EXA, il tramonto

Si è conclusa oggi 8 marzo la 33ma edizione di EXA, avremmo scritto... e invece...

Se ne rumoreggiava da mesi, ma noi di all4shooters.com non abbiamo voluto, fino alla comunicazione ufficiale, dare ascolto a quelli che sembravano solo rumors. Un po' perché etica e serietà professionale vogliono che un giornalista serio non si presti a spargere voci incontrollate e non confermate, e un po' perché, nonostante le ben note difficoltà, speravamo che ci fosse una ripresa, uno scatto d'orgoglio. Che non si lasciasse morire la tradizione ultra trentennale di EXA, la Fiera Internazionale delle Armi Sportive.

Eppure è così: la 33ma edizione di EXA - Fiera Internazionale delle Armi Sportive, la Security e l'Outdoors, che avrebbe dovuto tenersi nei giorni tra sabato 5 e martedì 8 di questo mese presso la Fiera di Brescia come da tradizione, non ha avuto luogo. L'annuncio è stato dato il giorno 21 marzo dalla Camera di Commercio di Brescia, sentite le associazioni di categoria, le autorità di Pubblica Sicurezza, Fiera di Brescia ed ovviamente ASSOARMIERI, il Consorzio Armaioli Bresciani (CONARMI) e l'Associazione Nazionale dei Produttori di Armi e Munizioni civili e sportive (ANPAM).

EXA

Seppure attesa, forse subodorata per mesi, la notizia è tutto fuorché buona. Quando qualcosa – una struttura, un'istituzione, una manifestazione – chiude così drasticamente e all'improvviso, in Italia è raro che possa poi ritornare alle glorie passate. Certo, non è illegittimo nutrire la speranza che nel 2015 EXA risorga dalle sue ceneri, ma perché ciò possa avvenire nel modo giusto è necessario comprendere come si è arrivati all'annullamento dell'edizione 2014 – in modo da evitare di commettere in futuro gli stessi errori.

Le ragioni dell'annullamento di EXA 2014 sono profonde, e solo parzialmente dovute alle “note difficoltà di un mercato italiano delle armi sportive e da caccia in profonda sofferenza e l'effetto domino di voci incontrollate sull’effettiva realizzazione della rassegna fieristica createsi sulla base dei nuovi progetti di destinazione futura del polo espositivo di Brescia” citate nel comunicato-stampa ufficiale con cui la Camera di Commercio di Brescia ha dato l'annuncio. 

In realtà, le radici della débacle di EXA possono rintracciarsi in tre diversi ordini di motivi – tutti direttamente o indirettamente riconducibili a come la manifestazione è stata organizzata e gestita nel corso degli ultimi anni.

Perché possiamo anche girare intorno al problema, ma se accettiamo per vero che il mercato italiano delle armi sportive soffre da tempo difficoltà oggettive, ciò è stato anche dovuto per anni alla totale assenza di capacità di saper realizzare una corretta comunicazione e promozione attorno ad eventi fieristici di questo tipo. 

È infatti assolutamente vero che nel corso degli ultimi mesi il numero degli espositori previsti è calato da 200 a 100 – un dimezzamento netto, con Forfait d'eccezione, nomi di pregio dell'industria armiera italiana che sono andati ad aggiungersi a quelli di altri importanti produttori e distributori che da anni ormai boicottavano la fiera di Brescia, criticandone l'insufficienza di servizi di vario tipo – ma è anche vero che, come da molti lettori di all4shooters.com è stato rilevato nelle ultime settimane, le passate edizioni avevano visto un costante aumento dei prezzi per gli espositori. Aumento a fronte del quale gli espositori continuavano tuttavia a non vedere realizzati servizi degni di una fiera di settore in grado di poter competere con analoghe realtà di livello internazionale, SHOT Show ed IWA in primis.

È notorio come, con la vendita dei biglietti al pubblico e con l'aumento del prezzo degli spazi espositivi, la Fiera di Brescia e l'organizzazione di EXA cercassero di rientrare almeno in parte delle perdite; difficile, però, che gli espositori potessero continuare a lungo a partecipare ad una fiera di settore molto più piccola e geograficamente specifica delle altre e che ha (o aveva) luogo troppo avanti nel corso dell'anno rispetto alla stagione fieristica armiera di gennaio/marzo, dunque con minore capacità di attrarre pubblico e stampa specializzata ed offrire visibilità ai convenuti.

Peraltro, come ben sa chi abbia assiduamente visitato EXA nel corso degli ultimi anni, la Fiera di Brescia è una struttura decisamente troppo piccola e carente in servizi interni – dalla viabilità all'accessibilità sino alla ristorazione e ai servizi igienici – per ospitare un evento che voglia dirsi veramente “internazionale”.

Fermarsi a questi aspetti – peraltro, problematiche sotto gli occhi di tutti! – per spiegare quella che era una chiusura annunciata da tempo sarebbe tuttavia quantomeno riduttivo. 

I motivi veri e profondi della défaillance che quest'anno ci priva della fiera di Brescia stanno a monte, ed hanno a che fare con una visione del mondo molto provinciale, poco proiettata verso il futuro, che accomunava gli organizzatori di EXA e gran parte del comparto armiero italiano – ad eccezione di poche piccole, dinamiche realtà che infatti da tempo già concentravano i loro sforzi su SHOT Show ed IWA.

Altri importanti “aspetti caratteriali” di EXA erano infatti la preponderante presenza di aziende della zona della Val Trompia rispetto alla partecipazione di produttori ed importatori del resto d'Italia e d'Europa, e lo spazio limitatissimo riservato a settori decisamente in crescita in tutto il mercato armiero mondiale – ad esempio le armi sportive moderne, l'accessoristica tattica, il Soft-Air e gli equipaggiamenti per le Forze dell'Ordine – rispetto ad altri decisamente più “tradizionalisti” ed in linea con le produzioni di una particolare branca dell'industria armiera del nostro Paese.

Non sfugge neppure come la Fiera di Brescia e le più importanti realtà del settore armiero italiano siano – rispetto alle controparti del resto d'Europa e del mondo – piuttosto indietro riguardo allo sfruttamento delle potenzialità offerte dai nuovi Media nel campo della comunicazione pubblica; cosa che senz'altro non si può dire di espositori ed organizzatori quando si parla di appuntamenti di respiro internazionale come lo SHOT Show di Las Vegas, ma soprattutto come l'IWA di Norimberga, di soli sette anni più “vecchia” di EXA, eppure rimasta alquanto “limitata” in fatto a respiro ed estensione fino a poco più di un ventennio fa', quando ha iniziato la fase crescente che, nonostante la crisi internazionale, la vede ancora cavalcare un successo inaspettato ed apparentemente illimitato, crescendo fino a diventare un punto di riferimento non solo per il mercato armiero europeo, ma di tutto il mondo.

Di questa incapacità di saper approfittare correttamente delle potenzialità dei nuovi Media ne siamo fra l'altro testimoni noi in primis, con la nostra piattaforma di comunicazione online, che quest'anno ha avviato interessanti rapporti di collaborazione reciproca con SHOT Show e IWA, mentre nonostante le varie offerte di collaborazione presentate negli ultimi anni, da EXA non abbiamo mai ricevuto risposta alcuna.

Accade dunque che, mentre lo SHOT Show e l'IWA si popolano di armi sportive moderne (incluse quelle di derivazione tattica), di armi difensive, di equipaggiamenti per tiratori civili, di repliche soft-air e ad aria compressa a medio potenziale, e di altri prodotti le cui vendite sono in costante ascesa – e nessuno può negarlo – l'EXA è rimasta ancorata, per trent'anni, a doppiette e sovrapposti (indubbiamente vanto dell'industria armiera italiana), concludendo invece ingloriosamente dopo soli due anni l'esperimento della “Area Security” – rimasta sempre troppo piccola, ad accesso fortemente limitato ed esibente peraltro sempre solo pistole, fucili e carabine normalmente distribuite anche sul mercato civile”! – e soprattutto ancorandosi ad un ambito territoriale fin troppo provinciale.

Chi opera nel settore sa benissimo che nonostante la denominazione di “Fiera Internazionale”, l'EXA mirasse sempre e solo ad attirare pubblico pagante - invece di operatori professionali del settore - proveniente mediamente da “un raggio di 40 chilometri da Brescia”, ovvero dalla stessa zona in cui si trovano gli stabilimenti di molti degli espositori. 

Pubblico pagante, principalmente fatto di cacciatori al quale offrire "bancarelle da fiera paesana", anziché i servizi che le aziende da anni richiedevano, in un'ottica di sviluppo proiettata verso il futuro. Che infatti probabilmente non ci sarà più, non a Brescia, almeno.

Eppure non mancano esempi che dimostrano come già negli anni di massima crescita della fiera gli esperti del settore si lamentassero della provincialità, dell'inadeguatezza degli ambienti espositivi e della localizzazione geografica di EXA, invitando al trasferimento in aree più centrali del paese come Milano, Roma o Bologna, città decisamente più adeguate ad ospitare un evento di carattere internazionale.

Le citazioni potrebbero essere molte, ma a titolo di esempio: "La fiera specializzata EXA si conferma dunque come l’appuntamento più importante dell’anno, destinato non solo al pubblico, ma anche agli operatori di settore.

La sensazione che abbiamo raccolto tra diversi operatori del settore però non è così positiva: coda per entrare, coda per arrivare al proprio stand, impossibilità a muoversi con una certa agilità all’interno dei padiglioni, coda per mangiare e, dulcis in fundo, anche per fare la pipì". 

"Certamente il settore intero ha bisogno dell’EXA, ma trattare con un poco più di riguardo gli espositori non farebbe poi male, anche perché, come in tutti gli aspetti della vita, non si può solo prendere, ma anche dare".

Così riportava la ben nota ed apprezzata rivista Magnum già nel 1995.

È stato con tutta probabilità il peso delle aziende armiere dell'area di Brescia – almeno, di alcune di esse – a spingere perché la “Fiera Internazionale” EXA rimanesse confinata a Brescia, e mantenesse un respiro provinciale, dando inizio ad una fase di declino iniziata nel decennio 2000 e proseguita fino all'epilogo di quest'anno. 

Quelle stesse aziende che, in confronto alle più dirette concorrenti straniere, dimostrano pesanti deficit di comunicazione col pubblico e con i professionisti della comunicazione. Quelle stesse aziende soprattutto, che sino ad oggi si sono dimostrate incapaci – a livello molto profondo, sintomo di un gap che potremmo definire generazionale per le sue dimensioni! – di intercettare le tendenze di mercato, di seguire tali tendenze ed adeguare le proprie linee produttive alle richieste delle nuove generazioni di tiratori ed appassionati, potenziali clienti presenti e futuri, preferendo spesso invece schierarsi con i fronti anti-armi nelle sedi decisionali per limitare la capacità dei cittadini italiani onesti di acquistare quei prodotti sempre più popolari.

Atteggiamenti che si sono manifestati anche in tempi recenti, ad esempio durante le fasi di approvazione del “Correttivo 204”, e che hanno portato molti a pensare che alcune industrie armiere italiane, frustrate forse nell'orgoglio, ma di sicuro preoccupate dalle superiori vendite degli AR-15 rispetto ai loro tradizionali fucili da caccia, non avessero trovato di meglio se non tentare di impedire la naturale espansione del mercato mondiale legato alle armi sportive di derivazione militare.

Forse questa disamina dei motivi dell'annullamento dell'edizione 2014 di EXA non è stata chiara per tutti (e siamo disponibili a rispondere alle domande dei nostri lettori se necessario) ma non rimane molto altro da dire. 

Ad uccidere EXA non sono state le “difficoltà del settore armiero italiano”, che pure ci sono ma che sarebbero state superabili con un maggiore impegno da parte dei produttori, importatori e distributori di armi a sostenerlo – anche in sede legislativa, con una forte opposizione a leggi e regolamenti di stampo restrittivo ed un'attività di Lobbying più incisiva in favore di maggiori liberalizzazioni. 

Ad uccidere EXA è stata la miopia di alcuni, che pur di fronte ai radicali cambiamenti che il mondo armiero ha vissuto nel corso degli ultimi trent'anni, ancora oggi continuano ad opporsi a tali cambiamenti.

Purtroppo il settore armiero italiano è ostaggio di una guerra interna generazionale, fatta di “nuove leve” più moderne e dinamiche, attente alle tendenze del mercato, e le “vecchie generazioni” (e non solo “vecchie” anagraficamente parlando... è un problema di mentalità!), aggrappate a strategie e modi di pensare e di fare che finora si sono dimostrati incapaci di stare al passo coi tempi.

Incapaci anche rispetto ad una comunicazione di settore realmente al passo coi tempi, capace di saper vedere oltre gli ormai restrittivi ed insufficienti strumenti di comunicazione della carta stampata, delle riviste specializzate del settore (a cui tutti noi siamo ancora affezionati), il cui bacino di lettori è ormai asfittico ed in crisi da anni e le cui prospettive sono ristrette non solo in fatto di effettiva capacità comunicazione col pubblico, ma anche "di visione limitata del mondo" e delle ricche opportunità che offre, nonostante tutto, nel raggiunfere nuovi utenti.

Una visione limitata del mondo che, a quanto pare, il settore della carta stampata e quello armiero condividono.

Ad uccidere EXA è stata quindi la provincialità del pensiero di chi invece avrebbe dovuto contribuire allo sviluppo. Perché a questo servono le fiere di settore.

Un modo di pensare riduttivo e poco attento ai tempi e alle tendenze - due elementi che condizionano il mercato -, incapace di saltare sul treno delle opportunità rappresentato dai nuovi metodi di comunicazione di massa, incapace di allontanarsi anche geograficamente dal proprio cortile di casa.

Accade così che mentre una fiera come l'EXA di Brescia chiude ingloriosamente – mentre fino a quindici anni fa poteva ancora confrontarsi con IWA –, il giovanissimo Hunting Show di Vicenza venga premiato da una chiara accettazione di pubblico ed imprenditoriale, e in virtù di ciò pianifica un percorso di sviluppo che richiederà del tempo per potersi definire di livello internazionale, ma parte già col piede giusto. Hunting Show immagina già infatti una maggiore integrazione di quei settori in crescita (tattico, Soft-Air, Law Enforcement) la cui presenza ha fatto la fortuna di IWA e SHOT Show e la cui carenza ha fatto la sfortuna di EXA.

Unicamente articolando le proprie strategie di comunicazione in chiave moderna, facendo pieno uso delle nuove tecnologie e lanciandosi con coraggio e fiducia verso i nuovi orizzonti che esse aprono, gli enti fieristici, le aziende e i Media di comunicazione insieme, potranno affrontare il mercato rigenerandolo, anziché subendolo e basta.

Riuscirà Hunting Show a raccogliere il testimone di EXA? vedremo... siamo qui per questo.