguette a disco, tenute e anelli distanziatori perfettamente armonizzati tra loro. Così si raggiunge la pressione di lavoro desiderata nella camera intermedia, mentre nel serbatoio la pressione diminuisce da serie a serie.

Walther LP300 Club e Benelli Kite 
Le velocità di entrambe le pistole sotto test di durata: malgrado i buoni 10 m/s in più, la v0 della Walther LP 300 Club varia pochissimo, per la Benelli (sotto) si osservano maggiori deviazioni. Visibile anche la caduta della curva, allo svuotamento del serbatoio

Il confronto delle serie da dieci in tabella illustra come le prestazioni delle due pistole  siano equivalenti. L’apparente superiorità della Kite, che ostentava la sua rosata massima di 7,5 mm, è stata presto compensata dalla 300 Club con una maggiore scelta di munizioni di test; i gruppi più ridotti stavano in 6,0 mm. Gli esaminatori hanno trovato curioso il fatto che, con regolazioni di base visibilmente diverse (circa 10 m/s di differenza), entrambe le pistole con il tipo H&N Finale LP, sulla carta più leggero, abbiano presentato valori più lenti di quelli ottenuti con il tipo più pesante per carabine ad aria compressa della stessa marca. Normalmente il tipo LP pesa 0,50 g (0,45 per RWS), mentre le munizioni per carabina di entrambi i produttori pesano 0,53 g. Ciò spiega anche gli ostacoli che si sono trovati temporaneamente di fronte i tecnici di assistenza. L’ampiezza di gamma dei tipi più diffusi è talmente aumentata che non si riesce più a regolare le armi in fabbrica su una velocità affidabile per garantire di restare al di sotto dei 7,5 Joule. Il problema peraltro è più sentito nelle carabine ad aria compressa che fondamentalmente sono regolate a velocità maggiori. Nelle pistole, malgrado compensatore e forature, un ritmo troppo elevato produrrebbe turbolenze davanti al vivo di volata che potrebbero influire sulla traiettoria del proiettile e quindi sulla precisione. A questo riguardo, la 300 Club non ha saputo sfruttare il vantaggio iniziale dei 300 bar invece di 200 bar nel serbatoio. Su un pieno del serbatoio, la differenza è risultata in soli 40 colpi, perché la Benelli con v0 più ridotta ha gestito meglio il suo patrimonio di aria. Ciò non ha penalizzato la precisione; le serie da 40 colpi restano per entrambi i modelli nell’anello del “dieci”.

Conclusione

Entrambe le pistole ad aria compressa sono indubbiamente più economiche della maggior parte delle concorrenti. La differenza tra la versione esaminata della Walther LP 300 Club e il modello top non è così significativa da dissuadere i tiratori agonistici. Occorre un’esperienza di base affinata dall’allenamento per riconoscere e saper utilizzare i vantaggi offerti da un compensatore. Anche la Benelli Kite è una valida alternativa.