Tavolo tecnico antibracconaggio: Costa lascia la parola agli ambientalisti

Al tavolo di lavoro nazionale antibracconaggio previsto per oggi venerdì 9 ottobre 2020 la cabina di regia del mondo venatorio parteciperà con i suoi delegati ma ascoltando come primo punto all’ordine del giorno un documento che già nel suo titolo dichiara l’intento di avvicinare se non accomunare la figura del bracconiere al cacciatore. Il “Calendario del cacciatore bracconiere 2019-2020. Un’analisi della caccia illegale in Italia”, questo il titolo del report redatto dal CABS associazione animalista - Committee Against Bird Slaughter, con sede a Bonn in Germania. Questo solito approccio parziale e mai realmente tecnico volto alla sola denigrazione della caccia in generale e non del bracconaggio in questo caso, oltre  all’indebita appropriazione dei temi di salvaguardia della natura, contraddistingue ancora una volta le modalità operative avallate dal ministro Costa.

Con questa nota la Cabina di regia del mondo venatorio dimostra il proprio dissenso e le proprie ragioni

Impossibile non notare la assoluta inappropriatezza a partire dal titolo del documento in oggetto – l’accostamento fra due definizioni, e relativi comportamenti, profondamente diversi quale “cacciatore” e “bracconiere” è una evidente criminalizzazione di una intera categoria di cittadini – che la sua stessa presenza fra i punti all’ordine del giorno della riunione da parte della Segreteria organizzativa della Cabina di Regia. Poiché le Associazioni Ambientaliste, al pari di quelle Venatorie, sono rappresentate da un loro esponente al Tavolo Tecnico - operativo e possono contribuire ai lavori e alle finalità istitutive proponendo contributi, dati e indagini pertinenti, sarebbe stato più appropriato che il citato Report venisse, eventualmente, posto all’attenzione da parte del rappresentante delle Associazioni Ambientaliste, visto che si tratta di un’attività di parte. Pur non conoscendo la ragione dell’inserimento all’Odg, ci si augura una ferma risposta formale, considerato che i contenuti del documento sono offensivi (Italia, “Stato canaglia”) e di forte critica diretta al lavoro della Cabina di Regia anti-bracconaggio.

È peraltro evidente che il CABS, Associazione ideologicamente contro la caccia – di cui non è nemmeno ben chiaro a quale titolo possa operare sul suolo del nostro Paese, così come in quello di molti altri Stati del Mediterraneo - utilizza in modo sensazionalistico gli episodi di bracconaggio che compaiono sui mass media (loro principale fonte di informazione) per colpire in modo indiscriminato i cacciatori italiani e la caccia legale. Sconcerta quindi che, in seno a una iniziativa istituzionale, venga preso in considerazione un testo fondato su notizie raccolte in modo disorganico, che alterna dati su comunicazioni di reato a dati di illeciti passati in giudicato, e che a fronte dei numeri da loro stessi ottenuti non abbastanza clamorosi, si spinge ad estrapolazioni inconsistenti e fantasiose a danno dei cacciatori italiani. Non è un caso che mentre il Piano d’azione sia predisposto per contrastare gli “illeciti contro gli uccelli selvatici”, il CABS attribuisca in modo evidente e tendenzioso tali attività al complessivo mondo dei cacciatori, a iniziare dal titolo diffamatorio del documento.

Non di meno, alcune analisi prodotte dal documento evidenziano elementi già più volte portati alla discussione della Cabina di Regia dal rappresentante delle Associazioni Venatorie, come la riduzione del personale di vigilanza (Polizie Provinciali, Carabinieri Forestali ex CFS, Guardie volontarie); l’attribuzione di compiti impropri alle Polizie Provinciali; la necessità di una riorganizzazione delle attività anti-bracconaggio, compresa la razionalizzazione dell’impiego e delle funzioni alle Guardie volontarie; l’importanza della definizione di “livelli minimi essenziali di vigilanza” per la tutela della fauna selvatica nelle diverse regioni, ecc. Ovviamente, il modello sostenibile a livello nazionale non può essere, realisticamente, quello della Provincia Autonoma di Bolzano, come proposto dal CABS, ove sussisterebbe un rapporto “ottimale” di un Agente professionista ogni 24 cacciatori. Ciò che stupisce è la considerazione, il ruolo ed il peso che si intende dare a questo documento, avendo a mente che siamo di fronte allo stesso Ministero che: - ha promosso, con la concorde adesione delle Regioni e delle Province Autonome, il Piano nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici, reperibile sul sito web dello stesso MATTM alla pagina: https://www.minambiente.it/pagina/piano-di-azione-il-contrasto-degli-illeciti-contro-gli-uccelli-selvatici; allo stesso indirizzo il MAATM ha già pubblicato 3 (tre) relazioni annuali sullo stato di attuazione del medesimo Piano; relazioni che hanno come fonte non le fonti giornalistiche a cui si rifà il documento dell’Associazione in parola di cui trattasi ma, al contrario, l’autorevolezza e la competenza istituzionale del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari (CUFAA) e ISPRA; - nella stessa pagina, il MATTM pubblica anche il documento di valutazione del trend delle attività illegali sulla base delle informazioni ex articolo 33 della L. n. 157/1992 (aprile 2020), ossia l’esito di un onere informativo che annualmente viene svolto da Regioni e Province Autonome. E tutto ciò a fronte di una Associazione che, per quanto è dato di sapere, non risulta nemmeno riconosciuta a livello nazionale. Sulla questione della vigilanza in materia di tutela della fauna ci risulta che molte Regioni stanno provvedendo, tra comprensibili difficoltà, a dare risposta e soluzione ai danni provocati dall’approccio della riforma Delrio, con il risultato che, molto spesso, questa volontà costruttiva si scontra con un orientamento puramente formale da parte del medesimo MATTM, che porta all’impugnazione delle norme avanti alla Corte Costituzionale; si tratta di una criticità ben nota, alla quale è lo stesso Piano nazionale (Azione 1.2.2) a chiedere efficaci soluzioni atte ad evitare pericolose situazioni di incertezza e difficoltà interpretativa.

È evidente, a nostro parere, che i dati ufficiali già a disposizione del Ministero siano molti e qualificati, e, quindi, non si capisce su che base una Associazione possa ritenere di dare indicazioni su un efficace rapporto tra agenti di vigilanza e territorio da proteggere. Tra l’altro, sia consentito, parametrare una presenza di guardie rispetto al numero di cacciatori significa solo una cosa: non avere chiaro cosa significhi la tutela e la gestione della fauna. Infatti, se un giorno – per assurdo – non vi fosse più un solo cacciatore in Italia, il Ministero potrebbe, sulla base delle indicazioni dell’Associazione proponente il documento in esame, ritenere non più necessaria la presenza di corpi e servizi di vigilanza? Sarebbe invece bene ed utile acquisire informazioni sugli sforzi che, a livello territoriale, si stanno facendo per mettere in rete la vigilanza provinciale, la vigilanza volontaria ed anche i Carabinieri Forestali.

Concludendo, auspichiamo da parte della componente istituzionale del Tavolo una pronta rettifica e una attenta valutazione dell’episodio, che ci auguriamo di poter considerare un passo falso in un cammino che non ci vuole vedere come avversari ma parti interessate allo stesso risultato.