È ormai innegabile e sotto gli occhi di tutti, il tentativo di demonizzazione della caccia messo in opera da vegani ed anticaccia chi spesso non conoscono affatto gli argomenti e le denunce sostenute, ma appoggiati da mala informazione e politica di parte vorrebbero vedere condannati i tantissimi invece appassionati di natura e arte venatoria. Ma al di là di qualsiosi ideologia ed anche al netto dell'aspetto emotivo che ci lega alla nostra passione, ci si è mai chiesti tecnicamente cosa significherebbe la rinuncia o l'abolizione dell'attività venatoria che da sempre può essere considerata non solo parte integrante del retroterra culturale di un popolo, ma anche del suo tessuto sociale ed economico? Qualcuno lo ha fatto recentemente, fornendo dati precisi e conteggi economici che la fine dell'attività venatoria comporterebbe. Ve li proponiamo di seguito, escludendo dai dati l'immane numero di posti di lavoro, quindi vite umane messe al repentaglio da questa apocalisse, fortunatamente solo virtualmente immaginata per ora.
Da www.percampipermano.it ; ecco le cifre che dovrà andare a coprire chi vuole la caccia e, in generale, l'uccisione di animali da macello, chiuse:
Macelleria e zootecnia
La zootecnia rappresenta un del fatturato agricolo: 16,4 miliardi di euro è il suo valore e dà lavoro a circa 180 mila lavoratori. Molto importante è il ricambio generazionale all'interno del settore con nuovi giovani laureati che portano maggiori competenze nelle aziende. La produzione di carne vede 1,2 milioni di tonnellate di salumi, un settore avicolo autosufficiente che anzi esporta il 14% della produzione.
In Italia le macellerie sono circa 29mila, mentre le aziende con allevamenti sono più di 200mila, 31.300 di queste sono quelle che producono alta qualità, come Igp e Dop. Le carni prodotte negli ultimi anni si aggirano sempre sui 10 miliardi di euro, continuando a crescere negli ultimi dieci anni del 17%. Le famiglie italiane spendono al mese 100 euro per l'acquisto della carne, che rappresenta un quarto della spesa alimentare. Tra bovine, suine, ovi-caprine e avicole, gli Italiani nell’ultimo anno hanno consumato in media 74,7 Kg di carne pro capite.
Caccia
Il fatturato annuo venatorio, su scala nazionale, raggiunge il miliardo e 39 milioni di euro.
Nel dettaglio, i cacciatori spendono:
• 176 milioni di euro per le armi ( solo quelle per la caccia)
• 60 milioni e 480mila euro per cartucce e munizioni
• 83 milioni per buffetteria e abbigliamento
• 72 milioni e 750mila euro per la cinofilia
• 198 milioni per le agenzie di viaggi venatori
• 24 milioni e mezzo per la ristorazione (riguardante le uscite solo per la caccia)
• 59 milioni di spese per il carburante (riguardante le uscite solo per la caccia)
• 124 milioni e 675mila euro per tasse e concessioni governative
• 48 milioni e 240mila euro di tasse regionali
• 37 milioni 181mila euro per il pagamento annuo Atc
• 50 milioni e 400mila euro di assicurazione
• 9 milioni e 750mila euro per spese mediche e veterinarie legate alla cinofilia
• 3 milioni e 960mila euro per spese medico-legali per i rinnovi
• 6 milioni e 240mila euro per i certificati medici rilasciati dai medici di famiglia
• 5 milioni e 623mila euro di valori bollati per i rinnovi del porto d’arma
• 23 milioni e 200mila euro dell’editoria venatoria
• 17 milioni di euro in pubblicità venatoria
• 25 milioni di euro sono gli introiti delle aziende agrituristiche venatorie
• A questa lista devono essere aggiunti altri 8 milioni di euro sotto la voce “spese venatorie”.
15/12/2017