Veneto, ancora appostamenti: l’Arcicaccia scrive alla Giunta

Chi pensava che con l’approvazione della legge si fosse risolta ogni magagna, ha dovuto presto ricredersi. Sul piatto, ancora una volta, la gestione e la disciplina degli appostamenti venatori per uso caccia. Teatro della controversia, e non potrebbe essere altrimenti, il Veneto di Zaia. Con una lettera inviata all’assessore Giuseppe Pan, notoriamente attento al mondo del caccia, Giuliano Ezzelini Storti, Presidente dell’Arcicaccia regionale, ha denunciato la mancata applicazione del provvedimento in vigore e richiesto ufficialmente una circolare interpretativa da inviare ai Comuni, così che le istituzioni locali non possano autonomamente produrre ulteriori limitazioni rispetto a quelle previste. Il nucleo della vicenda è presto detto: dopo mesi di discussioni, su spinta del consigliere leghista Sergio Berlato a metà marzo il Consiglio regionale ha approvato la legge 11/2016 che definisce le disposizioni per l’uso degli appostamenti. 

Già di per sé la norma prevede dei limiti: le strutture non devono comportare alterazione permanente dello stato dei luoghi né superare dimensioni massime ben definite (base di 12 metri quadrati, altezza di 3 metri dal piano di calpestio per gli appostamenti fissi allestiti a terra e non superiore al limite frondoso degli alberi per gli appostamenti fissi per la caccia ai colombacci). Ma evidentemente a qualcuno non basta: l’Arcicaccia sostiene che, a dispetto del provvedimento originario e della recente modifica integrativa connessa al Collegato ambientale, la normativa non sia correttamente applicata.

Le strutture locali dell’associazione venatoria segnalano infatti ai dirigenti regionali che alcune amministrazioni comunali, non nominate direttamente nel documento, tentano di ritardare l’applicazione della legge complicando i piani dei cacciatori coinvolti. È chiaro che non c’è lo spazio per un nuovo provvedimento normativo né, a quanto pare, l’Arcicaccia ha intenzione di usare le maniere forti, almeno per adesso: il tentativo di moral suasion rivolto all’assessore Pan è dunque finalizzato a richiedere una circolare interpretativa della legge che “non dia spazio a limitazioni o furberie istituzionali per impedire ai cacciatori di svolgere appieno la loro passione”. E la palla torna nel campo del Governo regionale.