Una visita alla Coltelleria Arburesa 2 dove si respira la tradizione della Sardegna

Curiosando nel web e volendo andare indietro nel tempo, ci possiamo rendere conto che i primi rudimentali coltelli sono stati rinvenuti in Etiopia e risalgono e quasi due milioni di anni prima dell’età del fuoco, quindi, parliamo indiscutibilmente di uno dei primi arnesi che si può dire accompagna l’uomo da sempre, nato per soddisfare le sue esigenze primarie di difesa, caccia e cibo.

Proseguendo a periodi più recenti e parlando specificatamente di coltelli prevalentemente a serramanico e normalmente considerati come attrezzi da lavoro, riscontriamo una accentuata tradizione che appartiene ad alcune nazioni e tra queste non solo l’Italia ma anche Francia, Spagna, America ecc.

In Italia poi le versioni e i modelli sono veramente tanti e tutti molto belli ma nello stivale italico, è in Sardegna che troviamo una tradizione antica e radicata costituita da diverse botteghe in prevalenza a conduzione famigliare, nelle quali artigiani capaci lavorano direi anche con fantasia oltre che con tecnica cristallina, per produrre coltelli simili tra loro nella forgia ma mai uguali l’uno all’altro.

Tra questi laboriosi artigiani e precisamente nel paesino di Arbus zona Sud Occidentale della Sardegna, spicca la Coltelleria Arburesa 2 Eredi Pusceddu, arrivata ormai alla sua terza generazione. Si parte dal capostipite Mario, fabbro garzone fin da adolescente e poi minatore nelle miniere in quel di Ingurtosu, laddove tra un turno di lavoro e l’altro, non solo non abbandonò il saper forgiare il metallo ma ebbe anche una indiscussa evoluzione professionale, affinando ulteriormente l’arte della coltelleria creando un suo modello appunto l’Arburesa. Si tratta di un coltello a lama “panciuta”, adatto prevalentemente alla spellatura degli animali sia essi intesi come selvaggina che da allevamento. Mario, un uomo con la mente fervida e proiettata al futuro, non si fermò lì ma ebbe la lungimiranza di trasferire questa passione e tradizione ai figli Paolo e Franco, i quali divennero a loro volta esperti coltellinai.

La Coltelleria Arburesa oggi

Ora siamo arrivati alla terza generazione e con piacevole sorpresa, ospiti di questa bottega artigianale ormai conosciuta anche oltre confine, veniamo accolti da Giulia Pusceddu una ragazza solare, competente e decisamente carica di contagiosa passione per quanto lei ed il fratello Michele riescono a fare con perseveranza e comprensibile ambizione. Una passione che Giulia definisce un atto d’amore nei confronti di suo padre, dello zio e del nonno Mario ed io aggiungo anche nei confronti della Sardegna e delle sue tradizioni in materia di coltelli.

La storia del capostipite Mario Pusceddu in un loro coltello specchio della tradizione mineraria tipica della zona.

Nell’azienda, Giulia si occupa della parte amministrativa e della comunicazione aspetti entrambi delicati nei quali è vietato sbagliare. Giulia non si limita a destreggiarsi tra scartoffie e promozioni varie, ma all’occorrenza anzi direi spesso, indossa abiti da lavoro e contribuisce facendo incisioni e altro (l’abbiamo vista personalmente all’opera), a dare supporto ai suoi fidati collaboratori che sono Massimo Usai, anche lui maestro coltellinaio, ed Emanuele Calvia (Emma per gli amici) un giovane promettente, anche loro due con il dono di considerare ogni coltello come una propria opera d’arte e una creatura.

La sezione “vendita” della bottega situata in Via Repubblica n°221 in Arbus (SU) racchiude il meglio della loro produzione. I vari modelli di coltelli sono esposti bene in vista quindi i clienti possono vederli da vicino, toccarli e ammirarne i pregi e le particolarità che sono tante.

Come ho detto in precedenza i vari modelli di coltelli nascono da esigenze pratiche il cui loro principale utilizzo ha determinato la fisionomia delle lame, del manico ma direi alla fine dell’insieme di tutto il prodotto terminato e pronto alla vendita.

In negozio, troviamo esposti numerose tipologie di coltelli. Si va dai coltelli da “scanno” di prevalente utilizzo da parte degli allevatori, per proseguire con i coltelli del minatore ossia lame senza punta per ragioni di sicurezza (nelle miniere vigeva il divieto di introdurre coltelli con la punta). Infine, troviamo i coltelli da caccia anch’essi nelle varie lunghezze di lama, una misura che spesso determina il prezzo.

L’artigiano pensa e forgia le lame seguendo standard tradizionali, ma è anche capace di seguire il proprio istinto che gli fa vedere in anticipo, come potrebbe venire meglio un coltello semplicemente osservando la tipologia del corno, la sua conformazione, le sue curvature e venature dopo averlo sgrossato, definito e levigato. Solo allora risaltano le sfumature interne e le tante tonalità che vanno dal grigio al rosa passando per il crema, nocciola e tutto questo carosello di colorazioni, conferisce al manico lavorato e finito la sua unicità.

In casa della Coltelleria L'Arburesa 2, non poteva mancare una ventata di innovazione. Nella foto il modello, frutto dell’ inventiva di Michele Pusceddu uno dei titolari della bottega artigianale.

Questa unicità non poteva lasciare indifferenti gli estimatori e i collezionisti, consentendo alla equipe guidata da Giulia e dal fratello Michele di lasciar vagare totalmente libero il loro spirito creativo assecondando le crescenti richieste quindi, producendo coltelli che io definirei vere e proprie opere d’arte. Ma i collezionisti oltre che persone disposte a spendere, a volte sono anche e giustamente vanitose, come tutti quelli che raggiungono un certo livello in questo settore.

Ed ecco che grazie a loro, la Coltelleria Arburesa può dare sfoggio massimo delle sue capacità artigianali, producendo coltelli su disegno del cliente e personalizzandoli con incisioni e particolari di assoluto pregio.

In questi casi il prezzo è l’ultima cosa della quale discutere. Non esistono parametri economici, non ci sono riferimenti della concorrenza ma solo la voglia di avere un oggetto frutto del tuo desiderio e come spesso dico, un coltello come un diamante ossia per sempre.

È stato un vero piacere visitare questa realtà che contribuisce nel suo piccolo all’economia locale attirando clienti da ogni dove e tutti attratti ed estasiati di fronte ai coltelli esposti in vendita. Nel mentre eravamo sul posto è passata anche una coppia di turisti francesi, segno evidente che la Coltelleria Arburesa 2 degli eredi Pusceddu, non passa di certo inosservata anche al passante più distratto, senza nulla togliere all’impegno costante di Giulia nel promuovere i loro prodotti dentro e fuori dall’isola ma anche nel mondo.

Il recente Caccia Village poi, è stato un palcoscenico di indubbio valore con un afflusso notevole di pubblico (si parla di circa 30.000 visitatori nei tre giorni della fiera) dove la Coltelleria Arburesa non poteva certo disattendere una vetrina simile ed anzi, cogliere una importante opportunità del settore che mancava da anni.

Tipico coltello della linea caccia. La praticità di questo modello si sposa egregiamente con una linea gradevole del suo manico nelle diverse tonalità del corno utilizzato.

Se da una parte l’attività della Coltelleria Arburesa rappresenta un atto d’amore verso coloro che hanno fondato e creduto fermamente in questa attività artigianale, anche noi di Romantic Hunters non potevamo rimanere insensibili alle tradizioni e non promuovere con il consueto orgoglio, una realtà di zona così importante e qualificante. Indubbiamente è bello vedere i loro coltelli esposti, ma assistere alla lavorazione e nascita di un coltello è una esperienza emozionante che ti resta a vita nel cuore e ti rende fiero di essere figlio di questa antica terra.

Mediamente il tempo per realizzare un coltello diciamo “normale” si attesta sulle 5/6 ore ma la produzione è tale che viene pianificata per step nel senso che prima si fanno tante lame, poi i manici e solo alla fine viene fatto l’assemblaggio e la rifinitura compresa delle incisioni anche queste a mano libera quindi mai una uguale all’altra.

Abbiamo assistito al taglio e alla modellazione del manico partendo dal corno grezzo. Il mastro coltellinaio Massimo Usai, ci ha spiegato che lo scarto può raggiungere anche un 70% al netto di altri utilizzi per la realizzazione di coltellini “mini” i quali non rientrano nel loro standard di produzione. Una precisazione tecnica: il manico del coltello Pattadese, altro modello molto conosciuto e diffuso tra gli estimatori, è costituito da due guanciole unite tra loro da perni, quindi, è anche possibile assemblare materiali diversi e colori diversi. Il modello Arburesa, invece, presenta un manico monolitico, ossia realizzato in un unico blocco. Non ci sono pregi e difetti nelle due versioni bensì semplicemente il gusto personale di ognuno di noi che determina l’orientamento all’acquisto.

Le lame sono tassativamente in acciaio di ottima qualità prodotto e acquistato in Italia (normalmente si tratta di inox 440C). In un coltello soprattutto se utilizzato per lavoro, il manico rappresenta la componente estetica che “riempie l’occhio” ma è poi la lama con il suo filo ad essere il requisito basilare. Una lama che può essere semplice, damascata e anch’essa incisa e personalizzata con il marchio di fabbrica e perché no anche con altro.

Le lame dei coltelli Arburesa sono belle da vedere e pratiche da usare soddisfacendo in tal modo anche il cliente più esigente. Ha ragione Giulia quando dice che la loro attività è frutto di un atto d’amore. Un amore viscerale per le tradizioni. Un amore per il futuro nel tramandare ai posteri l’arte coltellinaia. Un amore per la nostra Sardegna (Ichnusa o Sanadalion per i greci dalla sua forma a orma di piede o di sandalo, ma anche “terra dalle vene d’argento” per i suoi numerosi giacimenti minerari) alla cui economia è possibile dare un contributo, anche attraverso l’opera incessante di questi artigiani. Un amore per questo arnese primordiale, semplice agli albori e raffinato oggi, senza il quale l’uomo non sarebbe lo stesso nel bene e nel male.

Oserei dire anche e soprattutto un amore anche al femminile perché nel parlare amabilmente con Giulia questa splendida donna accogliente, cordiale e veramente preparata, si percepisce a pelle la gratitudine che in lei traspare nei confronti di chi l’ha preceduta (nonno, zio, padre) e che la spinge ogni giorno ad affrontare la vita come una leonessa, in un mondo strano dove portare avanti una piccola realtà soprattutto per una donna del Sud, comporta comunque enormi sacrifici, rinunce personali e rischi imprenditoriali di ogni genere.

Noi di Romantic Hunters nel nostro piccolo e con la modestia che da sempre ci contraddistingue, siamo dalla parte di Giulia senza se e senza ma. Il professor Sartori, studioso storico oltre che persona saggia, ha scritto che un popolo che non è capace di difendere con orgoglio e tenacia le proprie tradizioni, è un popolo destinato a scomparire.

In questo senso la Coltelleria Arburesa, e per essa Giulia, non solo vanno aiutati acquistando i loro pregevoli coltelli, ma vanno pure ringraziati del loro costante e quotidiano impegno per non lasciare morire e quindi scomparire, questa antica tradizione isolana che ci contraddistingue in tutto il mondo.

Siamo orgogliosi di essere sardi, di essere cacciatori e di provare piacere nel possedere un coltello sul quale poter contare come si conta con un fedele amico al tuo fianco, sia per tagliare un pezzo di formaggio e salsiccia e fare colazione in campagna, oppure all’occorrenza per scuoiare una delle tante prede catturate (cinghiale, lepre ecc.) e perché no da mostrare agli amici e far comprendere loro che possederne uno non è poi così banale ma è un vero e proprio atto d’amore anche quello.

 “L’amore è la perfezione di una conoscenza“

(Paul Nizan)

VIVA LA CACCIA E VIVA I CACCIATORI

Video: Una visita alla Coltelleria Arburesa 2