Piastrine militari identificative

Coppia di piastrine del British Army (Gran Bretagna) con silenziatori, attualmente in uso su mimetismo desertico “2a serie Tropical Desert DPM”.

La storia delle piastrine identificative militari si perde nella notte dei tempi. Si narra che già gli spartani avessero un sistema di identificazione per i propri opliti; segnato su dei bastoni di legno legati al polso sinistro. In epoca romana i legionari portavano al collo il “Signaculum”, un pezzo di piombo di forma circolare su cui era inciso il nome del soldato e la sua unità di appartenenza. Venendo a tempi molto più recenti, durante la Guerra Civile Americana (1861-65), si iniziò a pensare a come fare a identificare i caduti sul campo ma  i vari tentativi di fornire i soldati di un oggetto resistente all’usura e ai danni della guerra, sul quale fossero annotate generalità e unità di appartenenza, furono dovuti più all’improvvisazione su base personale e privata che non ad una produzione industriale in serie vera e propria; questa cominciò solo nel 1906, quando l’Esercito Statunitense  autorizzò ufficialmente l'uso di piastrine identificative. Ma nel frattempo c’era chi aveva fatto prima e meglio: la Germania! All’inizio della Guerra Franco-Prussiana del 1870 i reparti prussiani erano equipaggiati di Hundemarken, letteralmente medagliette (Marken) di riconoscimento per cani (Hunde).

Erkennungsmarke, piastrina militare ovale, della Bundeswehr tedesca e camouflage Flektarn, attualmente in uso.
Piastrina dell’Armée de terre (Francia) e relativo camouflage “Woodland”; attualmente in uso.
Piastrina, porta piastrina e cordoncino antisudore dell’IDF, Israel Defense Forces, camouflage Military Olive con logo dell’Esercito Israeliano; attualmente in uso.
Piastrina ovale dell’Esercito Federale Svizzero e camouflage TAZ 83; attualmente in uso.
Riproduzione in alluminio di piastrina ovale della Wehrmacht e relativa (Tasche) custodia portadisco in cuoio, con camouflage KAZ 57 M 57 della Bundesherr (Esercito austriaco) di diretta derivazione dal “SS camouflage Smock M42” in dotazione ai reparti delle Waffen SS durante la Seconda Guerra Mondiale.
Coppia di piastrine modello U.S. Army e camouflage “Desert Camouflage Pattern 3 Color”.

Sì, perché l’idea venne proprio ad un ingegnere di Berlino che lavorava al Ministero della Guerra prussiano, settore logistica, che passeggiando per la capitale e osservando le medagliette per cani che indicavano il pagamento della relativa tassa di licenza, ebbe lo spunto per la realizzazione del tanto desiderato strumento di identificazione militare. Con il tempo, nella terminologia militare internazionale, ma soprattutto americana, le piastrine sono effettivamente state identificate appunto con il termine inglese di Dog Tags. Al di là di queste innovative e durature dotazioni, alcuni eserciti, Italiano e Austriaco eccetera, durante la Prima Guerra Mondiale adottarono delle capsule bivalve metalliche contenenti dei foglietti di carta con le informazioni per la identificazione del militare. Queste dovevano essere portate al collo, o come nel caso degli ufficiali, che potevano permetterselo, contenute in braccialetti brevettati, di più fine lavorazione, appositamente realizzati, come il famoso braccialetto italiano “Patria”, commercializzato dalla ditta Gaetano Boggiali di Milano. Ma tali soluzioni alla prova del campo si dimostrarono inadatte a reggere l’usura soprattutto per quanto riguardava le pergamene contenute all’interno. Così tra le due guerre mondiali si andò progressivamente affermando l’utilizzo di placchette metalliche, che potevano essere di alluminio, ottone, zinco etc.., sopra le quali incidere in maniera indelebile le generalità del militare. 

Riproduzione artigianale moderna di Signaculum romano.
Dog Tags di gomma con gruppo sanguigno, adatti anche per essere portati sugli anfibi.
Pubblicità dell’epoca relativa al bracciale Patria.
Bracciale Patria di scavo. Non è stata possibile alcuna identificazione in quanto la pergamena con i dati del soldato, custodita al suo interna, è andata distrutta. Ciò era molto comune in questo tipo di bracciali come del resto nelle più comuni piastrine bivalve del tempo, distribuite alle truppe.
Bracciale Patria di scavo. Non è stata possibile alcuna identificazione in quanto la pergamena con i dati del soldato, custodita al suo interna, è andata distrutta. Ciò era molto comune in questo tipo di bracciali come del resto nelle più comuni piastrine bivalve del tempo, distribuite alle truppe.

Le soluzioni che vennero adottate e che oggi sono pressoché invariate negli eserciti contemporanei furono due: o due placchette, con duplicate le informazioni, sia di forma circolare (British Army, Australian Army) che rettangolare (U.S Army; Messico, Giappone eccetera) o un'unica placchetta  rettangolare o ovale con fessurazioni orizzontali che permettessero in questo caso la rottura del piastrino, lasciandone una metà sul corpo del caduto e l’altra rimossa per la registrazione in caso di morte del soldato (Germania, Austria, Francia, Svezia, Svizzera, Italia, Spagna, Canada, Danimarca, Finlandia, Norvegia,  Svezia, Ungheria Israele, Olanda, Federazione russa etc..). Anche per quanto riguarda i dati riportati sulle singole piastrine dei vari eserciti la storia è lunga e alquanto articolata. Non ci addentreremo nella questione in questa sede; basti solo pensare che ogni forza armata ha sviluppato nel corso del tempo un sistema di abbreviazioni, più o meno cifrate, che è andato via via snellendo l’elenco delle informazioni relative al soldato limitandole ai soli dati vitali e di appartenenza alle relative unità. L’evoluzione finale, complice la progressiva informatizzazione, ha prodotto infine delle varie e proprie digital flash Dog Tags ovvero delle medaglie identificative su scheda USB.

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