Le scorciatoie degli antiarmi: correlazioni illusorie e autoconvalida

Il concetto di correlazione Illusoria 

Grafico correlazione illusoria
Esempio reale di correlazione illusoria -  da https://en.wikipedia.org/wiki/Gun_violence_in_the_United_States

Per stabilire se l’evento “A” (es. eccesso di velocità) è correlato all’evento “B” (aumento degli incidenti) è necessario: definire i criteri in base ai quali seleziono i dati A e B, (es. solo certi paesi), stabilire i dati di input per gli assi X e Y, ed effettuare delle interpolazioni. Poi verificare il grado di correlazione tra gli eventi (es. dispersione, scarto tipo, scarto quadratico medio etc).

In aggiunta, un metodo di tipo induttivo come questo, suggerisce semplicemente che c’è una correlazione matematica, ma non è affatto automatico che vi sia un nesso di causa effetto. Questo va poi ulteriormente dimostrato ed accertato con metodi scientifici. Vanno per es. cercati fattori confondenti o interferenti, eventuali altre cause (causalità multifattoriale).

Poiché il concetto scientifico di correlazione non è affatto intuitivo, ed al di fuori della portata dell’”uomo comune”, è materia da specialisti. Esperti di statistica, analisti di rischio. A noi “uomini comuni” però l’euristica serve, per prendere decisioni in tempi rapidi.

Gli antiarmi fanno correlazioni ingenue tipiche: per esempio, cercando e creando ad arte una relazione tra l'aumento della disponibilità di armi e tasso di suicidi, o tra disponibilità di armi ed aggressioni. Ovviamente, selezionano già in partenza i soli campioni sperimentali che confermano la tesi. Per esempio, esistono studi che correlano il numero di omicidi/suicidi con le notizie dei disastri aerei o attentati, studi che dimostrano che il tasso di suicidi è fortemente dipendente dalle condizioni socioeconomiche (povertà, dittatura, etc). Questi vengono sempre scartati a priori.

Inoltre se si è abili a sfruttare queste euristiche, è possibile dimostrare la correlazione con qualunque cosa: es. la variazione dei cicli di marea con l’andamento delle borse mondiali, le condizioni meteo con le giornate lavorative perse medie etc.

Ogni tentativo di correlare la diffusione di armi legali con aumento del tasso di omicidi volontari, ha fallito miseramente, ed è veramente agevole confutare questo “nesso di causa”.

Per dimostrare questa “correlazione” (più armi=più insicurezza) è quindi necessario barare, come ho descritto sopra.

Il guaio, è che questo bias è presente non solo nei media mainstream e in certe Fake Analysis politicizzate, ma anche in testi di criminologia, che sono imposti a studenti universitari e tesi diffuse anche in convegni istituzionali. Non li cito per non dargli visibilità.

Autoconvalida: come si falsifica la conclusione di una tesi

Tipicamente, l’antiarmi bada ai casi in cui i due eventi sono presenti (es. armi e suicidi) e trascura quelli dove c’è l’uno e non l’altro (es. suicidio senza armi, o possessore con arma, che non si suicida).

Trascurano e anzi cancellano prontamente, ogni evento che potrebbe confutare le loro tesi.

Tiratore
Per dimostrare che più armi significa più insicurezza è necessario barare...

Smedslund nel 1963, in un suo studio di psicologia sociale, ha evidenziato la correlazione illusoria tra sintomi e malattia.

Chiedeva ad un infermiere, di stabilire se c’era connessione tra sintomo/malattia, mostrando dati statistici ordinati in tabelle a doppio ingresso. Le infermiere tendevano a considerare solo i dati della casella, dove erano presenti sia il sintomo sia la malattia, per cui spesso si convincevano erroneamente che c’era correlazione. Perfetto: ora immaginate che in questo esperimento, al posto di “sintomo/malattia”, ci sia “arma legale/tasso omicidiario” o “numero tiratori sportivi/tasso di suicidi”….

E così la magia, è compiuta…

Ora, chi utilizza l’euristica, per resistere alle evidenze contrarie si avvale spesso dell’”effetto recinzione”. Circoscrive in un dominio di esperienza o dati limitati la convinzione da salvare, e colloca l’evidenza contraria fuori dal recinto. Un altro sistema è l’utilizzo del “fattore perturbante”, una sorta di etichettamento del fatto contrario come “eccezione che conferma la regola”.

Le euristiche, ovvero le scorciatoie di pensiero

Tiratrice
Le euristiche sono scorciatoie di pensiero che a volte possono indurre in errore.

Le euristiche (scorciatoie di pensiero), servono per prendere decisioni in tempi ragionevoli.

Sono dannose e fuorvianti quando è necessario invece svolgere studi e considerazioni razionali e scientifiche su un fenomeno.

In realtà perfino gli sperimentatori e gli scienziati le hanno.

E ahimè, anche in campo forense, avvengono questi meccanismi (vd. Kassin, Dror e Kuckucka-2013).

Inoltre come ben sappiamo, mass media generalisti e molti “esperti” da essi intervistati, sfruttano e utilizzano le euristiche a ragion veduta.

In tali casi, è necessario intervenire sul processo, cioè evidenziare l’errore sistematico di giudizio, più che impegolarsi in discussioni sul singolo dato o fatto.


Francesco Volta (analista di rischio e del Mindfucking)

Associazione Utilizzatori delle Armi

www.AUDA.it

 

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