Lame etniche: un curioso coltello cerimoniale indonesiano

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Il coltello rituale nel suo fodero. Si tratta di un'arma tipica delle tribù che abitano nell'isola di Sumatra, in Indonesia. Manico e fodero sono in metallo bronzeo.

I gemelli nella storia e nella mitologia hanno sempre stimolato l'immaginario collettivo dando origine a miti e leggende. Basti pensare ai segni zodiacali, ai diòscuri Càstore e Pollùce le cui statue troneggiano nel Campidoglio ed all'ingresso del palazzo reale di Torino. Anche culture straniere venerano il mito dei gemelli come rappresentanti di un evento straordinario ed a loro volta portatori di qualcosa di insolito, non sempre positivo. Nei Veda, il libro sacro indiano, si parla di una coppia di gemelli, gli Aswin, figli del Sole, eternamente giovani e belli a cui è dedicata la costellazione del gemelli. In Italia i più famosi sono certamente Romolo e Remo, figli di Marte, il dio della guerra, e di Rea Silvia. Parimenti i fondatori di Tebe sono altri gemelli: Anfione e Zeto. Ma l'elenco sarebbe molto lungo investendo praticamente tutte le antiche civiltà del mondo, dai nativi americani agli egizi, agli inuit, ecc. I gemelli non sono sempre omozigoti, cioè nati dalla scissione di un singolo ovocita, e quindi identici, ma spesso sono eterozigoti, dalla fecondazione di due distinti ovociti, ed anche di sesso e carattere opposti, spesso in contrasto tra loro.

Ma ci sono gemelli legati anche al mondo dei coltelli. Chi non conosce il marchio Zwilling? È nato nel 1731 ed il fondatore, Peter Henckels, lo ha così chiamato perché la luna era in quel momento nel segno dei gemelli.

Un insolito coltello cerimoniale dei Toba di Sumatra

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Un dettaglio della lama dalla particolare trama “damascata”. Pur essendo affilata non era destinata all'uso, ma solo a una funzione simbolica.

Da molti anni mi occupo, studiando e collezionando, di lame antiche dell'arcipelago indonesiano ed in particolare dei kris. In questo variegato mondo ho trovato varie rappresentazioni dei gemelli, in particolare nelle impugnature dei plocokan. Sono strumenti simili a degli scalpelli, o pestelli e vengono usati per frantumare le noci di betel (sirih) all'interno di un piccolo cilindro, solitamente di bambù, tipici dell'isola di Bali ed ancor più della vicina Lombok. 

Tuttavia l'oggetto che mi ha colpito ed affascinato maggiormente è un coltello tipico della etnia Toba, una delle sei tribù del popolo dei Batak. Si tratta di un popolo che, forse proveniente da Taiwan o dalle Filippine, si è insediato nei pressi del lago Toba nel nord dell'isola di Sumatra, la maggiore dell'arcipelago indonesiano, e fino alla colonizzazione olandese e tedesca praticava abitualmente il cannibalismo rituale dopo la decapitazione del nemico. In questo mondo che nonostante le apparenze aveva una profonda spiritualità, il capo villaggio era anche uno sciamano. Era l'unico a poter costruire particolari oggetti sacri e rituali ed aveva il permesso e l'onere di portare un particolare coltello detto Piso ni datu

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Il personaggio che funge da impugnatura ha una particolare acconciatura ed è riprodotto seduto su uno sgabello.

Dove piso significa coltello e datu indica lo sciamano. Questo doveva custodire il coltello magico al di fuori della propria casa a causa del grande potere dato dalla presenza dei gemelli nell'impugnatura e nel fodero. Tale forza è dovuta al fatto che i gemelli condividono un'unica anima. Una leggenda Batak narra che uno sciamano predisse a una nobildonna la nascita di due gemelli, un maschio ed una femmina. Inoltre ordinò che questi avrebbero dovuto essere separati alla nascita senza mai più incontrarsi, altrimenti le conseguenze sarebbero state disastrose per tutto il popolo. I gemelli furono perciò inviati in direzioni opposte e distanti. Tuttavia, da adolescenti, durante un viaggio, si incontrarono e, senza sapere di essere fratelli gemelli, trascorsero la notte assieme. L'indomani mattina, passeggiando in una foresta, sentirono uno strano suono proveniente dall'alto di un albero sul  quale salirono per capire di cosa si trattasse.

La notizia arrivò ai genitori che, temendo il peggio, si misero a cercarli e li trovarono in cima all'albero congelati assieme per sempre. Dalla leggenda si torna poi alla realtà con la rappresentazione di questi gemelli nel coltello magico dello sciamano.

Quello che viene qui rappresentato è un tipico esempio di questo genere di coltello.

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Il personaggio riprodotto sul fodero è di dimensioni minori e indossa una specie di cappello tondo.

I due gemelli sono rappresentati in posizione accovacciata e con le mani che stringono le ginocchia. Quello che costituisce l'impugnatura della lama ha dimensioni maggiori rispetto a quello che fa parte integrante del fodero ed è seduto su uno sgabello decorato. Lo stesso motivo viene poi riportato anche nelle tre fasce decorative del fodero a cui sono fuse e quindi senza funzione contenitiva. I due si distinguono anche per la diversa acconciatura dei capelli che nel maggiore sono raccolti in un ciuffo posteriore sopraelevato rispetto al capo. Il gemello più piccolo ha invece il capo coperto da un cappello rotondo, a sezioni radiali che si dipartono da un grosso nucleo centrale e posteriormente prosegue per un breve tratto in direzione della nuca, ma senza raggiungerla. Entrambi, come il fodero sono in metallo bronzeo e presentano segni di usura ad indicare che sono stati usati per molto tempo. 

Il fodero termina con la punta leggermente ricurva all'indietro e provvista di un foro, analogo a quello che si trova ai piedi del secondo gemello ed a cui è legata un corta ma grossa catena con funzioni sicuramente di passante per la cintura. La parte più interessante è la lama di 26 cm che è infilata alla base dello “sgabello” e mantenuta in sede con della semplice cera, per cui è facilmente sfilabile. Evidentemente non aveva funzioni di taglio, pur essendo affilata, ma solo simboliche. È lievemente ricurva e con punta molto allungata. Al tallone invece presenta una piccola sporgenza che interrompe la linea del filo a 4 cm dalla base. 

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Ed ecco i due personaggi riuniti, quando il coltello è riposto nel suo fodero. I segni di usura ci dicono che il coltello è stato maneggiato con frequenza.

Tutta la struttura della lama è caratterizzata dalla presenza di una “trama” simil-damasco formata da tante piccole formazioni grossolanamente rotondeggianti che hanno dimensioni maggiori su un lato mentre nell'altro sono molto più piccole. È probabile che ciò dipenda dalle tecniche di fusione e lavorazione del metallo. 

Gli altri due esempi di gemelli usati nelle impugnature sono quelli che interessano i plocokan e li potete vedere nelle foto qui sotto. Nel primo caso si tratta certamente di due scimmie a cavalcioni l'una sull'altra e di cui quella superiore si aggrappa con mani e piedi alla testa ed alle ginocchia di quella inferiore. Anche nel secondo caso la figura più grande trasporta sulla schiena una figura più piccola che con una mano si aggrappa ai capelli e con la seconda, penzoloni, sembra tenere un frustino. Non so se la base mitologica sia la stessa con il coltello dello sciamano ma le analogie sono molto suggestive, nonostante la enorme distanza tra il nord Sumatra e Bali o Lombok.

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Due manici di plocokan (pestelli per bethel) che richiamano lo stesso concetto del doppio. Nell'esempio a destra i due personaggi sono delle scimmie.