Calciature in legno o in polimero?

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La stessa parola “plastica” ha in sé un qualcosa di dispregiativo e negativo, evocando scenari di inquinamenti secolari e prodotti dozzinali: per stemperare queste sensazioni si usano termini come Polimeri o Tecnopolimeri o altri vocaboli altisonanti, ma in definitiva sempre di materiali sintetici si tratta.

Per i tradizionalisti il confronto con una nobile essenza di legno è improponibile: materiali freddi e senza anima, che rendono le armi su cui sono montate semplici strumenti di lavoro come un trapano o un aspirapolvere.

I materiali sintetici, però, dalla loro, hanno molte caratteristiche positive che li hanno portati al successo e alla diffusione capillare, ma non si può negare che vi siano situazioni in cui un buon pezzo di legno è irrinunciabile: come vedreste una doppietta inglese con il calcio in polimero?

Però in tutte le altre situazioni, operative, di tiro e di caccia, la “plastica” vince alla grande, con la sua impervietà agli elementi e la resistenza meccanica ai piccoli urti che segnerebbero inevitabilmente il legno.

Personalmente il legno di buona vena ci è sempre piaciuto parecchio ed il suo profumo evoca tempi lontani, eppure i nostri gusti sono pian piano mutati e ci siamo adeguati alle nuove armi con calciature sintetiche.

E non ce ne siamo neanche accorti: solo l’osservazione di un amico che ci ha fatto notare come nella nostra rastrelliera di armi rigate ci sia una sola carabina con calcio in legno mentre tutte le altre montano “plastiche” di vario tipo ci ha fatto riflettere su questo sottile cambiamento dei gusti e della mentalità dei tiratori.