Le mire metalliche: forme, pregi e difetti

Mire metalliche
Pur essendo molto piccola, la tacca di mira della Walther PPK si difende benissimo
Mire metalliche
Il mirino da tiro perfetto, a tronco di piramide su una pistola da tiro Patro M2. Qui non c’è illuminazione laterale percepibile dal tiratore

La precisione è una caratteristica intrinseca del binomio arma-cartuccia, che consente di ottenere rosate il più possibile raggruppate. Il tiro, di qualunque genere, accademico, dinamico o operativo, privilegia l’esattezza, che consiste nel colpire il punto mirato, o almeno nel far sì che la rosata abbia come centro il punto mirato. D’altra parte il tiro ha origine militare; l’importante è colpire il bersaglio.

In soldoni, una rosata di un centimetro è precisa, una rosata di sei centimetri ma nel 10 è esatta.

L’esattezza del tiro è legata al sistema di mira usato e al suo azzeramento. Nel sistema di mira più semplice, tacca e mirino, quest’ultimo va allineato al centro della tacca in modo tale che tra esso e le pareti della tacca stessa si vedano due strisce luminose, che devono essere uguali. Inoltre la sommità del mirino deve essere allineata con il bordo superiore della tacca. Il tutto, così allineato, si porta sul bersaglio. Sembra semplice, ma occorre tener conto di alcuni fatti. 

Smith & Wesson 629 Performance Center
Il tipico mirino di un moderno revolver da difesa: montato a coda di rondine e dotato di riferimento colorato che ne facilita l’acquisizione nel tiro istintivo
Smith & Wesson 629 Performance Center
La tacca di mira dello stesso revolver. Regolabile in altezza e lateralmente consente di tarare l’arma in base a differenti tipi di cartucce
Mire metalliche
Sulla mitragliatrice FN MINIMI tutte le regolazioni sono effettuate sul mirino, che è conico per cui può essere ruotato. Ma così il contrasto non è molto buono

Ad esempio, quando una luce proveniente da una sorgente non puntiforme passa attraverso una fessura, come le due che ci sono ai lati del mirino centrato, si generano delle frange di diffrazione, le cosiddette frange di Fresnel. Ciò significa che non si vede una linea netta di luce, ma una serie di linee alternativamente più chiare e più scure, a partire dai bordi della fessura.

Queste frange di diffrazione si generano anche se la “fessura” che stiamo osservando è costituita dal bordo superiore del mirino e da quello inferiore del bersaglio. Questo significa che quando siamo “entrati” con il mirino nel nero, possiamo comunque vedere alla sua sommità una linea bianca, che è una frangia di Fresnel. I tiratori che dicono: vedo il bersaglio schiacciato ma sono ancora nel bianco, sono entrati nel bersaglio con il mirino e vedono delle frange di Fresnel. Quel colpo sarà alto.

Beretta ARX160  
Mira posteriore con diottra a disco, di un Beretta ARX160. Ruotando il disco si selezionano diottre di diverso diametro
Beretta ARX160  
Il mirino di emergenza dell'ARX160, realizzato in polimero e ripiegabile, è registrabile in altezza ruotandone il piolo
Mire metalliche
Nelle armi lunghe da tiro, come questo Pedersoli Gibbs, si ricorre a mirini circolari ad anello

Per evitare questo fenomeno nelle carabine da tiro si usa un mirino ad anello, che dovrà essere abbastanza largo rispetto al nero del bersaglio. L’anello del mirino va allargato quando c’è molta luce, e si può stringere quando ce n’è meno, perché le frange di Fresnel sono più evidenti in presenza di forti differenze di luminosità. Sempre per via di queste considerazioni una tacca di mira deve essere sufficientemente aperta, perché le frange di Fresnel darebbero una visione “lanosa” delle fessure laterali, con difficoltà di allineamento.

Beretta 92 - Colt 1911 - Glock 17 prova comparativa
Normalmente sulle pistole destinate a un uso di polizia o militari il mirino è fisso
Beretta 92 - Colt 1911 - Glock 17 prova comparativa
Beretta 92 (a sinistra) e Colt 1911 hanno tacca di mira fissa, la Glock (al centro) ce l'ha regolabile ma solo da tempi recenti

Noi non vediamo il mirino e la tacca ma una figura schematica che crea un contrasto sul bersaglio; delle mire percepiamo solo i contorni.

Per tirare bene, dobbiamo fare in modo che siano netti, che non ci procurino illusioni ottiche e che assicurino il massimo contrasto. La tacca di mira deve essere molto sottile, oppure strombata. Il motivo è che una tacca spessa con fessura non strombata crea due “muri” nel proprio spessore. Quando la luce arriva di lato, necessariamente uno dei due muri sarà più illuminato rispetto all’altro. Questo ci farà apparire, a mirino esattamente centrato, una fessura maggiore sul lato più illuminato. Quindi sposteremo il mirino e mireremo più a destra o a sinistra, sbagliando senza accorgercene. 

Per lo stesso motivo il mirino deve essere strombato in senso opposto a quello della tacca, a forma di tronco di piramide con la base maggiore disposta verso il tiratore. Qualunque “muro”, ancorché poco percepibile, porterebbe allo stesso inconveniente.

Le mire su un’arma da difesa devono rispondere al criterio della facilità di estrazione, che però deve essere risolto con una fondina adeguata e non peggiorando gli organi di mira oltre un certo limite.

Le mire a fibra ottica vanno bene per la caccia, ma certamente non sono indicate per il tiro di precisione in poligono. Dobbiamo cercare il massimo contrasto tra l’insieme mirino-tacca e il bersaglio, non tra tacca e mirino, e sarà anche bene che sia la faccia del mirino rivolta al tiratore sia la foglietta della tacca di mira siano inclinate all’indietro, in modo tale da essere sempre in ombra. Il mirino “a mezzo dollaro” di certi revolver rende più difficile la collimazione ed è causa di numerosi errori.  

Smith & Wesson Model 22 (1917) 
Il famigerato mirino “a mezzo dollaro” qui su una Smith & Wesson Mod. 19 riflette la luce verso il tiratore e peggiora il contrasto
A complicare la situazione, la tacca di mira è una semplice fresatura sul telaio
Questo articolo è disponibile anche in queste lingue: