Quello che rende particolare la Tenuta di San Rossore, se confrontata con altre aree protette sia regionali che nazionali, è la fruibilità della struttura, con comodi itinerari di visita, pianeggianti, ben indicati e percorribili oltre che a piedi anche in bicicletta o carrozza, che però non preclude alla possibilità di incontro con il selvatico.
Basta infatti allontanarsi di qualche centinaio di metri dalle direttrici del parco più trafficate per poter osservare nel silenzio della pineta cinghiali caprioli e daini.
La Tenuta di San Rossore si estende per (4800 ha di superficie) ed è il più rilevante ambiente naturale all'interno degli 11.000 ha del Parco Migliarino-San Rossore-Massacciuccoli. È delimitata a Nord dal fiume Serchio, ad Est da Pisa, a Sud dall'Arno e ad Ovest dal Mar Ligure.
Storia
Il toponimo “San Rossore” deriverebbe dalla deformazione lessicale di Lussorio, martire cristiano all’epoca dell’imperatore Diocleziano i cui resti nel 1080 furono trasportati in una chiesa che sorgeva dove ora si trovano le Cascine Nuove, località all’interno della tenuta.
Quando, San Rossore finì dapprima sotto il controllo Mediceo e poi, e nel corso del ‘700 sotto quello dei Lorena che ne sfruttarono i terreni per il pascolo e i boschi per rispondere alla crescente necessità di legname da costruzione, avviando però nel contempo un'azione di riforestazione di querce, frassini ed olmi nelle aree umide e di lecci e pini domestici sulle dune e sulle aree a pascolo.
Sotto Pietro Leopoldo (1747-1792), Granduca di Toscana, si organizza anche un nuovo assetto idraulico complessivo del territorio, si collegano le Cascine Vecchie e le Cascine Nuove e si pongono le basi di quello che sarà l’assetto della tenuta al momento del passaggio di consegna con i Savoia (1862).
La tenuta diventa una riserva di caccia a tutti gli effetti data la presenza di abbondante selvaggina.
I Savoia la eleggono a residenza estiva dopo averne completato la riorganizzazione territoriale e urbanistica con l’ammodernamento dei vecchi edifici e la costruzione di nuovi.
Il fulcro diventa la Villa del Gombo, già residenza Granducale, ora reale, con un annesso stabilimento balneare anch’esso risalente all’epoca dei Lorena.
Alla tenuta continua a essere demandata la funzione di riserva di caccia.
Purtroppo durante il passaggio del fronte nel 1944, in piena Seconda guerra mondiale, gran parte degli edifici furono fatti saltare dai tedeschi in ritirata, compresa la Villa del Gombo.
Dopo la scelta referendaria tra monarchia e repubblica del 1946 che vide la vittoria di quest’ultima, la Tenuta di san Rossore entrò a far parte del demanio e nel 1957 fu assegnata alla Presidenza della Repubblica fino alla sua cessione alla Regione Toscana e quindi all'Ente Parco nel 1999.
La flora della tenuta
La Tenuta di San Rossore è quanto rimane della medioevale foresta planiziaria, detta "Selva Palatina" che correva lungo il litorale toscano dalla foce del Magra all'attuale limite litoraneo sud della provincia di Pisa.
Questa vasta pianura alluvionale è caratterizzata da una attuale vegetazione che ha sostituito nel corso del tempo la preesistente vegetazione di tipo nordico; essa si differenzia a seconda delle zone: nei “tomboli” (dune antiche) è sub-mediterranea con la lecceta-pinetata; nelle lame (terreni depressi paludosi) è costituita dal bosco meso-igrofilo (bosco sviluppatosi in condizioni di umidità costante ed atipico nel contesto dell'ambiente mediterraneo) di caducifoglie tipiche delle originarie foreste.
La fauna della tenuta
Oltre 1400 le specie di invertebrati segnalate, alcune delle quali qui descritte per la prima volta.
Per quanto riguarda l'avifauna; 90 le specie di uccelli che vi nidificano,105 le specie che vi svernano.
Ma il punto di forza è senza dubbio la possibilità di osservare con relativa facilità ungulati come il daino, spesso in piccoli branchi ed il cinghiale, introdotti quando la tenuta era una riserva di caccia, ora in soprannumero.
Avvicinandosi alla linea di costa in direzione di Bocca d'Arno si incontrano le zone umide più rinomate: le "Lame di Fuori", con elevata presenza di avifauna acquatica, soprattutto nel periodo di svernamento (anche migliaia di anatidi) e durante la migrazione primaverile (punto privilegiato di sosta per i trampolieri).
Fruibilità
La tenuta di San Rossore, che dista pochi chilometri dal centro della città di Pisa, è facilmente raggiungibile sia con i mezzi pubblici sia con quelli privati; prendendo, una volta giunti nella cittadina toscana, l’uscita Aurelia della Superstrada Firenze-Pisa-Livorno si trovano subito i cartelli indicatori del parco.
L'ingresso (pedonale e veicolare) alla Tenuta di San Rossore è gratuito per la zona ad accesso libero, ed avviene attraverso lo storico Ponte alle Trombe, chiamato così perché in epoca granducale ogni visita del granduca alla tenuta veniva segnalata con lo squillo delle trombe del copro di guardia del ponte.
Si può poi scegliere di proseguire autonomamente a piedi seguendo le principali strade asfaltate e i sentieri secondari, tutti muniti di segnaletica; o usufruire dei servizi che offre il Centro Visite San Rossore che, situato a pochi metri dall'ingresso principale della Tenuta in località Cascine Vecchie, oltre a essere provvisto di materiale illustrativo e cartine del parco offre anche la possibilità a chi lo voglia di noleggiare biciclette, tandem, ciclocarozzelle, macchine elettriche e pulmino per disabili a numero 8 posti.
Ricordiamo in tal senso che l’area della tenuta è molto estesa.
L'Ente parco organizza anche delle giornate dedicate all'educazione ambientale ed il maneggio rende possibile escursioni a cavallo su prenotazione. Il sabato, la domenica e i giorni festivi la Tenuta di San Rossore è aperta al pubblico limitatamente alla zona di libero accesso appositamente segnalata.
Per ulteriori informazioni
Tenuta di San Rossore, Loc. Cascine Vecchie - 56122 Pisa (PI)
Telefono: 050/530101 - 050/533755