Dal Ministero dell’Agricoltura un parere sulle confederazioni venatorie

Senza alcuna intenzione polemica. O forse sì. Il presente delle associazioni venatorie ribolle, il futuro è nebuloso – almeno sul piano della politica politicante. Alla richiesta dell’Arcicaccia, che intendeva ottenere un parere ufficiale sullo statuto legale delle confederazioni, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha risposto chiaramente, pur se con un lungo responso a tratti intriso di burocratese. Il passaggio centrale è comunque nettissimo: “non può che condividersi l'orientamento giurisprudenziale secondo cui [a livello nazionale] non è consentito il riconoscimento di una nuova associazione venatoria attraverso una mera confederazione di associazioni più piccole, ciascuna delle quali conservi una propria struttura e autonomia organizzativa e di per sé non in possesso del grado di rappresentatività richiesto”.

In sostanza, una nuova confederazione che si limiti a raggruppare diverse associazioni di categoria non può ottenere il timbro del riconoscimento nazionale. Citando la sentenza 3339/2010 della VI Sezione del Consiglio di Stato che disciplina il riconoscimento delle associazioni venatorie, la Direzione del Ministero ne ribadisce i limiti legali (presenza nazionale, consistente numero di iscritti, rappresentatività e capacità di indirizzo), pur ribadendo che “la sentenza del Consiglio di Stato non ha messo in discussione la libertà di confederarsi, ma solo il rispetto delle condizioni per ottenere la qualifica di associazione venatoria nazionale riconosciuta”.

Il Ministero ci tiene in ogni caso a sottolineare la propria non competenza sul rilascio di pareri legali sulla gestione interna delle associazioni venatorie e dei contenziosi che possono sorgere e che le associazioni venatorie già riconosciute “possano federare o affiliare altre associazioni […], purché quest’ultime riconoscano le medesime finalità previste dallo statuto della società affiliante, venga garantita la natura democratica e sia prevista la rappresentanza delle minoranze in seno agli organi associativi”.

Per una volta la politica e le istituzioni hanno fornito una risposta chiara e decisa a una domanda circostanziata: adesso sarà necessario vedere se, ottenuto il pesante parere, l’Arcicaccia lo chiuderà in un cassetto o tenterà di utilizzarlo alla prima occasione utile. In ogni caso, le confederazioni sono avvertite. E quando si fa, o si ottiene, chiarezza, non ci può che essere soddisfazione; anche da parte di chi per una volta rappresenta il lato sconfitto del dilemma.