Giorni di caccia: beccacce fra le rocce

I territori rocciosi della Bosnia Erzegovina non regalano niente a cani e cacciatori, ma possono custodire delle sudate soddisfazioni nelle rigide giornate invernali. 

Cacciare con passione e con successo un selvatico non può prescindere da un'insieme di conoscenze e sentimenti profondi che animano la voglia continua di scoperta e confronto. Cacciare richiede infatti di “diventare” in alcune occasioni quello stesso selvatico, cioè avere la capacità di interpretare quelle che potrebbero essere le mosse e gli spostamenti che adotteremmo se fossimo nelle stesse condizioni. Parlando di beccacce, selvatici da ritenersi in certo senso molto abitudinari nelle rimesse e nei siti di svernamento, è impossibile non considerare anche la rapidità di spostamento e la capacità di adattamento a terreni e ambienti molto diversi fra loro, puntualmente scelti in correlazione alle disponibilità alimentari dettate dalle condizioni atmosferiche nei periodi autunnali e invernali. Ed è in queste circostanze che il gioco si complica e la sfida si fa più intrigante, soprattutto se non si caccia “in casa” nei territori conosciuti ma si è in viaggio verso terre molto diverse, dove la scelta dei luoghi da esplorare dipende spesso, proprio dalla capacità di valutazione e di lettura da parte del cacciatore di quelle che possono essere le condizioni dei terreni e le possibilità di presenza delle beccacce. Fondamentale per questo è anche il supporto nei viaggi di cacciatori locali e delle diverse organizzazioni che dovrebbero essere sempre in grado di guidare e consigliare il cacciatore in direzione della probabilità di incontro, che intendiamoci, non significa mai certezza, e per fortuna dico io, altrimenti che caccia sarebbe? Come potremmo misurare e mettere alla prova noi stessi e i nostri cani? Dove sarebbe il piacere della scoperta o la reale valutazione dei limiti?

Caccia alle beccacce fra le rocce

Il passo fra le rocce deve essere attento e deciso nelle fasi conclusive delle azioni, possibilmente silenzioso sia da parte dei cani che del cacciatore. 

In Bosnia Erzegovina ad esempio, ci sono delle valli incastonate fra le colline rocciose che nel pieno inverno nascondono sempre qualche beccaccia e in alcune giornate la presenza può diventare anche sorprendente al verificarsi di alcune precise condizioni. Questi territori, frequentati soprattutto da me per la caccia alle coturnici, mi hanno non solo insegnato ma profondamente convinto che le beccacce vanno cercate dove sono e non dove dovrebbero solitamente essere, perché uno degli ostacoli più duri da superare per il cacciatore e in genere per l'uomo, è il superamento delle proprie convinzioni e delle correlate abitudini. Un selvatico che abbiamo voluto omaggiare con l'epiteto di regina del bosco, è giusto che si cerchi nei boschi variopinti e umidi d'autunno, belli da vedere e morbidi da calpestare, ma se il nome scientifico indica la beccaccia come Scolopax Rusticola, non possiamo ignorare la sua natura di uccello dal becco lungo e rustico appunto, quindi capace di adattarsi ai luoghi più disparati in campagna, che assicurino a quel becco di sondare il terreno e trovare vermi e invertebrati di cui cibarsi. Se l'inverno si fa rigido e il bosco ombroso scricchiola coperto di brina, è inutile legarsi alle aspettative immaginifiche e conviene scendere a patti con la realtà, spesso più scomoda e meno poetica di quanto vorremmo, ma necessaria se vogliamo dare un senso alle nostre ricerche.

Un raro scatto del momento in cui la beccaccia appena colpita cade fra i carpini a coronamento di una lunga azione 

I versanti rocciosi delle montagne in Erzegovina mi hanno dimostrato che l'esposizione delle rocce al sole, permette al terreno intorno di non ghiacciare mai completamente perché il calore accumulato durante le ore diurne viene lentamente rilasciato dalle pietre e la terra rossa già molto sciolta e con profondità minime per conformazione carsica rimane morbida e fruibile per le beccacce che qui trovano lombrichi e altri invertebrati. Non solo, il bestiame brado al pascolo delle piccole comunità di pastori che abitano i villaggi di queste valli, contribuiscono in modo determinante sia con le deiezioni lasciate nei prati a valle, sia con il calpestio e il movimento del terreno alla presenza e al reperimento di vermi in superficie per le beccacce. Altre condizioni favorevoli alla caccia in queste valli, oltre alle giornate di freddo intenso, sono i giorni di vento insistente. Il riparo naturale offerto dai versanti delle montagne preserva le beccacce soprattutto dal rumore che impedirebbe al loro udito sensibile di captare l'approssimarsi di eventuali predatori. Tenendo bene a mente questi fattori e lasciandomi alle spalle il ricordo dei boschi incantati sono arrivato nel corso delle stagioni a cacciare in modo fiducioso in terreni molto diversi e distanti dall'immaginazione classica della caccia nel bosco, superando limiti e ottenendo soddisfazioni che non avrei sperato. 

Nei terreni rocciosi e fitti carpini le beccacce scelgono spesso di allontanarsi di pedina per involarsi lontano dagli inseguitori, per i cani è fondamentale mantenere il contatto olfattivo con il selvatico.

Qui infatti sia i cani che i cacciatori devono confrontarsi con un terreno che richiede cautela e intelligenza; il passo fra le rocce deve essere costantemente misurato se si aspira ad arrivare incolumi e ancora concentrati al tramonto. Occasioni importanti per valutare il metodo di cerca, l'avidità e la costanza dei cani che non dovrebbero trascurare ogni minimo angolo punteggiato dai carpini fra le rocce perchè spesso proprio lì si trovano i selvatici. Probabilmente perché meno protette dal bosco, la tendenza delle beccacce in questi ambienti è quella di sottrarsi con lunghe fughe di pedina prima di mettersi in volo, che avviene solitamente radente a buona distanza di sicurezza dagli inseguitori. Di conseguenza, cani e cacciatori dovranno disporsi a guidate prudenti fra i massi ma decise per non perdere il contatto con il selvatico in fuga con ampi aggiramenti da parte del cacciatore per cercare di vedere la beccaccia nel momento del frullo in tempo utile per una fucilata quasi sempre istintiva. Adattamento, resta il comune denominatore che lega in modo indissolubile per motivi profondamente diversi selvatico, cane e cacciatore in questa sfida che, di certo e immutabile mantiene solo il suo fascino, perchè l'esito è sempre una nuova pagina bianca da scrivere.