I coltelli tradizionali italiani di Sandro Mariani

Raccontaci qualcosa su di te e sul modo in cui sei arrivato alla decisione di vivere di lame...

Sandro Mariani 
Sandro Mariani nel suo laboratorio, impegnato nella tempra di una lama

Sono nato a Foligno nel 1961, a sedici anni ho cominciato a lavorare come saldatore, poi ha fatto il falegname e ancora insieme a mio padre prima, e da solo poi, ho avuto un officina meccanica di riparazioni per cicli e motocicli, smessa anche quella attività ho lavorato per 11 anni all’Alcatel ed è stato proprio mentre lavoravo con questa ditta che ho cominciato a costruire i miei primi coltelli. Il lavoro di ufficio non mi dava soddisfazione e non mi piaceva pertanto decisi che avrei trasformato il mio hobby in un mestiere, dopo un paio di anni di prova per vedere se c’erano le condizioni per vivere di coltelli feci il grande passo e con lusinghieri risultai direi. Da circa nove anni ho affiancato il mestiere di coltellinaio a quello di armiere aprendo a Foligno una armeria specializzata in armi ex ordinanza e in attrezzatura per la ricarica. L’armeria si chiama appunto “La Ricarica”.

Quando e come hai iniziato a costruire coltelli? Hai imparato da solo o sei stato “a bottega” da qualcuno?

Ho iniziato nel 1992 ma facevo solo qualche coltello al mese, quando il tempo a disposizione me lo permetteva, era una passione che stava crescendo, ma ancora la dovevo condividere con altre passioni, come la pesca e la raccolta dei funghi. Non sono figlio d’arte e non sono stato mai ad imparare in qualche bottega artigiana, da noi in Umbria e tanto meno a Foligno non c'erano botteghe di coltellinai, al massimo qualche bottega di arrotino, pertanto sono completamente autodidatta.

Quali sono le difficoltà principali che si incontrano svolgendo le ricerche nel campo dei coltelli regionali?

Sandro Mariani - Coltello Calabrese
Coltello calabrese con manico decorato da trecce in rame. Incisione sulla lama ad acquaforte

Le difficoltà sono molteplici, prima di tutto reperire gli originali da poter visionare per poterli replicare. I collezionisti in genere sono molto gelosi dei loro tesori e difficilmente permettono agli estranei, e tanto meno ai coltellinai “replicanti” di vedere e anche di toccare i loro coltelli. Io sono stato fortunato in questo, prima il compianto Luciano Salvatici mi ha dato moltissimi disegni quotati fatti da lui di coltelli antichi, poi è stato fondamentale l’incontro con Francesco De Feo grande storico e collezionista che mi ha permesso di vedere la sua grande collezione di coltelli antichi oltre che a farne dei disegni quotati.

È vero che nel mercato dei coltelli da collezione esistono molti falsi? Come fare a riconoscerli?

Sì, purtroppo è vero, tempo fa è successo anche a me che delle persone acquistassero i miei coltelli per poi “invecchiarli” e rivenderli come originali, poi però sono stati scoperti e denunciati. Se si hanno dei dubbi su ciò che si acquista basta interpretare un esperto del settore, molte persone si sono rivolte a me per far valutare l’autenticità del coltello. Una volta è successo che una mia Sfarsiglia Napoletana da me costruita e taroccata al punto giusto ingannasse anche uno dei più grandi esperti di coltelli tradizionali Italiani. Ma il problema è un altro, ci sono produttori che costruiscono coltelli già dall’origine in modo che sembrassero antichi, e pertanto molto facili da taroccare. Io su i miei metto sempre qualcosa di personale, di riconoscibile, faccio in modo che il coltello sia a cavallo (come esecuzione) tra due epoche, quella di appartenenza e quella di realizzazione, Che si veda che il coltello e stato fatto ora, ma che si senta anche il sapore di antico, lascio al coltello stesso l’anima di chi lo ha realizzato per primo, e la mia impronta personale che è sempre riconoscibile.

Tu costruisci coltelli tradizionali Italiani ma anche esteri, come la Navaja Spagnola. Quali sono i punti di contatto e le differenze tra il coltello Spagnolo e quello Italiano?

Sandro Mariani - Navaja Sevillana
Navaja Sevillana con impugnatura in un unico pezzo di corno di bufalo con rimessi in ottone argento, avorio trecce in alpacca, lama e molla in acciaio al carbonio C70 incisione ad acquaforte
Sandro Mariani - Navaja Sevillana
Navaja Sevillana lunga cm 59. Il manico è in corno di bufalo nero con riporti in ottone rame argento. Lama e molla in acciaio

Il coltello Italiano salvo qualche eccezione, è generalmente molto povero, in particolare è povero per quanto riguarda i materiali usati e le decorazioni, è un coltello quasi sempre essenziale, adatto a “puncicare”, spesso è un coltello cattivo nelle forme abbastanza rozzo nelle finiture e nell’assemblaggio in generale spesso molto leggero e spartano. 

Completamente l’opposto il coltello spagnolo, ci sono Navajas in special modo le Sevillane che sono veri e propri capolavori di raffinatezza e precisione, sia sugli assemblaggi che sulle decorazioni, sarà proprio per questo che pochi sono in grado di fare una Navaja spagnola degna di questo nome? Io ne ho replicate parecchie, ma comunque sempre con un mio tocco personale, Non essendo e sopra a tutto non volendo essere io una “ fotocopiatrice” metto sempre del mio su ogni pezzo che costruisco.

Puoi raccontarci brevemente in cosa consiste il tuo progetto per la editrice Hachette?

Sandro Mariani - Coltello Romano 
Coltello Romano con lama in acciaio al carbonio C70, manico in corno di bufalo indiano lavorato a doppio torciglione

La casa editrice Hachette ha deciso di pubblicare una dispensa bisettimanale intitolata “Coltelli d'autore”  alla quale sono allegate delle riproduzioni di coltelli regionali italiani. 

Sono stato molto onorato di far parte di questo programma, ho realizzato per loro quattro prototipi di coltelli tradizionali: un Romano in Ottone, una Saraga, un San Potito ed un coltello Napoletano di Scarperia, tutti intorno a i 18-19 cm di lunghezza. Se per la Saraga e il napoletano l’impresa era semplice, non lo era altrettanto per il Romano d’ottone e per il San Potito, entrambi coltelli da oltre 40 cm aperti. Quando ho ricevuto i coltelli fatti fare dalla Hachette sono rimasto sbalordito, erano praticamente identici a i miei, con soltanto esili differenze di poco conto il particolare il coltello d’Ottone. Ma mi dovrei dilungare troppo per spiegare tutto.

Quale è secondo te il coltello più difficile da costruire?

Sandro Mariani - Balestra di Avigliano
Balestra di Avigliano con lama in acciaio al carbonio C70 a tre pianelle con la centrale concava, fascette in alpacca, damaschinatura in argento

Se si escludono i coltelli spagnoli, direi la Balestra di Avigliano non tanto per la costruzione del coltello in sé, che sia pur di difficile realizzazione e pur sempre fattibile, quanto per le rimesse in filo d’argento sull’impugnatura. 

Se lo si fa come una volta, con gli stessi standard di precisione, cioè non badando al graffio sulla lama, alla sbeccature del corno, alla messa a filo del corno l’inserti di argento in modo che non si sentano al tatto, alla simmetria delle pianelle della lama allora il grado di difficoltà cala, se lo si vuole fare invece in modo più attuale, restando comunque sempre a cavallo di due epoche magari però senza graffi sulla lama e sul corno dell’impugnatura e con un maggiore grado di precisione (senza comunque stravolgere e snaturare l’essenza del coltello stesso) le difficoltà aumentano in modo esponenziale. E come diceva una nota pubblicità di qualche anno fa: provare per credere!

Quante ore ci vogliono per costruire un coltello tradizionale?

Sandro Mariani - Navaja Sevillana
Navaja Sevillana realizzata da una punta di avorio fossile, lunghezza totale cm 56, lama incisa ad acquaforte, inserti sul manico in ottone, argento e rame

Dipende dal coltello e dal grado di finitura che si vuole ottenere e anche da come sei messo mentalmente in quel momento. Un maremmano a foglia o a scimitarra da 24 centimetri ben finito tempera e rinvenimento compreso ci impiego tre ore circa, un buon coltello Romano circa otto ore, una Navaja complessa come quella bianca che si vede in foto può richiedere anche 20 giorni.

Tu sei uno di “membri anziani” e maestro della Corporazione Italiana Coltellinai, secondo te come si è evoluto il mercato del collezionismo in questi ultimi venti anni?


Direi che il “boom” è passato, o perlomeno è molto diminuito rispetto a quando ho cominciato a costruire i primi coltelli, ma non perché il coltello non piaccia più, ma perché via via il coltello da collezione è diventato sempre più un bene di lusso, e nel frattempo ha perso anche il suo scopo principale, cioè l’utilizzo finale con le dovute eccezioni naturalmente.

Navaja Sevillana 
La Navaja Sevillana aperta. Coltelli di queste dimensioni si portavano chiusi e infilati nella tradizionale fusciacca

Infatti se parliamo di coltelli storici tipo i coltelli Romani, il 90% dei coltelli Siciliani ecc, che erano fatto per duellare o per “puncicare” la gente, e logico che il coltello stesso in questo momento non abbia utilizzi se non quello della collezione, ma se parliamo di coltelli moderni, il discorso si fa complesso, Per carità un coltello e un coltello, non c’è dubbio, ma quando si arriva a costruire pezzi talmente raffinati, con finiture mostruosamente belle e costose il coltello stesso si trasforma da strumento di lavoro in opera d’arte, si trasforma in un quadro d’autore, in un Caravaggio o in un Dalì in una cosa da maneggiare con cura, indossando i guanti bianchi, ed allora il coltello perde la sua naturale vocazione che è quella dell’utensile per acquistare quella del soprammobile d’autore. E purtroppo a mio parere questa è stata l’evoluzione del coltello d’autore negli ultimi anni, ha perso di vista l’utilità e la praticità per essere relegato al ruolo di oggetto d’arte da tenere in un cassetto per poi essere mostrato di tanto in tanto agli amici.

Tu sei anche un armaiolo ed esperto in ricarica credi che si possa fare un parallelismo tra il collezionismo di armi e quello di coltelli?

Sandro Mariani e Francesco De Feo
Sandro Mariani (a destra) discute con Francesco De Feo, il più grande e autorevole collezionista di coltelli tradizionali Italiani e spagnoli

Io credo di sì, in genere il collezionista di armi è anche un appassionato di coltelli e viceversa, forse l’unica differenza è che il collezionista di armi in genere è un enciclopedia vivente sul suo interesse, conoscono le armi meglio delle loro tasche, sanno vita morte e miracoli delle armi di loro interesse e dei loro progettisti riconoscono a prima vista un fucile o una pistola e l’anno di fabbricazione magari solo dal colore della brunitura, cosa rara nei collezionisti di coltelli. Tutti copiano tutti difficile a prima vista stabilire l’autore di un coltello.

I coltellinai di successo sono copiati senza pietà da una marea di hobbisti (e professionisti) che sono delle “fotocopiatrici” ambulanti pertanto se non hai a disposizione sottomano una buona lente di ingrandimento difficile attribuire a prima vista la paternità di un coltello.

Quale consiglio daresti a chi volesse iniziare oggi a fare coltelli?

Difficile dire.. Fatelo se avete tanta passione, ma ricordare sempre che un hobbista fa un coltello o due al mese, e non lo fa a scopo di lucro, al massimo per coprire le spese. Ultimamente ci sono hobbisti che hanno una produzione quasi industriale, partecipano a tutte le mostre con decine e decine di coltelli sul tavolo, e allora non è più un hobby, ma una professione in nero che toglie lavoro a chi con questo mestiere ci campa. Gli artigiani in regola sono costretti a chiudere i battenti gravati dal peso delle tasse oramai insostenibili e dal calo delle ordinazioni per il grave momento che sta attraversando il nostro paese, se poi ci si aggiunge anche una concorrenza sleale e esentasse allora per molti sarà l’oblio.