Caccia e stupore infantile: ovvero di bambini, caccia e meraviglia

Concedetemi una piccola digressione introduttiva in un universo assai simile a quello della caccia terrestre: la pesca subacquea. Come sanno tutti o quasi infatti, chi scrive è anche appassionatissimo pescatore subacqueo. Ora, c’è da dire che spesso in estate scendo in mare da terra, anche in località turistiche. Arrivo prestissimo, poco prima dell’alba, quando ancora in giro non c’è nessuno e sembra di essere in primavera o autunno: tempo nel quale il mare, è solo dei veri marinai.

Dopo gli esercizi di yoga, indosso muta e attrezzatura ed entro in acqua. Solo, con unici compagni il silenzio e il mare. Quando torno, è tutta un’altra storia. Dato che sempre, anche nei luoghi più impervi e all’apparenza inaccessibili, arrivano… i turisti!

Ed eccomi uscire fra di loro seminudi, in muta mimetica e schienalino, maschera e pinne a coda di rondine, coltello al braccio sinistro e l’immancabile arbalete. Spesso, con un bel mazzo di pesce appena preso che penzola alla cintura dei pesi dal cavetto.

Il nostro Andrea, appassionatissimo pescatore subaqueo, in tenuta da... mare!

Può succedere qualsiasi cosa, si può essere in qualsiasi scenario, potevano star facendo di ogni: fine di ogni cosa, ora (e già da un pezzo) tutti guardano me e solo me, immancabilmente!

Ci si aspetterebbe di essere infamato, irriso, criticato…

Beh, è vero il contrario!

Butto li un po’ di episodi: due signore francesi, mi hanno chiesto di poter fare un selfie da mandare alle amiche e ai parenti. Un selfie con il “mostro marino” …

Altre due con la madre e i figli, mi hanno fatto una marea di domande e abbiamo stretto amicizia dopo foto ricordo assieme. Ragazzi olandesi, cechi e austriaci, tedeschi, sloveni e di ogni dove, mi si sono avvicinati tempestandomi di domande e pacche sulle spalle.

Fra croati e serbi di ogni età, ovviamente il rispetto più assoluto (qua caccia e pesca, sono una religione!).

Ripeto, non un “muso storto”, non un’occhiata torva, solo sorrisi e ammirazione e rispetto…

Dove invece è stata vera e propria idolatria e nulla meno, è stato fra i bambini!

Il fascino indiscutibile delle armi di classe usate nella loro dimensione ludica, e sportiva: da sempre un argomento culturale d'infinito interesse.

Li capisco. Immaginate… Entrate nella loro mente, e guardate la scena coi loro occhi ignari di tutto!

E questo adesso che cosa è? Chi è? Da che pianeta viene quest’uomo fasciato da una muta, ovvero una tuta aderente, come un Supereroe? Che esce dall’acqua mascherato come Batman, Black Panther o Spiderman e armato come uno Jedi o Legolas, equipaggiato alla Iron Man e perfettamente a suo agio in mare come Namor o Aquaman, e poi i pesci…

Mio Dio, uno in grado non solo di vederli, ma di procurarseli i pesci!!!

Prenderli e toccarli e farli suoi! Uno che ha sconfitto ogni paura del mare, e lo solca come una sua creatura. Lo domina…  Una divinità in terra! (Non è vero, ma loro lo pensano, e lo so!).

Ricordo bene Ivan e suo fratello di 5 e 8 anni, con gli occhi spalancati a rimirare saraghi, orate e branzini, muggini e mormore e gli attrezzi! E le loro mille domande dinnanzi a un mondo e una possibilità di vita che per la prima volta si spalancava dinnanzi ai loro occhi.

Ricordo bene Hans, Matthias, Carlos e tutti gli altri… Come ricordo bene May da Manchester, rossa, grassottella e intelligentissima col nonno e i suoi 9 anni, che nella nostra lunga chiacchierata mentre pulivo i pesci in mare, alla fine mi faceva sapere, serissima, che aveva trovato il suo destino: lì, fra i assi del bagnasciuga parlando con me aveva deciso che sarebbe diventata senza meno un pescatore subacqueo, e a quel punto anche un cacciatore! “Are you sure? Yes sir, sure!”

Già, la caccia… Non era la prima volta che mi capitavano situazioni come queste, e tutte pur legate anche alla caccia. Dico dei bambini, soprattutto e ancora dei bambini…

Urbino, millanta anni fa, nella mia casa da single, porzione di una canonica del ‘600 ristrutturata perduta nel cuore della campagna Montefeltrana.

Ben venuti, prego: non è grande ma è tutta arredata da me e a gusto mio, in un mix di tappeti orientali, mobili antichi e cento, mille cose di caccia dappertutto, fra libri d’arte, storia e filosofia.

Il rapporto coi nostri cani: un quid di magia che se insegnato per tempo può essere un drive d'assoluta efficacia per la conoscenza della caccia. Quella vera...!

Eccole lì: archi indiani ed africani con frecce nelle farete di cuoio, vecchi fucili disattivati appesi alle pareti, quadri, stampe e stampi di vari tipi d’anatidi e trampolieri, e bossoli antichi di cartone e metallo di vari calibri, coltelli e vecchie bisacce, un diorama marino con conchiglie, un vecchio arbalete in legno e animali imbalsamati di varie specie: fagiani (un maschio e una femmina), beccaccini (il primo doppietto), starne, beccacce, una lepre, una volpe, un tasso, e qualche rapace che avevo comprato da un imbalsamatore professionista autorizzato…

E piume, remiganti e code, di beccacce, anatre e fagiani, infilate a mazzi in vecchi portapenne d’osso, accanto a trofei di capriolo, corna di cervo e impressionanti difese di cinghiale.

Forse dimentico qualcosa ma il quadro è quello, dominato dall’armadio con vetro blindato dei fucili…

Quello che non dimentico invece è la reazione, sempre la stessa, ogni volta che amici e amiche non cacciatori venivano a farmi visita con i figli!

Il loro stupore, la loro meraviglia, i loro occhi, gli occhi di quei bambini, che si riempivano di sogni ed emozioni che facevano diventare entusiasta e ciarliero anche il più timido ed introverso.

Il perché per noi è e deve essere ovvio: gli si spalancava per la prima volta un universo sino ad allora segreto, misterioso, al ritmo di pensieri uno via l’altro che promettevano avventura ed emozioni. Vita vera! Tosta, seria, fantastica…

Il tutto che si moltiplicava poi, se per caso avevo in casa uno o più dei miei cani.

Poco da aggiungere, se non che come con May riguardo ai pesci, ne scaturiva un fuoco di fila di domande una via l’altra: “E questo cos’è? E questo a cosa serve? Questo come si chiama? Ma l’hai preso te? E come hai fatto? Ma è stato pericoloso? Ma non hai paura? Mi fai vedere i fucili? Li posso toccare? Lo prendiamo anche noi un cane, mamma? Babbo, perché tu non vai a caccia…?”

Già, i babbi (non cacciatori), e le mamme… Ho assistito alle reazioni più strane e differenti.

La maggior parte, devo ammetterlo, di piena accondiscendenza nei confronti miei e dei loro figli, alcune invece fra l’imbarazzato, il geloso e l’irritato! Qualcuna addirittura ai limiti dell’isterico…

Giuro, un paio di volte dovetti prendere per braccio un amico, e con “dolcezza” suggerirgli indicando la moglie inferocita: “si è fatto tardi, sarà meglio che torniate a casa vostra”.

Con profondo rammarico nel vedere la disperazione dei piccini, costretti a lasciare quel mondo di meraviglie. Il nostro mondo, quello di noi cacciatori (anche di mare).

In ogni caso, ciò che tutto questo significa è presto detto:

Caccia è anche avventure straordinarie da vivere in amicizia: nel nome di valori condivisi!

1) non è vero, e ve ne sarete accorti anche voi mille volte, che “ci odiano tutti”, anzi! Credo invece che l’opinione pubblica sia piuttosto ben orientata nei nostri confronti, specie nelle aree rurali.

2) i bambini, se conoscono e toccano con mano il nostro mondo, se ne appassionano subito. Non tutti, certo. È naturale. Ma tanti di sicuro: è provato.

3) Aggiungo, anzi: più sono piccoli e ancora non “formattati” ad altri stili di vita e di pensiero (spesso idiota), più la fascinazione per la natura sul serio che la caccia garantisce, diventa irresistibile, assoluta.

Lo dimostra il fatto che il 90% di noi, viene da famiglie di cacciatori: nelle quali il profumo di caccia si diffondeva già dal mattino, ancora prima di quello del caffè! E no, non siamo diventati cacciatori perché ce l’hanno imposto le nostre famiglie. Siamo diventati cacciatori per scelta consapevole e passione, perché la caccia abbiamo avuto occasione o, meglio, l’opportunità, di conoscerla e toccarla con mano, e quindi scegliere e decidere consapevolmente.

Il problema di oggi, casomai, è questo: al di fuori di circuiti familiari di praticanti, o occasioni più uniche che rare, dove può un bambino approcciare la caccia e la sua magia?

Dove può sentir parlare, vedere e toccare, quel che è la caccia per davvero? Sia quella di terra, che vieppiù quella di mare!

A scuola si fanno corsi di ogni cosa e su ogni cosa, si ha la pretesa di trattare dinnanzi ai bimbi di ogni argomento, anche il più intimo, scabroso e delicato quale la sessualità, ma di caccia no, non se ne parla né si può parlare!

Sui media c’è di tutto e di più, dalla violenza estrema alla pornografia più oscena, tutto accessibile con un click. E la caccia?

Parliamo di media ufficiali, i cosiddetti “mainstream”: avete notizia di qualche programma che spieghi cosa è la caccia per davvero, che la faccia vedere e conoscere?

Di più: avete notizia di un programma che quando per caso se ne parla, non la demonizzi e denigri peggio di qualsiasi altra cosa?

No, dico, c’è tolleranza verso le droghe (almeno quelle leggere, che si vorrebbero addirittura legalizzare), l’uso e l’abuso di alcool, le corse in auto ai 300 all’ora; da poco vanno di moda missili e bombardamenti a tutte le ore del giorno e della sera. Questi vanno bene per i nostri bimbi, la caccia no. È logico, è normale?

C’è una par condicio per ogni cosa, il diritto al dibattito e al contraddittorio per ogni argomento e idiozia, l’obbligo di rispetto per ogni idea anche la più strampalata, la tutela feroce per ogni minoranza, il diritto a potersi percepire uomo o donna, scaldabagno o termosifone, e dopo domani magari mela cotogna, ma… nessun diritto, voce e possibilità a chi è cacciatore di parlare di caccia, e di mostrarla nella sua vera essenza!

I campi di tiro: luoghi d'elezione per iniziare i giovani al maneggio sicuro delle armi.

I bambini possono vedere e sapere tutto: meno che essere posti dinnanzi alla possibilità di essere cacciatori.

Toh, si salva un po’ di più il WEB, tanto che ho trovato decine di nuovi fratelli e sorelle delle foreste, che da maturi adolescenti o un po’ più grandicelli, non provenendo da famiglie di cacciatori hanno conosciuto la caccia su Internet, specie da noi di all4hunters, e se ne sono innamorati!

Tuttavia, il quesito rimane: perché i bambini non devono conoscere la caccia?

Perché? Di cosa avete paura?

Ora, lasciando ad altro intervento l’analisi sulle motivazioni sociologico-politiche per cui la caccia a “qualcuno” dà fastidio (e danno fastidio i cacciatori e chiunque se la sappia cavar da solo nella natura, specie maneggiando un’arma), passo la palla ai presidenti delle nostre care associazioni (incluse quelle di pesca e pesca subacquea), in una sorta di lettera aperta scritta con l’anima ed il cuore…

Carissimi,

siete tutti cacciatori e pescatori subacquei, o lo siete stati e per davvero. Vi ricordate di voi bambini? Rammentate le emozioni, i brividi, lo stupore?

Dimenticavi, vi prego, dimenticatevi di quel che siete diventati, di quel che dovete o non potete fare, delle tessere, della politica, delle convenienze e delle criticità: scordatevi di tutto!

Ritornate solo bambini, per cortesia a voi stessi. Quei bambini che so, siete stati tutti.

Chiudete gli occhi per un attimo, e andate indietro con la memoria e prendetelo per mano il bambino che eravate, quel bambino che guardava al nonno come a un dio, al babbo come un eroe, lo zio e i suoi cani come creature ultraterrene. Quel bambino che conoscendo, vedendo e toccando con mano, un giorno avrebbe iniziato a smaniare per essere un chiamato anche egli… cacciatore!

Fate mente locale su quanta importanza ha avuto tutto questo nella vostra vita: i primi passi in campagna, la licenza, la prima apertura! Quante gioie vi ha dato, quanta consapevolezze e umanità in più.

Quanti sogni, pensieri, meraviglie, conoscenza e amici, a due gambe e a quattro zampe, perché la caccia è sempre un cane nel cuore!

Immaginatevi ora senza tutto questo, immaginatevi cosa sareste senza la possibilità di averlo conosciuto e quindi assorbito nella vostra vita il nostro universo di pratiche e valori: nell’anima e nel sangue.

Saresti lo stesso, Massimo? Saresti chi sei, Paolo? Sergio, Alessandro e tutti gli altri: sareste voi senza la caccia e il mare? E ora salendo d’un gradino considerate…

Lo sapete che senza nuove leve siamo destinati a finire? E con noi, l’idea di un “uomo naturale” …

Lo sapete, lo capite quanto è importante in ogni caso creare nell’opinione pubblica una platea la più vasta possibile che non dico partecipi e sostenga, ma quanto meno sia informata sulla realtà del nostro mondo?

Siete sicuri di aver fatto tutto il possibile?

Sempre i cani: i veri protagonisti della nostra passione. Capaci di vera e propria pet terapy psicologica per crescere giovani a contatto con la natura.

Siete sicuri di aver coinvolto tutte le autorità possibili perché anche a noi, nelle scuole e nei centri d’informazione, sui media e dappertutto, siano date le stesse pari opportunità di comunicare e farci conoscere nella vera natura di quel che siamo?

No, quel che è stato fatto sino adesso non basta, ed è sotto gli occhi di tutti!

Bisogna fare di più, e meglio. Bisogna creare una situazione che ci permetta di combattere ad armi pari con i nostri avversari.

Se non ce le vuole concedere la politica, creiamocele da noi. Abbiamo mezzi, uomini e strumenti per farlo.

È tempo di entrare nelle scuole, di pretendere spazi e rispetto per la stessa “par condicio” concessa ad ogni altra minoranza. Non lo dico per noi, che un bel pezzo di strada ormai l’abbiamo fatta, e spesso assieme. Non lo dico nemmeno per chi cacciatore o pescatore lo è già, forse non gli serve.

Lo dico per loro: i bambini.

Perché possano avere la stessa possibilità che abbiamo avuto noi di essere uomini liberi, veri, sinceri, e per questo migliori e più sereni.

“C’è un periodo, nella storia dell’individuo, nel pari che della storia della razza, nella quale i cacciatori sono gli uomini migliori. (…) Non possiamo che avere compassione per il ragazzo che non sparò mai un colpo di fucile; egli non è più umano, per questo, mentre la sua educazione è stata tristemente trascurata”.

Le parole sono di E. D. Thoreau, il padre dell’ecologia. Da oikos, casa, quella comune: la natura quella vera.

Prima che diventasse misero “ambientalismo”.