Come si diventa cacciatori parte seconda: il cacciatore off grider e la figura del wonderer 

2021: the great resignation - la grande dimissione

La tendenza dell'uomo a ritornare simbolicamente, ma anche fisicamente nei boschi e in generale alla natura non può essere fermata.

Estate del 2021, gli Stati Uniti sono investiti da un fenomeno mai visto prima nella storia contemporanea (anche se va detto, le cose stavano covando sotto la cenere da parecchio). Il Corriere della Sera, facendo una gaffe immane (ripresa, tra l’altro, pedissequamente da altre testate), dedicherà alla cosa un pezzo dal titolo maldestro per descriverla: “La Grande Rassegnazione”; quando in realtà, si trattava di The Great Resignation (o Big Quit), vale a dire la grande dimissione!

O meglio, le Grandi Dimissioni dato che quello di cui parliamo è di milioni e milioni di cessazioni volontarie dal lavoro, tutte presentate in un brevissimo lasso di tempo per… scappare a fare altro (tranquilli, per fare cosa lo scopriremo presto). Mi-lio-ni!

Il professore della Texas A&M University Anthony Klotz – padre dell’espressione – aveva previsto i fatti già da maggio dello stesso anno. In pochi gli avevano dato corda. Poi, il fenomeno che era letteralmente esploso all’inizio dell’estate, dilagando quindi come vero e proprio fenomeno di massa. Lo ripetiamo: di colpo, milioni e milioni di persone che, specie in tutte le grandi città, avevano preso a rassegnare dimissioni non negoziabili auto licenziandosi in maniera irrevocabile dal posto di lavoro che occupavano!

Una foto da uno shooting di Beretta in Svezia mostra lo spirito della vita all'aria aperta: tutti attorno al fuoco in una splendida cornice naturale.

Perché? Cosa era successo? E licenziati per andare dove? A fare cosa, poi?

Attività come Survival e Bushcraft sono tornate prepotentemente di moda.

Or bene, i fattori che hanno portato a tale fenomenologia sono molteplici, ma fra i tanti ne vanno indicati almeno 3 tra i principali, e tutti dalla forza… dirompente!

1) Erano gli anni del Covid, e le “restrizioni” e i “lockdown” che avevano de facto imprigionato per mesi e mesi nelle loro case (urbane) decine di milioni di cittadini, negli USA – the land of the free – avevano portato alla ribalta un fatto ai limiti dell’intollerabile per una gran parte di americani: la dipendenza dallo Stato - alla faccia della “democrazia”- specie nelle città poteva facilmente cangiarsi in tirannide governativa trasformando in una sorta di prigione persino la propria casa.

Tre grandi classici nei quali vera protagonista è la natura selvaggia con la sua sconfinata potenza evocativa.

2) Non stiamo esagerando, basti analizzare due tendenze in costante crescita negli ultimi 10/15 anni e le ragioni che li fondano: il bushcraft e la cultura off grid in quanto tale. Cioè, la capacità di cavarsela nella natura selvaggia, recuperando abilità perdute (accendersi un fuoco, cucinare, fabbricarsi oggetti sino a una vera e propria “cabin”); il tutto per vivere “fuori rete”. Cioè, in una dimensione essenziale di totale padronanza di sé stessi e della propria vita, affatto indipendenti riguardo a quelli che si definiscono beni di prima necessità: dall’acqua al cibo, sino all’energia. Una parola d’ordine e solo quella quale fondamento: LIBERTA’! Una libertà cercata e agognata, che, a quanto pare, è sempre più rara nei contesti urbani di dipendenza sociopolitica coatta;

Lo scrittore H. D. Thoreau, autore di "Walden ovvero Vita nei boschi".

3) Dunque, quella libertà nella NATURA come stella polare da contrapporre alle follie distopiche del mondo moderno, secondo quanto insegnava da tempo immemorabile una parte essenziale della cultura americana (poco o punto conosciuta in Europa), che va da Jack London a Hermann Melville (Il richiamo della foresta, Moby Dick), fondata nel pensiero di Emerson e in quello che ne fu allievo prediletto: Thoreau, e il suo Walden ovvero vita nei Boschi. Il manuale del weldganger in quanto tale, avrebbe chiosato il tutto Jünger.

Di qui il fenomeno delle grandi dimissioni. Lì e proprio lì, in America, come un reset esistenziale dalle menzogne e dalle schiavitù dell’incultura urbana (e dalla sempre potenziale tirannia della politica e della società), per potersi concedere una seconda chance nella natura tramite un’esistenza il più possibile libera e selvaggia nella sua semplicità.

E infatti, ne scaturì una sorta di “esodo” di massa verso le campagne e le aree più sperdute e rurali davvero impressionante.

Orbene, cosa fecero una volta trasformatisi in new farmer e off-grider decine e decine di migliaia di americani?

Semplice: fecero né più né meno come quelli che già lo erano “rurali” per nascita e “lignaggio”, diventando – tra le tante cose - anch’essi… cacciatori.

Anche perché, non potevano altrimenti…

Un' altra immagine dallo shooting Beretta che sintetizza lo spirito della caccia: libertà a contatto con la natura. 

Wild e caccia, la stessa cosa…

Sbagliò arma e calibro, perché inesperto, ma una cosa fece anche Chris Christopher Mc Candless quando decise la sua esperienza “Into the wild” in Alaska: si procurò un’arma per cacciare (e difendersi dai predatori). Lui, s’indirizzò verso una carabina calibro .22LR a ripetizione semiautomatica (anemica, maledettamente anemica come unico device in quella situazione), tantissimi americani dal 2021 e specie nel 2022, scelsero invece con molta più accuratezza, comprando soprattutto italiano.

Una carabina da sopravvivenza Pedersoli Black Widow in calibro .22 Long Rifle.

Furono infatti circa 1.5 milioni le armi Made in Italy (soprattutto da caccia) che vennero bancate nel 2022, la maggior parte delle quali destinate proprio al mercato USA, e per una ragione ben precisa: la nuova domanda proveniente da tutti coloro che, via dalle città, radicatisi in campagna, di colpo si trovarono ad aver necessità di veri e propri strumenti indispensabili da un lato per “fare la spesa”; e contemporaneamente proteggere i propri allevamenti e coltivazioni.

Come i “natives” e i “locals”. Perché è questo che capita quando ci si “disurbanizza” per traferirsi nelle terre estreme: devi confrontarti con la natura selvaggia secondo le sue leggi. E di lì in poi, le chiacchiere stanno a zero: vuoi mangiare proteine nobili? O te le procuri cacciando, o le allevi. Tertium non datur. Vuoi mangiare anche frutta e verdura? Beh, se sei ai margini delle zone più selvagge (e l’America ha immense zone “selvaggissime”), allora devi proteggere anche i coltivi, o arrivano gli animali opportunisti (varmint, cioè nocivi). E per procurartele cacciando le proteine (o per proteggere dai predatori quelle che allevi o ciò che coltivi), ti serve un’arma. Anzi, più di una ad essere sinceri: di tipologia e calibri differenti. E devi anche imparare a usarle queste armi. Erudendoti poi sulle abitudini delle “prede”, o di quegli animali che vogliono privarti a loro vantaggio dei tuoi polli e conigli, pecore, capre via via sino alle mele, ai pomodori e ai ravanelli!

Cioè, se decidi di andare a vivere off grid in area fortemente rurale, le opzioni si azzerano e devi farti cacciatore! Pena, il soccombere alla natura, che non fa sconti a nessuno.

Piccolo “problema”: appena inizi a cacciare, fosse solo per purissima necessità, tu stesso diventi preda di un risveglio emotivo ed istintuale che ti renderà cacciatore poi per sempre, è naturale. Matematico.

Cioè, individuo appassionato di quel che fa, nel pieno rispetto delle leggi di natura, e del suo spirito. Tanto che non potrà mai più smettere di cacciare: perché ora conosce cosa significa vivere secondo le leggi di natura, mentre conosce sempre più sé stesso e di riflesso il mondo attraverso quell’attività che gli umani chiamano… caccia!

Europa, e altro…

Il coltello, archetipo dello strumento per la sopravvivenza e la caccia.

No, non fu per caso se la cultura greca (base di tutta la cultura occidentale in genere, e non solo) a protezione proprio della caccia e relative dimensioni spirituali pose addirittura quattro divinità, più una schiera di semidei ed eroi in ordine sparso…

Artemide, la più nota, ma altrettanto Pan (la Natura Selvaggia), Apollo sagittario (la maestria nell’uso delle armi) e quindi Dioniso (l’ebrezza, l’estasi atarassica della dimensione venatoria). Seguiti poi dai vari Eracle e Giasone, sino ad Atteone, Chirone, Odisseo e una schiera pressoché infinita di tanti altri, sino alle Amazzoni...

Perché? Perché, dato che erano secoli ormai che coltivavano e allevavano, praticando tra l’altro pesca e commerci d’ogni genere…? Cioè, che bisogno avevano i Platone e Senofonte, Saffo, Pindaro ed Euripide, Sofocle e Socrate etc. di porre la caccia in una dimensione addirittura SACRA? La risposta è semplice: perché la caccia con la sua capacità di toccare vette animiche assolute, come di svelare meraviglie, è un’attività che ha in sé qualcosa di sacro, e per davvero.

Certo, per chi sa capirla.

Certo, per chi ha cuore di poeta nel praticarla.

Certo poi, per chi per suo tramite sappia farsi filosofo mentre legge di prima mano nel Grande Libro della Vita e della Morte.

Una carabina a leva, uno zaino, un bricco di caffè: un'immagine che rimanda alle vite dei Trapper e dei cacciatori del West.

Un libro segreto oggi ai più, prigionieri di vite di plastica e silicio rese tollerabili solo dallo stordimento prodotto da TV e “droghe” varie.

Un libro, tuttavia, che sulla scia di quanto capitato negli USA, in tanti, sempre più, dando corpo a una tendenza anche europea, stanno iniziando a sfogliare di prima mano facendosi per scelta cacciatori poiché bisognosi di natura e verità!

I numeri parlano chiaro: come negli USA, la scelta di vie “campestri” e di ritorno al “wild” e all’ancestrale, sono fenomeni in forte crescita anche in Europa. E altrettanto in buona, costante crescita – fisiologicamente – sono anche i numeri di chi prende la via del bosco con un fucile fra le mani, tanta passione nel cuore, e mille sogni di pace e libertà nella sua mente.

Andando così a raggiungere i tanti che nel corso degli anni bui caratterizzati da attacchi su attacchi a chiunque avesse un porto d’arma ad uso caccia, non hanno mai mollato d’un centimetro; rilanciando, anzi! Cioè, portando il loro essere nel mondo come cacciatori ad un livello superiore, che già era “rivolta contro il mondo moderno” per dirla alla Evola/Pieroni, ma assai di più un ricongiungimento spirituale con quelle categorie della “ruralità” e del “wild” in genere, poiché riconosciute come contenitori di stupori e meraviglie impossibili nel tran-tran della vita cittadina.

In effetti, e anche con tutta la più buona volontà del mondo, come comparare 1000 giornate tutti uguali casa-ufficio ad un’uscita nella natura selvaggia da soli, con l’arrivo nella notte, e quindi l’alba e la partenza fra i profumi delle foreste o del padule e il confronto esiziale con il selvaggio in quanto tale…?

Anche il ritorno alla pratica dell'artigianato può aiutare l'uomo a riprendersi il suo posto.

Eccolo, quindi, il cacciatore del terzo millennio al suo più alto grando: motivatissimo, appassionatissimo, legato alla sua passione perché da essa trae benessere e consapevolezza, scoprendo… meraviglie!

Quello che tornando a fare un giro nella cultura più profonda d’oltre oceano avremmo dovuto definire Wonderer. “Vagabondo, girovago” in sbagliatissima traduzione letterale.

“Affamato di meraviglie” invece, in una molto più corretta esegesi che tenga conto degli etimi e dei significati profondi delle parole.

Wonder, infatti, null’altro significa che meraviglia, come il suffisso “er” altro non indica colui che si faccia protagonista della parola collegata.

Perché anche se i distratti e i tristi non lo sanno, quel che davvero cerca chi diventa e si conferma cacciatore, non sono e non sono mai state prede e trofei, ma la possibilità di isolarsi dalle follie del mondo e farsi errabondi scopritori di tesori in guisa di albe e di tramonti, silenzi sovrumani e feroci tempeste, vedendo cose aliene ai più, facendosi protagonista d’azioni che ancora parlano il linguaggio degli dei mentre evocano il mondo degli eroi…  Eroe, da eros: amore, passione. Ci siamo capiti.

Sì, parliamo esattamente di gente per la quale la ricerca del numinoso, del magico e misterioso, di qualcosa che somigli a un destino come vocazione, è priorità. Oltre ogni logica bottegaia e di “buon senso”. Oltre ogni calcolo di costi e benefici.

Il consumo consapevole di selvaggina fa bene all'uomo e all'ambiente. 

E infatti, chiudendo il cerchio, pur di poterla vivere appieno questo tipo di vita libera e selvaggia, c’è stato chi ha rinunciato a un posto di lavoro, c’è stato chi s’è fatto nomade, e ci sono ancora in tanti che, anche ora, adesso, sempre e sempre più, vivono di sogni che incominciano all’alba.

Quando apri gli occhi in una nuova giornata di caccia, e ogni cosa si fa possibile.

Con quel mondo che torni a guardare, sempre come fosse la prima volta, che si cangia ancora e poi ancora in un immaginifico vettore di avventure e… MERAVIGLIE!

E tutto che si riempie di senso in questo stile di vita differente: quello del wonderer, quello del cacciatore. Creatura differente perduta e ritrovata nella capacità sublime di convogliare istinti e passioni, in avventura e conoscenza.

Non è una filosofia di vita, è quasi una vita da filosofi.

Anzi, probabilmente senza il “quasi” …Ci si pensi!


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